Educazione sessuale vietata anche alle medie: il PD accusa la maggioranza di censura e arretratezza

Per il PD il ddl Valditara colpisce l’autonomia scolastica e nega ai giovani strumenti per prevenire violenza e disinformazione

A cura di Redazione Redazione
15 ottobre 2025 20:46
Educazione sessuale vietata anche alle medie: il PD accusa la maggioranza di censura e arretratezza - Manzi -PD
Manzi -PD
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Durissima la reazione del Partito Democratico dopo l’approvazione, in Commissione Istruzione alla Camera, di un emendamento che estende anche alle scuole secondarie di primo grado il divieto di svolgere “attività didattiche e progettuali aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità”. Il provvedimento, inserito nel disegno di legge Valditara sul cosiddetto “consenso informato dei genitori”, ha provocato un acceso dibattito politico e culturale, con il PD che parla apertamente di “atto gravissimo” e “modello censorio” imposto dal governo.

In una nota congiunta, i deputati dem Mauro Berruto, Sara Ferrari, Giovanna Iacono, Irene Manzi e Matteo Orfini hanno espresso profonda preoccupazione per una decisione che, a loro avviso, cancella decenni di esperienze formative fondamentali per la crescita dei giovani. “Da anni – affermano – moltissime scuole italiane, spesso in collaborazione con le aziende sanitarie, promuovono progetti di educazione alla sessualità, alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, delle gravidanze precoci e alla lotta contro la violenza sessuale. Vietare tali attività significa privare ragazze e ragazzi sotto i 14 anni di informazioni corrette e scientificamente fondate, lasciandoli in balia dei social e della rete.”

Secondo i deputati democratici, l’Italia si colloca già tra i pochi paesi europei – solo sette in tutto il continente – che non prevedono l’educazione sessuale come materia obbligatoria. Con questa nuova restrizione, osservano, si compie un ulteriore passo indietro, cancellando perfino le iniziative volontarie che molte scuole portano avanti da anni.

Sulla stessa linea, Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico, ha denunciato in un comunicato la “gravità” del disegno di legge Valditara, accusandolo di imporre un “modello censorio” che limita la libertà di insegnamento e mina l’autonomia delle istituzioni scolastiche. “In un Paese ancora scosso dall’ennesimo femminicidio – scrive Manzi – la risposta politica del governo è quella di restringere ulteriormente gli spazi di educazione all’affettività e al rispetto dell’altro. Invece di rafforzare la formazione e la consapevolezza, si sceglie di censurare proprio l’unico luogo in cui si può costruire una cultura del rispetto: la scuola.”

Per la parlamentare, escludere i ragazzi della scuola media da qualsiasi percorso formativo legato alla sessualità e all’affettività significa “negare strumenti essenziali per la costruzione dell’identità, delle relazioni e della consapevolezza di sé”. Un errore che rischia di ampliare il divario tra giovani e adulti, lasciando le nuove generazioni senza punti di riferimento credibili.

Manzi conclude il suo intervento con un appello alla maggioranza: “È così difficile accettare che i ragazzi ricevano un’educazione basata sul rispetto, sul consenso, sulla parità e sull’empatia? Impedire alla scuola di affrontare questi temi significa rinunciare a combattere le radici della violenza e della disinformazione.”

Le opposizioni chiedono ora un passo indietro e un confronto parlamentare più ampio, mentre il disegno di legge Valditara prosegue il suo iter verso l’aula, dove si preannuncia una discussione ad alta tensione.

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