Docenti indipendenti alla Camera: un’agenda per liberare la scuola dal burnout

Combattere il burnout. Un incontro con la VII Commissione di Montecitorio

A cura di Redazione Redazione
18 luglio 2025 19:07
Docenti indipendenti alla Camera: un’agenda per liberare la scuola dal burnout -
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Martedì 16 luglio la VII Commissione Istruzione e Cultura di Montecitorio ha aperto le porte a quattro voci fuori dal coro – Teresa Roberta Russo, Ubaldo Croce, Paolo Santaniello e, in collegamento, il medico Vittorio Lodolo D’oria – per ascoltare un tema che da anni cova sotto la cenere: il burnout degli insegnanti. Nessuna tessera di partito, nessuna bandiera sindacale. «Siamo qui per dare corpo al malessere silenzioso che attraversa le nostre scuole», ha esordito Russo, parlando a nome di un collettivo che si definisce “trasversale e concreto”.

Un confronto istituzionale non scontato

A fare da ponte istituzionale erano presenti i collaboratori parlamentari Letizia Cecinelli e Francesco Terragno per conto delle onorevoli Valentina Tassinari (FdI) e Rita Dalla Chiesa (FI). In un’ora e mezza di dialogo serrato i docenti hanno illustrato non soltanto la cronica “solitudine professionale” che accompagna chi insegna, ma anche il peso crescente di burocrazia, progetti collaterali e continue riforme a costo zero. L’obiettivo – hanno spiegato – è trasformare questa prima audizione in un progetto di legge, un’interrogazione parlamentare e, se possibile, in un tavolo permanente con il Ministero.

Il documento “Per una scuola sostenibile”

A sostegno delle parole è arrivato un dossier di una decina di pagine, consegnato alla Commissione e intitolato “Per una scuola sostenibile, di qualità e libera dal burnout”. Sei i capitoli cardine, ognuno corredato da proposte operative e riferimenti legislativi.

1.      Equilibrio nei poteri scolastici. Il gruppo chiede di riequilibrare la governance interna: limitare il potere discrezionale dei dirigenti, istituire meccanismi di controllo e introdurre la possibilità per i collegi dei docenti di valutare periodicamente l’operato dei presidi 
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2.      Insegnanti liberi di insegnare. Riduzione del numero di alunni per classe, assunzione stabile di personale tecnico-amministrativo e revisione della responsabilità culpa in vigilando, restringendola ai soli casi di colpa grave.

3.      Famiglie coinvolte, non invasive. Dopo anni di “scuola‑azienda”, il documento invoca un nuovo patto di corresponsabilità che restituisca autonomia professionale ai docenti e responsabilità educativa ai genitori.

4.      Percorsi di uscita sostenibili. Riconoscere quello dell’insegnante come “lavoro usurante”, prevedere scivoli verso altri comparti della PA e pensionamenti anticipati senza penalizzazioni per chi sviluppa patologie da stress lavoro‑correlato.

5.      Libertà di espressione. Difendere il diritto di critica e la libertà intellettuale contro codici disciplinari percepiti come bavagli: «In una democrazia la pluralità di idee è un valore fondante», si legge nel testo.

6.      Stabilizzazione dei precari storici. Una sanatoria‑ponte per migliaia di supplenti cronici, in nome della continuità didattica e della dignità professionale.

In filigrana, il dossier prende di mira la legge 107/2015 (Buona Scuola), definita «una matassa di adempimenti che ha snaturato la centralità del docente» 
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Dati, testimonianze e un grido d’allarme

«Oggi la scuola è diventata un ammortizzatore sociale universale: ci si chiede di colmare carenze sanitarie, psicologiche e perfino assistenziali» – ha spiegato Lodolo D’oria, ricordando gli oltre 7.000 casi annui di certificazioni per sindrome ansioso‑depressiva tra docenti. Santaniello ha aggiunto un dato che fa riflettere: secondo un monitoraggio interno, il 63 % degli insegnanti in servizio soffre di “stanchezza emotiva elevata”, primo stadio del burnout. Numeri che, seppure non ancora fotografati dall’ISTAT, trovano eco in recenti ricerche universitarie.

Le reazioni politiche

Cecinelli e Terragno, pur senza sbilanciarsi, hanno definito «condivisibile» l’impianto di molte proposte, soprattutto sul fronte della riduzione degli oneri amministrativi. Dagli uffici della Commissione filtra l’intenzione di calendarizzare un’audizione formale a settembre, chiamando anche l’INAIL e l’ARAN per valutare l’impatto economico di possibili misure di prevenzione.

Il nodo delle risorse

Il capitolo più spinoso resta quello del finanziamento. Il documento invoca «un aumento sostanziale della spesa pubblica per istruzione» – un obiettivo che cozza con il quadro di finanza pubblica post‑PNRR. Secondo Croce, tuttavia, «investire sul benessere dei docenti significa abbattere i costi indiretti di assenteismo, contenziosi e turn‑over precoce». Una tesi supportata dal fatto che il Burnout, riconosciuto come malattia professionale in diversi Paesi OCSE, genera un impatto economico stimato in oltre 2 miliardi l’anno tra sostituzioni e perdita di produttività.

Verso un disegno di legge “anti‑burnout”

I docenti propongono di tradurre il dossier in un disegno di legge organico entro l’autunno. Tre gli assi di lavoro: prevenzione (monitoraggio periodico dello stress lavoro‑correlato), protezione (percorsi di supporto psicologico mutuati dal modello sanitario) e prospettive di carriera (scivoli, mobilità e formazione su competenze emergenti). Non una riforma‑manifesto ma un pacchetto pragmatico, ha sottolineato Russo: «Chiediamo interventi misurabili, non annunci».

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