Sostegno, Anief chiede il ritiro della proposta di legge AC 2303: “No alla figura del ‘docente per l’inclusione’

L’inclusione è responsabilità di tutta la comunità scolastica”

A cura di Redazione Redazione
01 dicembre 2025 10:42
Sostegno, Anief chiede il ritiro della proposta di legge AC 2303: “No alla figura del ‘docente per l’inclusione’ - Marcello Pacifico_Anief
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Il sindacato Anief, con il presidente nazionale Marcello Pacifico, chiede il ritiro immediato della proposta di legge AC 2303 che introduce la qualifica di “docente per l’inclusione”. Una misura che, secondo il sindacato, non solo non migliora i processi inclusivi, ma rappresenta un vero e proprio passo indietro sul piano culturale, pedagogico e organizzativo.

Nel dettaglio, l’articolo 1 della proposta di legge prevede l’introduzione della qualifica di “docente per l’inclusione”, disponendo che la qualifica di “docente di sostegno” nell’ambito del sistema nazionale di istruzione sia sostituita da quella di “docente per l’inclusione”.

“Cambiare il nome da insegnante di sostegno a docente per l’inclusione – spiega Marcello Pacifico – non produce alcun miglioramento reale dei processi inclusivi; al contrario, rappresenta un passo indietro, perché continua a delegare l’inclusione scolastica a una sola figura, legittimando questa responsabilità come esclusiva. L’inclusione non può e non deve essere garantita da un solo insegnante: deve essere invece una responsabilità condivisa da tutti i docenti della classe. È un processo che non si realizza attraverso il singolo, ma per mezzo della sinergia, della collaborazione e della corresponsabilità dell’intero consiglio di classe”.

Per Anief, infatti, l’inclusione non può essere affidata a un singolo insegnante, ma deve fondarsi sulla corresponsabilità, sulla progettazione condivisa e sulla sinergia tra tutti i docenti del consiglio di classe. Solo così è possibile costruire una scuola realmente inclusiva, capace di rispondere ai bisogni di tutti gli alunni.

“La vera rivoluzione – prosegue il presidente Anief – sarebbe l’introduzione delle “ore di inclusione”: ore curricolari settimanali affidate al docente di sostegno, con la compresenza di un docente curricolare che, in quell’ora, si affianchi attivamente all’alunno con disabilità, condividendone pienamente il percorso educativo e didattico”.

In questo tempo-scuola troverebbe piena realizzazione una didattica realmente inclusiva, fondata su metodologie attive e cooperative – come il lavoro di gruppo, il cooperative learning, il peer tutoring e l’apprendimento esperienziale – capace di valorizzare le differenze come risorsa, favorire la partecipazione di tutti gli alunni, promuovere l’apprendimento tra pari e costruire un ambiente di apprendimento accogliente, equo e motivante, in cui nessuno resti indietro.

Le “ore di inclusione” rappresenterebbero inoltre uno spazio strutturato e intenzionale dedicato al lavoro sull’affettività, sull’empatia, sulle intelligenze emotive e sulle relazioni, dimensioni fondamentali per il benessere e per il successo formativo di tutti gli alunni.

“Se davvero si vuole rafforzare l’inclusione – conclude il leader dell’Anief – servono più ore di sostegno, più formazione per tutti i docenti, più compresenze e una visione collegiale della scuola. Come sindacato autonomo rappresentativo, diciamo ‘no’ a nuove etichette che rischiano solo di isolare ancora di più una funzione che deve invece essere condivisa

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