La Bibbia nella scuola, Anief: “chi la deve insegnare, un esterno o un docente di religione cattolica?
Necessario valorizzare e rafforzare l’IRC già presente negli istituti”
Dopo l'intervento del professore Massimo Cacciari riguardante il tema "La Bibbia nella scuola", in cui egli definisce l’insegnamento della Bibbia nelle istituzioni scolastiche come un mix "di devota ignoranza e cultura superficiale”, è doverosa una risposta alle riflessioni del filosofo; il professore Mirisola, referente nazionale Anief IRC, sente la necessità di proporre una visione diversa e alternativa. Massimo Cacciari propone un’ora settimanale di esegesi biblica con un esperto laico, con finalità culturali, per fornire agli studenti strumenti minimi per comprendere l’arte, la letteratura e la filosofia europea.
È innegabile che la cultura religiosa nella scuola italiana presenti in questi ultimi anni un periodo di decadenza dovuta soprattutto a una forma di secolarizzazione che si è sviluppata nella nostra società e che ha progressivamente indebolito le grandi domande di senso, favorendo il crollo dei riferimenti religiosi e ideologici, lasciando spazio a una logica utilitaristica dominata dal mercato, dal consumo e dall’individualismo.
Il sindacato Anief intende far notare come, tra le principali criticità che oggi interessano il mondo giovanile vi sia il disagio giovanile, alimentato dai rapidi mutamenti socio-culturali legati alle nuove tecnologie, dalla crisi dei valori morali e civili e dalla difficoltà delle figure genitoriali a esercitare un ruolo educativo autorevole, spesso segnata dal relativismo e dal divario generazionale.
Tuttavia, la proposta di un biblista esterno rischia di ignorare il percorso già compiuto dall’insegnamento della religione cattolica (IRC) in questa grande agenzia educativa che è la scuola italiana. La revisione del Concordato del 1984 ha sancito la fine del principio della religione cattolica come religione di Stato e ha riaffermato la libertà religiosa (art. 8 e 19 della Costituzione Italiana).
L’IRC è stato ridefinito come disciplina scolastica con un’identità specifica: conforme alla dottrina cattolica ma pienamente inserita nelle finalità educative della scuola italiana, orientate alla crescita e alla valorizzazione della persona umana. La Corte costituzionale, con le sentenze n. 203 del 1989 e n. 13 del 1991, ha confermato il carattere laico di questa disciplina e la sua compatibilità con la laicità dello Stato, escludendo ogni forma di discriminazione.
Tutto ciò garantisce che l’insegnamento sia scolastico, non catechistico, e finalizzato alla formazione culturale, critica e civile, favorendo il dialogo con la storia, l’arte, la letteratura, la filosofia e i problemi contemporanei, sviluppando competenze di convivenza civile, pace e giustizia.
Negli ultimi anni, l’IRC è stato rilanciato come spazio di dialogo interculturale e interreligioso. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, lo ha definito un “laboratorio di cultura e dialogo”, valorizzandone il ruolo educativo in una scuola sempre più pluralista e aperta alla conoscenza di altre tradizioni religiose, come l’Ebraismo e l’Islam, nel pieno rispetto della libertà di coscienza. Certo, ecco il testo integrato mantenendo lo stile e il significato originale.
Alla luce di tutto ciò, il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, afferma che, “più che introdurre un’ora affidata a un biblista laico, si ritiene necessario valorizzare e rafforzare l’IRC già presente nella scuola italiana, dove già operano insegnanti preparati che svolgono con assiduità e professionalità il proprio lavoro, potenziandone l’approccio critico, storico e culturale, senza snaturarne l’identità cattolica e nel rispetto del quadro giuridico concordatario. Così facendo, la disciplina può continuare a svolgere un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione culturale e religiosa dei giovani, contribuendo a formare cittadini consapevoli, capaci di dialogare e di orientarsi nella complessità della nostra società”.