La protesta dei docenti specializzati TFA: Riflessioni su disperazione, solidarietà e rispetto tra colleghi
La protesta dei docenti specializzati TFA
A cura di Redazione
10 febbraio 2025 18:21

Gentilissimi, nel mondo odierno, caratterizzato da una pluralità di opinioni e una diversità di esperienze, il diritto di essere ascoltati assume un’importanza cruciale. In un’epoca in cui il dialogo aperto e il confronto costruttivo sono più necessari che mai, pubblicare un articolo che faccia appello a questo diritto rappresenta non solo un gesto di inclusione, ma anche un’opportunità per arricchire il dibattito pubblico.
Ogni voce, grande o piccola che sia, contribuisce a tessere il vasto arazzo della nostra società. Ignorare le voci meno ascoltate significa privarci di punti di vista preziosi e soluzioni innovative. Attraverso la scrittura, possiamo dare spazio a riflessioni che sfidano le convenzioni e promuovono una maggiore comprensione reciproca. Invitiamo quindi a pubblicare un articolo che sottolinei l’importanza di ascoltare tutti, perché solo così possiamo costruire un futuro più giusto e inclusivo per tutti. La nostra voce conta, e insieme possiamo far sentire il nostro messaggio.Vi ringrazio in anticipo per averci dato più volte voce e vi prego di pubblicare.CordialmenteDaniela NicolòLe riflessioni sul flash mob:Il recente flash mob di Bari, in cui un gruppo di docenti di sostegno specializzati in Italia si è inginocchiato davanti a una chiesa per protestare contro i titoli di abilitazione acquisiti all’estero, ha suscitato un acceso dibattito.Se da un lato è comprensibile la disperazione di chi ha affrontato un lungo e difficile percorso di formazione in Italia, dall’altro va evidenziato come la manifestazione, per la sua forma e il suo messaggio, possa risultare controproducente e divisiva.La situazione dei docenti italiani, in particolare quelli coinvolti nel TFA (Tirocinio Formativo Attivo), è senza dubbio complessa. Molti di loro hanno investito tempo, risorse e impegno per ottenere un’abilitazione che consenta loro di insegnare nella scuola pubblica.La frustrazione è palpabile.Tuttavia, la scelta di “inginocchiarsi e pregare” “contro” i “colleghi” con titolo di specializzazione su sostegno acquisito in altre nazioni dell’Europa, non solo stigmatizza i docenti TFA esteri, ma rischia di esacerbare un clima di ostilità e rivalità tra professionisti dell’istruzione che, in fondo, condividono la stessa missione: educare e formare le nuove generazioni.Questo tipo di protesta non tiene conto della complessità del fenomeno che vede comunque accordi tra le diverse politiche che esistono in Europa. Le persone che ottengono titoli all’estero non stanno cercando di “soppiantare” i docenti italiani ma hanno acquisito una formazione altrettanto valida costretti ad “emigrare” verso università estere, comunque riconosciute, sobbarcandosi spese e sacrifici anche per il fatto che frequentare in Italia è un problema per molti motivi.Inoltre, la richiesta di una “grazia” per poter insegnare senza dover competere con chi ha scelto un percorso diverso sembra disconoscere il principio di equità e meritocrazia che dovrebbe governare il sistema educativo.È fondamentale chiedere che i titoli, siano essi nazionali o esteri, vengano valutati in base a criteri di qualità e competenza, ma non attraverso la demonizzazione di chi ha intrapreso percorsi formativi legittimi.Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha proposto un percorso per i titoli esteri, un’eccellente iniziativa che potrebbe rappresentare un’opportunità per integrare e armonizzare le diverse esperienze professionali. Invece di opporsi a questa proposta, sarebbe più costruttivo partecipare attivamente al dibattito, cercando di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti i docenti coinvolti.In conclusione, è fondamentale che la protesta dei docenti TFA in Italia si trasformi in un’occasione di dialogo e collaborazione, piuttosto che in una lamentela che divide.La vera sfida per il sistema educativo è quella di garantire che tutti i docenti, indipendentemente dalla loro formazione di provenienza, siano valutati e supportati in base alle loro competenze e qualità professionali, per il bene degli studenti e della scuola pubblica.In questo contesto, la solidarietà tra colleghi dovrebbe prevalere sulla rivalità, promuovendo un ambiente di apprendimento inclusivo e rispettoso per tutti.Ci auguriamo che questo stillicidio disumano di coscienze finisca presto perché ormai tra i docenti serpeggia un venefico disagio che sicuramente non fa bene a nessuno, men che meno alla Scuola.Daniela Nicolò Gruppo UNITI per INDIRE