L’eterno ritorno che nessuno vuole affrontare: la pedofilia 

L’eterno ritorno che nessuno vuole affrontare: la pedofilia 

A cura di Redazione Redazione
12 luglio 2025 16:08
L’eterno ritorno che nessuno vuole affrontare: la pedofilia  - Closeup woman hands were tied with a rope. Violence, Terrified, Human Rights Day concept.
Closeup woman hands were tied with a rope. Violence, Terrified, Human Rights Day concept.
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I temi pubblici si consumano in fretta. Vengono cavalcati finché garantiscono attenzione, poi vengono messi da parte. I riflettori si spostano, l’indignazione si spegne.

Ma ce n’è uno che non ritorna mai davvero, e che invece dovrebbe perseguitarci ogni giorno: la pedofilia.

Nietzsche parlava dell’eterno ritorno: ciò che accade, accadrà di nuovo, in eterno. Lo diceva per provocare una riflessione radicale: siamo disposti a vivere una vita che potrebbe ripetersi identica, per sempre?

E allora oggi io invoco l’eterno ritorno: non quello del dolore, ma quello del coraggio, il coraggio di guardare in faccia ciò che la società ha deciso di non vedere più.

Perché gli abusi sessuali sui minori non sono mai finiti, sono solo usciti di scena. Non si vedono nei titoli dei giornali, non aprono più i telegiornali. Non perché siano scomparsi, ma perché non fanno più notizia, perché sono scomodi, non “funzionano” mediaticamente.

Nel 2002, la pedofilia occupava le prime pagine. Oggi, nel 2025, se ne parla solo se accade qualcosa di eclatante, se c’è un immagine virale, se lo scandalo coinvolge qualche nome famoso, qualche uomo di Chiesa.

I numeri lo dicono chiaramente: nel 2014, l’Associazione Meter segnalava 95.882 video; nel 2024 invece 2.085.447. Il fenomeno non solo non è diminuito ma è cresciuto di 20 volte, alimentato dal deep web, dall’intelligenza artificiale, dai social, dal silenzio, dall’indifferenza.

E allora basta parlare di pedofilia solo quando c’è da puntare il dito contro la Chiesa.

Nella mia vita ho incontrato persone che hanno subito abusi, in pochissimi casi il responsabile era un sacerdote; spesso si trattava di un padre, di un parente, di un vicino di casa, di un educatore, di qualcuno di insospettabile.

Perché l’abuso non ha un volto solo né un’unica divisa.

La pedofilia è trasversale, vive dove nessuno vuole guardare: nelle famiglie, nelle scuole, nei centri sportivi, nei contesti più ordinari e finché si continuerà a ridurre tutto a uno scandalo clericale, continueremo a ignorare la parte più estesa e più pericolosa dell’abisso.

E basta con l’ipocrisia mediatica. Parlare di pedofilia non fa più audience? Troppo brutto da leggere a colazione? Fa male ai numeri di click? Intanto ci sono bambini violentati, umiliati, venduti, filmati, torturati e uccisi.

Bambini drogati per non piangere, per non reagire. Bambini costretti a stare a quattro zampe, trattati come animali, come oggetti. Umani (neonati) ridotti a bambole magre da usare a proprio piacimento.

Il problema non è finito. Non si è ridotto. Non si è evoluto.

È solo stato sepolto sotto il rumore delle mode, delle indignazioni a comando, delle nuove emergenze che, escludendo la guerra e la povertà, servono solo a far girare lo show.

E allora oggi più che mai, invoco l’eterno ritorno, non dei bambini abusati, ma della rabbia, della voce, dello sdegno.

Non per un giorno. Non per una settimana. Ma finché l’ultimo bambino non sarà più in pericolo.

Perché chi tace, chi ignora, sta solo dando tempo a chi continua a fare del male.

Nel silenzio.

Nel buio.

Con la complicità di chi finge di non sapere.

Salvo Di Noto

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