La Bibbia nella scuola, Anief: “chi la deve insegnare, un esterno o un docente di religione cattolica?

Necessario valorizzare e rafforzare l’IRC già presente negli istituti”

A cura di Redazione Redazione
18 dicembre 2025 12:20
La Bibbia nella scuola, Anief: “chi la deve insegnare, un esterno o un docente di religione cattolica? -
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Dopo l'intervento del professore Massimo Cacciari riguardante il tema "La Bibbia nella scuola", in cui egli definisce l’insegnamento della Bibbia nelle istituzioni scolastiche come un mix "di devota ignoranza e cultura superficiale”, è doverosa una risposta alle riflessioni del filosofo; il professore Mirisola, referente nazionale Anief IRC, sente la necessità di proporre una visione diversa e alternativa. Massimo Cacciari propone un’ora settimanale di esegesi biblica con un esperto laico, con finalità culturali, per fornire agli studenti strumenti minimi per comprendere l’arte, la letteratura e la filosofia europea.

È innegabile che la cultura religiosa nella scuola italiana presenti in questi ultimi anni un periodo di decadenza dovuta soprattutto a una forma di secolarizzazione che si è sviluppata nella nostra società e che ha progressivamente indebolito le grandi domande di senso, favorendo il crollo dei riferimenti religiosi e ideologici, lasciando spazio a una logica utilitaristica dominata dal mercato, dal consumo e dall’individualismo.

Il sindacato Anief intende far notare come, tra le principali criticità che oggi interessano il mondo giovanile vi sia il disagio giovanile, alimentato dai rapidi mutamenti socio-culturali legati alle nuove tecnologie, dalla crisi dei valori morali e civili e dalla difficoltà delle figure genitoriali a esercitare un ruolo educativo autorevole, spesso segnata dal relativismo e dal divario generazionale.

Tuttavia, la proposta di un biblista esterno rischia di ignorare il percorso già compiuto dall’insegnamento della religione cattolica (IRC) in questa grande agenzia educativa che è la scuola italiana. La revisione del Concordato del 1984 ha sancito la fine del principio della religione cattolica come religione di Stato e ha riaffermato la libertà religiosa (art. 8 e 19 della Costituzione Italiana).

L’IRC è stato ridefinito come disciplina scolastica con un’identità specifica: conforme alla dottrina cattolica ma pienamente inserita nelle finalità educative della scuola italiana, orientate alla crescita e alla valorizzazione della persona umana. La Corte costituzionale, con le sentenze n. 203 del 1989 e n. 13 del 1991, ha confermato il carattere laico di questa disciplina e la sua compatibilità con la laicità dello Stato, escludendo ogni forma di discriminazione.

Tutto ciò garantisce che l’insegnamento sia scolastico, non catechistico, e finalizzato alla formazione culturale, critica e civile, favorendo il dialogo con la storia, l’arte, la letteratura, la filosofia e i problemi contemporanei, sviluppando competenze di convivenza civile, pace e giustizia.

Negli ultimi anni, l’IRC è stato rilanciato come spazio di dialogo interculturale e interreligioso. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, lo ha definito un “laboratorio di cultura e dialogo”, valorizzandone il ruolo educativo in una scuola sempre più pluralista e aperta alla conoscenza di altre tradizioni religiose, come l’Ebraismo e l’Islam, nel pieno rispetto della libertà di coscienza. Certo, ecco il testo integrato mantenendo lo stile e il significato originale.

Alla luce di tutto ciò, il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, afferma che, “più che introdurre un’ora affidata a un biblista laico, si ritiene necessario valorizzare e rafforzare l’IRC già presente nella scuola italiana, dove già operano insegnanti preparati che svolgono con assiduità e professionalità il proprio lavoro, potenziandone l’approccio critico, storico e culturale, senza snaturarne l’identità cattolica e nel rispetto del quadro giuridico concordatario. Così facendo, la disciplina può continuare a svolgere un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione culturale e religiosa dei giovani, contribuendo a formare cittadini consapevoli, capaci di dialogare e di orientarsi nella complessità della nostra società”.

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