Pacifico (Anief) chiede il riconoscimento ufficiale del burnout, porterebbe indennizzi adeguati

Una revisione delle condizioni di lavoro fino alla possibilità di pensionamento anticipato: non si può restare in aula fino a 70 anni

A cura di Redazione Redazione
19 luglio 2025 15:54
Pacifico (Anief) chiede il riconoscimento ufficiale del burnout, porterebbe indennizzi adeguati - A confused businessman stares at a scribble design that is painted on a wall.  It represents the confusion and stress that some people feel in everyday life. He is looking up while standing with his back to the camera.
A confused businessman stares at a scribble design that is painted on a wall. It represents the confusion and stress that some people feel in everyday life. He is looking up while standing with his back to the camera.
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“Non si può costringere un insegnante a restare in aula fino a 70 anni se è vittima di burnout, che è una patologia da stress lavoro-correlato”: a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. Secondo il sindacalista autonomo occorre procedere con “il riconoscimento ufficiale del burnout”, così da portare “a indennizzi adeguati e a una revisione delle condizioni di lavoro, a partire dalla possibilità di pensionamento anticipato per chi è psicologicamente provato”.

 

Pacifico torna dunque a chiedere un’inchiesta ufficiale sul burnout, sollecitando il ministro Giuseppe Valditara ad avviare una rilevazione scientifica e certificata: “Non si può ragionare sui dati – dice il leader dell’Anief - se non ci sono enti certificati che li raccolgano. Deve essere il governo, un ministero, un’istituzione a certificare la reale portata del fenomeno”. Il sindacato autonomo propone quindi di somministrare un questionario specifico durante i corsi di aggiornamento sulla sicurezza, coinvolgendo esperti come Lodolo D’Oria, per ottenere dati attendibili e tarati sulla realtà scolastica italiana.

 

L’organizzazione sindacale autonoma, scrive oggi Orizzonte Scuola riportando le parole del presidente nazionale Anief, ha sollecitato tutte le forze politiche a presentare proposte di legge in tal senso, sottolineando come la scuola sia un ambiente ad alto rischio, soprattutto per le donne, che rappresentano la maggioranza del personale e sono esposte a ulteriori fattori di vulnerabilità. La richiesta è chiara: “Vogliamo la certificazione di questo stress, la certificazione delle nostre competenze e stipendi adeguati a quello che valiamo, perché il nostro lavoro è più stressante, più usurante e fondamentale per la società”, ha concluso Pacifico.

 A conferma delle dichiarazioni del presidente Anief, nei giorni scorsi, durante il congresso Equalpro “Il lavoro delle donne nel pubblico impiego e la sfida dell'intelligenza artificiale”, organizzato da Anief, Cesi e Cisal, svolto a Terrasini, in provincia di Palermo, vi sono anche le parole del Vittorio Lodolo D'Oria, esperto in malattie professionali degli insegnanti: “Le malattie derivanti dal lavoro nella scuola – ha detto il medico specialista - sono per oltre l’80 per cento di tipo psichiatrico, derivanti sicuramente dalla professione del docente che necessita di un rapporto continuo, per più ore al giorno, con l’utenza. È uno stress che poi si porta a casa, dove vi sono litigi continui. L’età media dei docenti della scuola è 54 anni, che nel caso della donna significa menopausa durante la quale il rischio della depressione aumenta di sei volte”.

 Il medico ha chiesto: “È più importante la salute dei lavoratori o garantire la parità di genere? Sicuramente la prima. Perché l’importante non è capire chi lava i piatti a casa, ma riconoscere quali sono le patologie professionali degli insegnanti. Sappiano anche che non c’è nessun altro lavoro che necessita di un rapporto insistito con le stesse persone: è una condizione continua con l’altro che indubbiamente ‘spompa’”. Lodolo D'Oria ha quindi ricordato che “agosto è il mese più difficile per gli insegnanti, perché temono di tornare in classe, dove per molti tornerà lo stress e la loro sofferenza”.

 Anche l’esperto di burnout ha detto che “serve uno studio retrospettivo dei dati ufficiali su burnout e stress da lavoro correlato: il problema è infatti che non vengono ancora considerate diagnosi e pagamenti di indennizzi. Quali soluzioni? Siccome non sono riconosciute le malattie professionali, serve uno studio epidemiologico nazionale: il sindacato picchi duro, perché questi dati sono dei lavoratori”, ha esortato il dottor Vittorio Lodolo D'Oria. Quindi ha ricordato che “nel 2011 l’attuale ministro dell’Istruzione presentò una interpellanza parlamentare su queste esigenze: a testo avevo lavorato anche io, ma dal 2022 non è stato però fatto nulla e questo per me è un dispiacere molto forte”. In conclusione, anche secondo Vittorio Lodolo D'Oria, “il Ministero dell’Istruzione dovrebbe utilizzare questionari e strutturare la formazione dei docenti”. Come “occorre anche agire sui dirigenti scolastici, ai quali servirebbe un supporto di formazione per le loro esigenze medico-legali, perché non sono adeguatamente informati”.

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