Nuova stretta sul voto in condotta: compiti di cittadinanza e lavori socialmente utili
Dal 2025/26 il voto di condotta alle superiori diventa decisivo: con il 6 si dovrà fare un elaborato di educazione civica, con il 5 si ripete l’anno. Le sospensioni saranno trasformate in attività socialmente utili

La riforma del voto di condotta voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è diventata legge con l’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri. Dal prossimo anno scolastico (2025/2026) il comportamento degli studenti avrà un peso decisivo nella pagella e nelle decisioni di ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato
corriere.it. La novità più discussa riguarda gli studenti delle scuole superiori che ottengono la sufficienza piena (sei) in condotta: non saranno promossi a giugno e dovranno presentare a settembre un compito di cittadinanza, un elaborato di educazione civica legato ai motivi della valutazione negativa.
Il ritorno del voto numerico e i crediti per la Maturità
La riforma introduce la valutazione numerica della condotta anche alle scuole medie. Alle elementari resta la valutazione descrittiva, ma alle medie e alle superiori non raggiungere almeno il 6 comporta la bocciatura. Per gli studenti delle superiori con voto pari a 6, la sufficienza non basterà più: dovranno sostenere un elaborato di educazione civica e quindi saranno valutati a settembre. La condotta incide anche sul credito scolastico che si accumula negli ultimi tre anni: solo chi ottiene un voto di comportamento pari o superiore a 9 decimi potrà ottenere il punteggio massimo. La normativa già in vigore per la Maturità stabilisce che un voto di condotta pari o inferiore a 8 decimi riduce i crediti disponibili, incentivando un comportamento adeguato lungo tutto il percorso.
Comportamento valutato tutto l’anno
Un elemento innovativo è la valutazione continuativa: il voto di condotta riguarda tutto l’anno scolastico, includendo anche le violazioni commesse nel primo quadrimestre. Chi risulta insufficiente nel primo quadrimestre dovrà partecipare ad attività di recupero del comportamento nel secondo, per dimostrare miglioramento. La riforma mira a superare la logica dell’automatismo e a responsabilizzare gli alunni: secondo Adnkronos, il comportamento viene valutato durante tutto l’anno e contano soprattutto gli episodi gravi, come aggressioni verbali o fisiche, mancanza di rispetto verso i docenti e recidive. Le scuole saranno obbligate ad aggiornare i regolamenti interni entro un mese dall’inizio dell’anno scolastico.
Sospensioni trasformate in opportunità educative
La riforma abbandona la tradizionale sospensione “a casa” per trasformare la sanzione in un’occasione educativa. Se la sospensione dura fino a due giorni, lo studente dovrà comunque partecipare ad attività scolastiche di riflessione sugli episodi che hanno portato al provvedimento e dovrà redigere un elaborato critico. Quando la sospensione supera i due giorni, la scuola dovrà predisporre attività socialmente utili – definite “attività di cittadinanza solidale” – presso associazioni del terzo settore. Se non è possibile trovare una collocazione esterna, le attività potranno svolgersi all’interno dell’istituto stesso. Lo scopo è rendere ogni sanzione un percorso di responsabilizzazione: un ragazzo che ha insultato un insegnante, ad esempio, potrebbe essere coinvolto in laboratori sull’empatia o sulla comunicazione.
Reazioni e critiche
Secondo il ministro Valditara, la riforma restituisce autorevolezza ai docenti e rimette al centro il rispetto verso le persone e le regole. Tuttavia il provvedimento non è privo di critiche. Alcuni pedagogisti, come Daniele Novara, hanno espresso dubbi sull’efficacia di una valutazione del comportamento codificata in numeri, sostenendo che rischia di alimentare un clima punitivo anziché educativo. C’è chi teme che l’elaborato di cittadinanza possa trasformarsi in un adempimento burocratico e che la valutazione soggettiva del comportamento possa essere fonte di contenziosi.
Nonostante le perplessità, l’obiettivo dichiarato è costruire una scuola che non punisca per principio ma che trasformi gli errori in occasioni di crescita personale. Il voto di condotta assume così un valore doppio: misura la maturità personale e contribuisce concretamente al percorso scolastico. Si tratta di un cambio di paradigma che, nelle intenzioni del ministero, pone l’accento sulla cittadinanza attiva e sul rispetto della comunità scolastica. Come sarà messo in pratica resta da vedere: le scuole dovranno stringere accordi con associazioni del territorio e garantire percorsi educativi adeguati. La riforma entrerà ufficialmente in vigore a settembre 2025, quando si vedrà se il “compito di cittadinanza” e i lavori socialmente utili riusciranno a cambiare realmente la cultura del rispetto tra i banchi.