Liceo Genovesi, il preside chiede 5.000 euro a cinque famiglie per i danni dell'occupazione di ottobre
Delle Donne: «Responsabilità oggettiva». I genitori: «Violato il patto educativo, serviva dialogo preventivo»
Una richiesta formale di risarcimento danni per 5.000 euro ha acceso il dibattito al Liceo classico Antonio Genovesi di Napoli. Il dirigente scolastico Vittorio Delle Donne ha inviato, lo scorso 14 novembre, una comunicazione via email a cinque famiglie di studenti minorenni coinvolti nell'occupazione dell'istituto avvenuta tra il 6 e il 14 ottobre 2025. La missiva, secondo quanto emerso, richiederebbe il pagamento entro quindici giorni, senza che a oggi sia pervenuta alcuna risposta da parte dei destinatari.
L'occupazione e i danni rilevati
L'occupazione del Genovesi si è inserita nel contesto delle proteste studentesche nazionali in solidarietà con la Palestina, a seguito dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. L'azione ha coinvolto centinaia di studenti su un totale di circa 700 iscritti. Lo sgombero, disposto dalla Città Metropolitana, è stato eseguito il 14 ottobre.
Al termine dell'occupazione sono stati rilevati diversi danni alla struttura: il furto di tre tablet iPad (due dei quali destinati ad alunni con disabilità, mentre un terzo è stato successivamente geolocalizzato in zona Corso Umberto), il danneggiamento del parquet causato dallo svuotamento di un estintore e imbrattamenti alle pareti dell'edificio.
Durante l'occupazione, il dirigente ha scelto di non richiedere uno sgombero immediato, privilegiando il dialogo a distanza con gli studenti occupanti.
La posizione del dirigente scolastico
In un'intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, il preside Delle Donne ha precisato la propria posizione: «Non sono stati loro materialmente a rubare o danneggiare, di questo sono certo. Hanno partecipato all'occupazione, non l'hanno nascosto, se ne sono assunti la responsabilità e mi hanno garantito che avrebbero controllato gli accessi per evitare l'ingresso di estranei».
Il dirigente ha richiamato quello che definisce un "patto verbale" iniziale: «Senza l'occupazione promossa da loro, non avremmo subìto questi danni. La lettera sperava in un gesto collaborativo da parte delle famiglie per riacquistare rapidamente i tablet, intesi come bene comune della scuola. Per il parquet e le pareti si può soprassedere, ma siamo rimasti senza dispositivi per gli studenti con disabilità».
Delle Donne ha ammesso l'ipotesi di una responsabilità oggettiva: «È possibile che si siano introdotti estranei o che qualcuno non abbia rispettato gli spazi. Il silenzio totale dei genitori mi delude profondamente: nessuno ha sentito il bisogno di confrontarsi».
La questione sarà discussa nel Consiglio d'Istituto convocato per il 22 dicembre. Circolano ipotesi di sanzioni disciplinari che potrebbero comportare sospensioni dai 16 ai 30 giorni.
La replica delle famiglie
Uno dei genitori coinvolti ha contestato duramente la procedura adottata: «Le dichiarazioni del dirigente destano sconcerto. L'intimazione del 14 novembre è arrivata tramite email semplice, senza alcun elemento probatorio sui danni o sulle responsabilità individuali, ma con il solo ordine di pagare 5.000 euro».
Il genitore ha evidenziato alcune criticità procedurali: «Si tratta di cinque famiglie su 700 studenti presenti a scuola. È il primo contatto formale che riceviamo, senza alcun confronto preventivo. Questo viola palesemente il Patto educativo di corresponsabilità, che impone dialogo e rispetto reciproco tra scuola e famiglie».
Particolare perplessità è stata espressa sulla presunta assunzione di responsabilità da parte degli studenti: «In quali forme i ragazzi si sarebbero assunti questa responsabilità? Attraverso confessioni? Testimonianze di minorenni in posizione subordinata? Si parla di 'azioni dolose' ma contemporaneamente si ammette la loro innocenza materiale».
Sul piano delle garanzie procedurali, il genitore ha aggiunto: «Il Consiglio d'Istituto è stato convocato senza che l'argomento fosse inserito nell'ordine del giorno, violando le più elementari garanzie. Circolano voci di sospensioni esemplari: colpire cinque studenti per educarne 709. Una logica del capro espiatorio che appare distante dai valori educativi della scuola pubblica».
Il contesto nazionale e le reazioni
La vicenda del Genovesi si inserisce in un dibattito più ampio sulla gestione delle occupazioni scolastiche e della responsabilità per i danni. Casi analoghi si sono registrati al liceo Virgilio di Roma, dove i rappresentanti di istituto hanno accettato di risarcire i danni causati da terzi, e a Bologna, dove alcuni studenti hanno prestato servizio volontario come forma di riparazione.
Il Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha più volte ribadito il principio secondo cui «chi rompe paga». I collettivi studenteschi e l'esponente di Potere al Popolo Francesco Emilio Granato hanno denunciato quella che definiscono una strategia repressiva nei confronti del movimento studentesco. Il sindacato USB Scuola ha espresso solidarietà agli studenti coinvolti.
Stato della questione
Al 21 dicembre non risulta che sia stato effettuato alcun pagamento da parte delle famiglie interessate, né è ancora disponibile l'esito della riunione del Consiglio d'Istituto.
La vicenda mette in luce due approcci contrapposti: da un lato il preside Delle Donne rivendica un rigore etico fondato su un patto morale con gli studenti; dall'altro le famiglie invocano le garanzie del garantismo giuridico e del rispetto delle procedure previste dal Patto educativo di corresponsabilità.
La controversia solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra protesta studentesca, tutela del patrimonio pubblico e responsabilità educativa condivisa tra scuola e famiglie.