La libertà di educazione è un diritto costituzionale
La libertà di educazione è un diritto costituzionale

NOI, associazioni da sempre impegnate nel difendere e nel promuovere le prerogative delle famiglie e, in particolare, il loro primato nell’educazione, intendiamo lanciare un appello a tutte le istituzioni competenti affinché intervengano a favore della realtà che costituisce la base dell’intera società. Si tratta di un appello per la LIBERTA’.
Come abbiamo approfondito nel Convegno tenuto a Milano il 24 marzo scorso in Regione Lombardia:
L’articolo 30 della Costituzione italiana stabilisce che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”.
L’articolo 31 chiede alla Repubblica di agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi”, in coerenza con l’articolo 3, il quale afferma perentoriamente che è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.
L’articolo 34, poi, stabilisce che l’istruzione deve essere impartita gratuitamente per almeno 8 anni,
mentre l’articolo 118 afferma che per le iniziative di interesse generale occorre attenersi al principio di
sussidiarietà.La nostra legge fondamentale, cioè, indica che il diritto all’educazione ed all’istruzione spetta alla famiglia (e solo ad essa) e configura quale DIRITTO COSTITUZIONALE il diritto dei genitori alla libera scelta educativa. Dobbiamo, purtroppo, denunciare che, malgrado quanto stabilito dalla Costituzione e dalla legge 62/2000 che ha introdotto la possibilità di esercitare tale diritto costituzionale presso l’unico Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione di cui fa parte a pieno titolo la scuola paritaria, pochissimo è stato fatto. I genitori italiani possono iscrivere gratuitamente i propri figli alla scuola statale, ma se desiderano scegliere una scuola paritaria (peraltro considerata “pubblica” dalla legge voluta dal Ministro Berlinguer) devono pagare una “retta”, che non tutti possono permettersi. Il non rimuovere l’ostacolo di natura economica che impedisce loro di esercitare il diritto alla libera scelta è una palese violazione del dettato costituzionale.
A quasi ottant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione, contrariamente a quanto avviene in tanti Paesi europei, vi sono ancora ostacoli di tipo ideologico che ne impediscono l’attuazione, ostacoli che provengono da molti settori dei partiti, dei sindacati, della società civile. Crediamo che sia giunta l’ora che il Governo abbia il coraggio di affrontare alla radice questo problema con un approccio diverso, stanziando risorse, nella prossima legge finanziaria, che permettano ai cittadini di esercitare un loro diritto costituzionale, come è avvenuto per la sanità in base all’articolo 32 e per il lavoro in base all’articolo 35 della Costituzione. Riteniamo che lo strumento più appropriato per rimuovere gli ostacoli di natura economica e permettere alle famiglie di esercitare il loro diritto alla libera scelta educativa sia il buono scuola nazionale, una modalità già utilizzata in alcune Regioni con esiti concreti e positivi. E con costi compatibili con l’attuale situazione economica.
Si tratta di sostenere la famiglia come tale, affinché possa esercitare liberamente uno dei suoi compiti
fondamentali, utile per l’intera società: un sostegno che non solo aiuterebbe concretamente la famiglia (oggi in seria difficoltà), ma, valorizzando il pluralismo educativo, rafforzerebbe anche l’intero sistema scolastico, in un sano e costruttivo confronto, senza il quale anche la democrazia subirebbe un grave vulnus.