Lettera alla redazione: l’insostenibile inadeguatezza della politica
La storia infinita del contenzioso concorso DS 2017, a pochi giorni dalla data (presunta) della pubblicazione del Regolamento di accesso al CIF – Corso Intensivo di Formazione (si chiamerà ancora cosi...
La storia infinita del contenzioso concorso DS 2017, a pochi giorni dalla data (presunta) della pubblicazione del Regolamento di accesso al CIF – Corso Intensivo di Formazione (si chiamerà ancora cosi?), ci propone l’ennesimo colpo di scena. Quattro deputati della maggioranza, propongono un emendamento al DL 75/2023 , che si prende cura delle ambasce di presidi e aspiranti presidi “speciali”. Sono due categorie (in verità è una sola) di concorrenti del “famigerato” concorso DS 2017 che hanno una piccola particolarità, diciamo un piccolissimo difettuccio, quasi impercettibile. Sono stati bravissimi a superare la prova scritta (seconda prova), eccezionali a superare la prova orale (terza ed ultima prova), ma…furono bocciati alla preselettiva (prima prova).. E lo stato, nell’Hegeliana eterna dialettica dei suoi poteri (magistratura, governo e parlamento), esprime sintesi che, ad ogni passaggio, divengono sempre più creative e pindariche. Breve riassunto delle puntate precedenti. Il governo, non importa quale: non è un discorso di colore politico, bandisce nel 2017 il concorso per DS e mette delle regole: la preselettiva non la supera chi raggiunge un determinato punteggio, ma la supera un numero di concorrenti stabilito a priori. È una regola nuova, un po’ creativa, ma anche le istituzioni hanno diritto di evolversi, e quindi si fa.
Ma, tra i bocciati, ci sono degli scontenti che hanno conseguito un punteggio superiore a 60 ma inferiore a 72, che è il valore calcolato, ex post, affinché acceda il numero di concorrenti stabilito (9.000 circa). Questi “sessantini” si rivolgono al potere giudiziario, che, come sappiamo ha dei tempi non brevi di risposta, epperò stabilisce che, nelle more che la giustizia faccia il suo corso, questi possono sostenere la prova successiva. Molti di questi “imbucati” alla seconda prova sono stati così bravi da superarla, e da superare perfino la prova finale (orale) e sono stati inseriti in graduatoria con un asterisco, per ricordare che sono “speciali”.
Al momento del “dunque”, cioè quando toccava a loro di essere immessi in ruolo, il governo, non importa quale, ne sono cambiati tre o quattro dal bando, non ha potuto fare altro che immetterli in ruolo, anche se la decisione finale da parte della magistratura non era ancora arrivata. In pratica è come se uno prendesse la patente passando a pieni voti la prova pratica di guida e “cannando” completamente la batteria di test. Vai figliolo: guida per le strade di questa citta! Dopo tre anni e passa la magistratura ha stabilito che tutte queste patenti dovevano essere ritirate ed ha preso molti (neanche tutti) asteriscati immessi in ruolo come DS e li ha restituiti al ruolo precedente (docente). Tutto questo è dispiaciuto molto a tutti, perché è una cosa molto brutta dare e poi togliere, e gli italiani, questo si sa, sono brava gente. Gli asteriscati sono stati esautorati, chi depennato (o depennando) dalla graduatoria di merito, e chi, i cosiddetti “caducati”, esautorato dal ruolo di DS, che aveva rivestito (con onore?!) per più anni. Con il decreto di febbraio 2023 si cerca mettere una toppa a questa situazione ingarbugliata, che si incrocia con le vicende giudiziarie, anche penali, di questo concorso che hanno generato una mole di contenzioso gigantesca, su cui sorvoliamo. Si stabilisce infatti che gli asteriscati, caducati e non, possono partecipare alla selezione di accesso al CIF, così da offrire loro una seconda chance per (ri)diventare DS.
Arriviamo all’ultimo, solo in ordine di tempo ovviamente, atto che si profila in questi giorni. I quattro deputati che vogliono mettere una pezza a questo disastro hanno pensato di aggiustare le cose in questo modo: i presidi caducati ritorneranno in servizio di diritto, senza partecipare al CIF, e potrebbe essere anche giusto. Gli asteriscati, tutti putativamente prossimi alla chiamata in ruolo, potranno si fare il CIF, ma anziché sostenere la prova scritta, presumibilmente più selettiva, faranno la prova orale, più semplice. Non solo: ci sono briciole di giustizia che scendono come manna anche su un altro esiguo gruppetto di concorrenti. Quelli che definiremmo i Celestini, dal nome del papa del Gran Rifiuto, docenti senza macchia, che hanno superato brillantemente tutte le prove, ma che poi, al momento della nomina hanno fatto un passo indietro, rinunciando. Verranno, forse, reinseriti in graduatoria assieme ai caducati.
“Venghino siori venghino!”: la giustizia (un tot al mese) arriva per tutti, o quasi! Ma forse ci si è dimenticati di qualcuno: nell’italietta delle corporazioni e delle contrade, c’è sempre chi viene trascurato in favore di altri. Quelli che hanno avuto sessanta, ma senza raggiungere la sufficienza, alla seconda (scritto) e alla terza (orale) prova, e anche gli asteriscati ancora in graduatoria (sessantini preselettiva) dovranno fare una prova, scritta od orale che sia, per raggiungere un sessanta che già hanno preso. È un ossimoro: sottoporre a prova uno che la sufficienza già ce l’ha! Richiama vagamente la storia di quel film in cui una classe di V Liceo viene riconvocata venti anni dopo per rifare la maturità, a causa di un disguido burocratico. Nessuno si sente di affrontare questo nodo. Ci si domanda perché: per ingrassare nuovamente una pletora di avvocati che ricominceranno la storia infinita dei ricorsi pro sessantini? Se il governo premia chi è diventato preside sbagliando la prima (e più selettiva) prova del concorso 2017, (ri)dandogli il ruolo a settembre; se favorisce chi è in graduatoria con l’asterisco, che pure aveva sbagliato la preselettiva, facendogli fare un esame orale (più semplice), anziché scritto; perché si dimentica di coloro che hanno sbagliato (per pochissimi punti) la seconda prova (scritto) e li lascia alla mercè di una selezione durissima (da 4.000 concorrenti ne dovranno uscire circa 700) con test senza batteria? Sono forse, questi, figli di un dio minore? Non sarebbe meglio togliere adito a qualsiasi velleità di contenzioso, ammettendo di diritto al CIF coloro che, in una delle tre prove, non hanno superato il minimo, pur avendo avuto un voto pari o superiore alla sufficienza? In qualche modo, in tutti i luoghi, in tutti i laghi, avere avuto sei o più è un dato che offre spunto alla giustizia amministrativa, se non altro di pensarci su (fumus boni iuris): se è vero, come è vero, che si vuole eliminare la mole, in gran parte giustificata, di contenzioso che si trascina questo concorso, perché non fare questo piccolo sforzo in più?
Giacco l’Apota