Fondo “bonus continuità”: l’equivoco su WhatsApp e la verità sui fondi destinati a poche scuole
WhatsApp in tilt per il “bonus continuità”: entusiasmo alle stelle, ma i fondi sono solo per poche scuole selezionate!


Nelle ultime ore, le chat WhatsApp degli insegnanti di mezza Italia sono state in subbuglio. Si è diffusa la voce – poi rivelatasi infondata – che tutti i docenti con almeno tre anni di servizio nella stessa scuola avrebbero ricevuto un “bonus continuità” come premio per la permanenza. Una pioggia di messaggi entusiasti, domande sulle modalità di pagamento, conteggi spannometrici e perfino ipotesi su quando sarebbe arrivato il bonifico. Ma l’entusiasmo si è presto scontrato con la realtà: i fondi stanziati, seppur consistenti (30 milioni di euro), sono destinati solo a una ristretta platea di scuole con caratteristiche ben precise.
L’equivoco nasce da una lettura sommaria del decreto di ripartizione del fondo, che ha effettivamente previsto un incentivo economico per i docenti che hanno garantito la continuità didattica per almeno tre anni consecutivi. Tuttavia, il criterio fondamentale per l’accesso a questo premio è che la scuola di servizio sia collocata in territori con forte disagio socio-economico, alto tasso di dispersione scolastica, significativa presenza di alunni stranieri e ricambio costante del personale negli ultimi tre anni.
La lista ufficiale allegata al decreto, pubblicata il 18 luglio 2025, elenca infatti con estrema precisione i codici meccanografici delle scuole beneficiarie e l’importo lordo assegnato a ciascuna. Si tratta di alcune centinaia di istituti sparsi per l’Italia, ma con molte assenze sorprendenti. In molti territori notoriamente difficili – come i quartieri CEP e ZEN di Palermo o alcune aree periferiche di Napoli e Roma – non si trova traccia di fondi assegnati.
Questo ha portato a una seconda ondata di malumori, stavolta tra chi si sente escluso nonostante lavori in scuole notoriamente disagiate. Il presidente dell’Ancodis (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici e delle figure di sistema), Rosolino Cicero, ha espresso forti perplessità sulla selezione delle scuole ammesse al beneficio, parlando di “territori incomprensibilmente esclusi” e chiedendosi ironicamente se ciò significhi che quelle scuole abbiano ormai annullato la dispersione e stabilizzato il personale, tanto da non meritare più riconoscimenti economici.
Il comunicato dell’Ancodis evidenzia il paradosso: “Possiamo almeno ringraziarli per il grande lavoro espletato ed auspicare che arriveranno altre forme di gratificazione professionale?” – una frase che fotografa con amarezza la situazione di tanti docenti che operano da anni in contesti difficili senza mai ricevere premi né gratificazioni.
L’episodio rivela anche quanto sia fragile la comunicazione istituzionale nel mondo scolastico, dove informazioni parziali, riportate in modo confuso o veicolate tramite social e chat private, possono generare aspettative infondate e frustrazioni diffuse. In questo caso, sarebbe stato opportuno che il Ministero fornisse subito una sintesi chiara: il bonus non è per tutti, ma solo per i docenti di quelle scuole che rispondono a criteri ben definiti e già selezionate con atto formale.
In attesa di eventuali ulteriori stanziamenti – e magari di criteri più equi e trasparenti – resta il rammarico per l’ennesima occasione mancata di valorizzare la professionalità docente in modo sistemico. E resta anche la lezione: prima di condividere notizie su WhatsApp, è sempre bene controllare le fonti ufficiali.