Reggenze scolastiche: la toppa che copre (male) il buco di un’amministrazione contraddittoria

Per eliminare le reggenze assumere subito i vincitori del concorso riservato. La proposta.

A cura di Redazione
28 luglio 2025 20:14
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riceviamo e pubblichiamo

La scuola italiana continua a essere vittima di un sistema di gestione che somiglia sempre più a una soluzione di emergenza strutturale. Mentre la macchina amministrativa proclama a gran voce interventi correttivi, come l’aumento delle posizioni di esonero e semiesonero per i docenti collaboratori, resta incomprensibile — e politicamente grave — l’ostinazione nel non voler utilizzare le graduatorie già pronte dei vincitori del concorso riservato per Dirigenti Scolastici (DM 107/2023), che potrebbero porre fine a una delle principali piaghe del nostro sistema educativo: le reggenze.

Le reggenze: un sistema che non funziona

Come denunciato da anni da associazioni e sindacati di dirigenti scolastici, le reggenze non rappresentano una risorsa ma un male endemico. Centinaia di istituti in tutta Italia sono affidati a dirigenti reggenti, già titolari in altri istituti, sovraccarichi di compiti e responsabilità. Le conseguenze? Una scuola senza guida stabile, senza continuità progettuale, con un'amministrazione inceppata e un inevitabile peggioramento della qualità dell’offerta formativa, soprattutto nelle aree più fragili del Paese.

La contraddizione dell’amministrazione

Nel frattempo, con il Decreto n. 129 del 2 luglio 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha ufficializzato la distribuzione di 254,5 esoneri aggiuntivi per docenti collaboratori nelle scuole oggetto di dimensionamento. Una misura utile, ma che — come denunciato da Dirigentiscuola — è una “toppa” che non risolve la vera emergenza. Si tratta infatti di un palliativo che affianca figure di supporto al dirigente, quando mancano i dirigenti stessi.

E la contraddizione si fa ancora più stridente: mentre si moltiplicano decreti, norme transitorie e risorse per mantenere in piedi un sistema precario, esiste una graduatoria di nuovi dirigenti già formati, già valutati, già pronti all’immissione in ruolo. Eppure, si preferisce continuare con le reggenze, con tutto il danno che esse comportano per la didattica, l’amministrazione e il benessere della comunità scolastica.

Una scelta (in)politica

L’impressione è chiara: si preferisce una gestione del personale che riduce al minimo le assunzioni stabili, perché “non genera nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” — una frase che ricorre puntualmente nei decreti ministeriali, come un mantra contabile che ha però dimenticato il significato della parola “scuola”.

Non si tratta di incapacità, ma di scelte. Scelte che, pur nel rispetto delle compatibilità economiche, continuano a penalizzare il diritto all’istruzione in nome dell’equilibrio di bilancio.

Una scuola, un dirigente: è davvero un obiettivo?

“Una scuola, un dirigente” non è uno slogan vuoto, ma una richiesta concreta. I vincitori del concorso riservato chiedono semplicemente di essere immessi in ruolo. Le scuole hanno bisogno di una leadership stabile, non di soluzioni temporanee mascherate da innovazione organizzativa.

Nel frattempo, aumentano i carichi sui DSGA, si moltiplicano le complessità gestionali, e si rischia di lasciare indietro proprio quegli studenti che più avrebbero bisogno di una scuola efficiente, capace, reattiva.

La stessa logica nella scuola e nella sanità

Purtroppo, ciò che accade nella scuola è specchio di una più ampia strategia che riguarda anche la sanità pubblica. Da almeno vent’anni, governi di ogni colore, sia di destra che di sinistra, hanno scelto la strada del risparmio sistemico proprio nei settori più sensibili: l’istruzione e la salute. Invece di investire con lungimiranza, si è preferito tagliare, accorpare, centralizzare.

Oggi ne paghiamo il prezzo: nella scuola come negli ospedali, si è smarrito il senso della presenza, della prossimità, della responsabilità diretta.

È tempo di scelte coraggiose

Se davvero si vuole riformare il sistema scolastico, la strada è una sola: eliminare le reggenze e immettere in ruolo i dirigenti vincitori di concorso. Continuare a procrastinare significa accettare il declino come unica prospettiva.

La scuola italiana merita di più. E lo meritano, prima di tutti, i suoi studenti.

 

Dirigenti del Concorso Riservato (DM 107/2023)


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