Dress code a scuola, da quest’anno fioccano i divieti anche per i docenti

Basili (Gilda degli Insegnanti): “Circolari illegittime”. Perché serve un codice etico

A cura di Redazione Redazione
25 settembre 2025 21:22
Dress code a scuola, da quest’anno fioccano i divieti anche per i docenti - La Voce della Scuola
La Voce della Scuola
Condividi

L’inizio dell’anno scolastico è stato contrassegnato da un alto numero di circolari che regolamentano il dress code nelle scuole: diversi istituti hanno messo al bando, oltre le classiche maglie succinte e i pantaloni corti, anche cappucci, scritte offensive stampate sulle magliette, gioielli ingombranti e unghie troppo lunghe. Una delle novità di quest’anno è che le regole hanno avuto come destinatari non solo gli alunni, ma anche i docenti, i quali sono stati più o meno direttamente invitati a dare l’esempio. Eppure, non esiste un regolamento a cui fare riferimento, nemmeno il contratto collettivo di lavoro prevede certi tipi di limitazioni: non è un caso che all’Aran, tra le varie proposte da regolamentare nel rinnovo del Ccnl su cui stanno lavorando parte pubblica e sindacati, vi sia anche questo tema.

La domanda da porsi, allora, è la seguente: ma i docenti sono tenuti a vestirsi secondo un certo dress code? A confermare il vuoto normativo sulla materia è stata Patrizia Basili, dirigente nazionale Gilda degli Insegnanti: “Il CCNL non regolamenta in alcun modo l’abbigliamento degli insegnanti, anzi l’articolo 40 afferma che ‘la funzione docente si fonda sull’autonomia culturale e professionale dei docenti‘, ha spiegato la sindacalista. L’unica norma a cui potrebbe genericamente essere ricondotto un canone sull’abbigliamento degli insegnanti – ha detto Basili alla ‘Tecnica della Scuola’ – è contenuta nell’articolo 54 del Testo Unico sul Pubblico Impiego, la quale rinvia ad un Codice di Comportamento emanato dal Governo che però non fa nessun accenno all’abbigliamento. Tale Codice, emanato con il DPR 62/2013, all’art. 3 prescrive genericamente che ‘il dipendente evita comportamenti che possano nuocere all’immagine della pubblica amministrazione’”.

“Tuttavia, per le professioni la cui indipendenza è tutelata dalla Costituzione, sempre l’articolo 54 del Testo Unico sul Pubblico Impiego rinvia ad un Codice Etico. Emerge, allora, un vuoto istituzionale che la Gilda lamenta da tempo: la necessità di un Consiglio Superiore della Docenza, un organo di autogoverno che garantisca l’autonomia culturale e professionale degli insegnanti, come stabilita dalla Costituzione. E in mancanza di un Codice Etico e di una specifica previsione nel Codice di Comportamento – ha aggiunto la sindacalista della Gilda -, certamente non sono ammissibili prescrizioni sull’abbigliamento degli insegnanti, contenute in circolari dei Dirigenti Scolastici che sono del tutto unilaterali, arbitrarie ed illegittime”.

Secondo Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio, invece, “definire queste circolari illegittime è una parola grossa. Veniamo al dunque: chi non si presenta a scuola vestito in un certo modo cosa rischia? Non lo facciamo entrare? Queste circolari sono deboli, dunque, e rischiano di essere mal interpretate. Diventerebbero illegittime se dicessimo ‘se vieni in pantaloncini non ti faccio entrare a scuola’. Certamente manca un codice etico più ampio, che dovrebbe fare riferimento ad un’area diversa, attinente ai valori. Qui siamo sul limite del buon senso”, ha concluso la dirigente scolastica.

Emerge quindi la necessità di dotare il personale scolastico di un codice etico, a cui lo stesso ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, starebbe già lavorando da mesi: l’obiettivo è introdurre norme specifiche per docenti e personale scolastico, anche per i comportamenti da assumere sui social media. I casi della maestra che agiva su Onlyfans e di Christian Raimo dovrebbero avere fatto scuola.

Segui Voce della Scuola