Gli studenti di Senorbì diventano “professori di legalità” contro bullismo e cyberbullismo

All’Istituto “Einaudi” di Senorbì gli alunni si trasformano in docenti per un giorno: un progetto innovativo che promuove il rispetto, la responsabilità digitale e la cittadinanza attiva, con il sostegno delle istituzioni e delle forze dell’ordine

A cura di Diego Palma Diego Palma
04 novembre 2025 16:55
Gli studenti di Senorbì diventano “professori di legalità” contro bullismo e cyberbullismo -
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A Senorbì, nel Sud Sardegna, la scuola si fa laboratorio di cittadinanza attiva. Gli studenti dell’Istituto di istruzione superiore “Einaudi” hanno indossato per un giorno i panni di “professori di legalità”, protagonisti di un’iniziativa volta a promuovere il rispetto reciproco e la lotta al bullismo e al cyberbullismo. L’incontro, raccontato da L’Unione Sarda, si inserisce nel più ampio percorso di educazione civica e digitale promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e sostenuto dalle istituzioni locali.

Gli studenti al centro dell’educazione alla legalità

Il progetto ha ribaltato i ruoli tradizionali dell’aula: non più docenti a spiegare e studenti ad ascoltare, ma ragazzi che si fanno portavoce di valori fondamentali come il rispetto, la solidarietà e la responsabilità. Attraverso presentazioni, brevi video, simulazioni e testimonianze, gli studenti hanno affrontato in modo diretto i temi del bullismo, dell’odio online e delle discriminazioni che spesso si annidano dietro gli schermi.

L’iniziativa, guidata dai docenti e sostenuta dalla dirigenza scolastica, ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare non solo gli alunni più giovani, ma anche le famiglie e la comunità cittadina. Un messaggio forte: la prevenzione parte dalla consapevolezza e dalla partecipazione attiva dei ragazzi.

L’importanza della prevenzione e dell’ascolto

Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano oggi due delle principali sfide educative per le scuole italiane. Secondo i dati del Ministero, oltre il 22% degli studenti dichiara di aver assistito o subito episodi di prevaricazione, e il 12% di essere stato vittima di comportamenti offensivi via social.

Progetti come quello di Senorbì offrono uno strumento concreto di prevenzione, fondato sulla condivisione tra pari e sulla valorizzazione dell’empatia. Gli studenti, diventando “professori di legalità”, si mettono in gioco, imparano a riconoscere e a contrastare i comportamenti aggressivi, e costruiscono una rete di solidarietà dentro e fuori dalla scuola.

Le istituzioni al fianco della scuola

All’incontro hanno partecipato rappresentanti delle forze dell’ordine, amministratori locali e referenti dell’Ufficio scolastico regionale, a testimonianza dell’importanza della collaborazione tra scuola e territorio. L’educazione alla legalità non può essere delegata a un’unica istituzione, ma richiede un impegno corale.

Il progetto di Senorbì si colloca in un contesto più ampio di iniziative promosse dal MIM per contrastare i fenomeni di bullismo, come la “Settimana della legalità” e la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo del 7 febbraio. L’obiettivo è favorire una cultura del rispetto e della responsabilità digitale, anche attraverso il potenziamento dei team antibullismo e la formazione dei docenti.

La scuola come presidio di cittadinanza

L’esperienza di Senorbì dimostra che la scuola può e deve essere presidio di cittadinanza attiva. Quando gli studenti diventano parte del processo educativo, il messaggio arriva con più forza ai loro coetanei.

La scelta di trasformare gli alunni in formatori contribuisce a creare un clima di fiducia e collaborazione, che può incidere realmente sui comportamenti quotidiani. “Essere professori di legalità – hanno dichiarato alcuni partecipanti – significa insegnare prima di tutto a sé stessi come vivere nel rispetto degli altri”.

Un modello replicabile

L’iniziativa di Senorbì potrebbe diventare un modello per altre scuole italiane, soprattutto in un’epoca in cui il digitale amplifica rischi e responsabilità. Insegnare ai giovani a gestire le relazioni online con consapevolezza è una forma di educazione civica contemporanea.

Come ha ricordato L’Unione Sarda, la scuola sarda si conferma spesso laboratorio di sperimentazione educativa, capace di coniugare innovazione e valori civili. In questo caso, il messaggio è chiaro: contro bullismo e cyberbullismo, la miglior difesa è la partecipazione e la cultura della legalità condivisa.

In un tempo segnato dalla diffusione dei social network e dal rischio di isolamento, l’esperienza dell’Istituto “Einaudi” di Senorbì mostra come la scuola possa diventare un luogo di riscatto e di crescita collettiva. Gli studenti, insegnando la legalità ai loro pari, diventano protagonisti di una nuova idea di educazione: non più verticale, ma orizzontale e partecipata.

Un esempio virtuoso di come il mondo della scuola, sostenuto dalle istituzioni e dal territorio, possa trasformare la conoscenza in impegno civile e la parola “legalità” in un’esperienza viva, quotidiana e condivisa.


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