Progetto AIRCampus: “Cancro, tra bufale e verità”

L’iniziativa per contrastare la disinformazione tra gli studenti universitari riguardo le malattie oncologiche

27 ottobre 2025 10:00
Progetto AIRCampus: “Cancro, tra bufale e verità” -
Condividi

Nella giornata di Mercoledì 22 Ottobre, il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Napoli Federico II ha ospitato un incontro informativo della Fondazione AIRC, dal titolo “Cancro: tra bufale e verità. Come difendersi dalla disinformazione”.
La lezione, curata dalla giovane ricercatrice Giorgia Federico, si è incentrata su due tematiche molto delicate: chiarire l’entità e la genesi di un tumore e sfatare i falsi miti in materia di cura e prevenzione. Probabilmente, per quanto sia nota la pericolosità del cancro, in pochi ne conoscono davvero l’essenza; è bene dunque fare chiarezza.
Le cellule tumorali sono il frutto di numerose mutazioni genetiche, prodotte mediante fattori interni (dunque lo stesso metabolismo cellulare) o esterni (ovvero fisici, chimici o biologici), a cui consegue la perdita di funzione del tessuto a cui appartengono e l’espansione del cancro, prima nello specifico organo e poi nel resto del corpo. Naturalmente, per poter portare avanti questa trasformazione neoplastica della sua conformazione, la cellula mutata deve poter aggirare tutti quei processi difensivi attivati dall’organismo in presenza di agenti patogeni (come la morte naturale della cellula malata ed i meccanismi di protezione del DNA e del sistema immunitario); ciò avviene soltanto nel momento in cui le modifiche del DNA vengono perpetuate a carico di due particolari classi di geni, gli oncogeni e gli oncosoppressori. Come intuibile dalla denominazione, i primi accelerano la crescita cellulare e i secondi la inibiscono, stabilizzando così un equilibrio che però i tumori riescono ad alterare, arrivando ad aumentare le loro dimensioni.
Una volta definita, in maniera estremamente semplice ma comunque non priva di dettagli e rigore scientifico, la conformazione di un cancro, la dottoressa ha proseguito analizzando alcune delle dicerie più diffuse in merito.
Tra queste, una delle più famose riguarda una teoria complottista a cui crede più del 3% della popolazione statunitense, secondo cui la cura definitiva per i tumori sarebbe già stata scoperta, ma non viene svelata dai ricercatori, che per poter continuare a lucrare sulla ricerca propongono terapie inefficienti. In risposta, il divulgatore scientifico irlandese David Robert Grimes ha sviluppato la cosiddetta formula del complotto: stimando la quantità di farmacisti coinvolti attivamente nella ricerca (oltre 700mila), la probabilità che essi possano mantenere un segreto del genere per più di tre anni è pressoché pari a 0.
Altre bufale largamente diffuse riguardano le abitudini preventive, come le numerose diete “anticancro” basate ad esempio sul consumo di cibi alcalini, sovradosaggi di integratori come vitamina C e B17 o il digiuno intermittente: tutte promettono di disintossicare l’organismo da eventuali cellule tumorali, ma nessuna di esse è stata testata e approvata dalla comunità scientifica, nonostante sia stata comunque confermata una correlazione tra cancro e stile di vita.
Infatti, come spesso si sente dire, è effettivamente veritiero che le malattie oncologiche si propagano più facilmente nei soggetti obesi e sedentari, ma anche coloro che consumano abitualmente cibi industriali/ultra-processati (classificati secondo il modello NOVA), bevono alcolici o fumano sigarette di qualsiasi genere, anche quelle elettroniche o a tabacco riscaldato, che a differenza di quelle tradizionali contengono ancora più sostanze tossiche (come aromi non classificati e metalli pesanti). Tutti questi elementi costituiscono infatti i precitati “agenti esterni” responsabili delle mutazioni genomiche; ovviamente, ciò non significa che tali prodotti debbano categoricamente essere esclusi dalla propria quotidianità, ma che una volta raggiunta una certa consapevolezza sui rischi, bisogna cercare di ridurne al minimo il consumo.


Nei suoi ormai 60 anni di attività, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha finanziato migliaia di ricercatori nei loro studi sulle cellule tumorali, arrivando addirittura nel 2024 a raccogliere oltre 141 milioni di euro destinati a borse di studio e progetti di ricerca.
Tuttavia, il suo primato come sostenitore indipendente per la battaglia contro le malattie oncologiche non è certo dovuto solo ai suoi numeri, ma anche e soprattutto alle numerose iniziative svolte sul territorio, tra cui il progetto AIRCampus, a cui hanno aderito ben 16 università italiane. Attivo dal 2016, AIRCampus ha come scopo quello di diffondere tra gli studenti universitari maggior consapevolezza sul cancro e di avvicinarli alla Fondazione, offrendo anche la possibilità di contribuirvi attivamente tramite esperienze di volontariato.

Segui Voce della Scuola