Vado a fare il cameriere... di Federico Barbarossa

Così, molti giovani negli anni ’60 e ’70, rispondevano alla domanda su quale professione avrebbero voluto intraprendere

A cura di Redazione Redazione
12 dicembre 2025 19:58
Vado a fare il cameriere... di Federico Barbarossa -
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SCUOLA: FORMAZIONE AL LAVORO

Così, molti giovani negli anni ’60 e ’70, rispondevano alla domanda su quale professione avrebbero voluto intraprendere. Erano consapevoli di trovare una buona occupazione in quel settore emergente, che in Sardegna cominciava a prendere piede. La Costa Smeralda, Alghero, Santa Margherita di Pula, Villasimius e Santa Teresa di Gallura erano le località più frequentate dai turisti italiani e stranieri tanto che cominciavano a strutturarsi per poter ospitarne ospitare sempre di più.

di Federico Barbarossa

Federico Barbarossa - Presidente ASMOT
Federico Barbarossa - Presidente ASMOT
Federico Barbarossa - Presidente ASMOT

Erano gli anni del boom economico italiano e la migrazione dal sud al nord e verso l’estero era in pieno fermento. Col turismo, invece, questa tendenza cominciava ad invertirsi tanto che a giungere in Sardegna in erano i professionisti del nord Italia e diversi stranieri, soprattutto in Costa Smeralda e in altre località turistiche. Erano svizzeri, tedeschi, inglesi e francesi chiamati dal Principe Aga Khan per contribuire alla crescita e allo sviluppo del suo progetto turistico in Sardegna. Ma, a giungere nei nostri lidi furono anche diversi imprenditori romagnoli e liguri che diedero vita a veri e propri borghi galluresi, lungo le coste vicine al gioiello della Costa Smeralda. Professionisti che si sono inseriti in quel bellissimo contesto e che negli anni si sono stabiliti in maniera definitiva nella nostra Isola. Grazie a loro è stato creato un modello che, ancora oggi, nonostante la costante evoluzione del turismo, continua ad essere vincente. Un contesto importante che ha regalato a quel fazzoletto di terra del nord-est sardo un prestigio internazionale che ha attirato negli anni, visitatori da ogni parte del mondo. Turisti che apprezzavano l’ospitalità di quella terra e la genuinità dei suoi abitanti che, nel frattempo, erano diventati degli autentici professionisti del settore. Erano Direttori d’Albergo, Chef di Cucina, Maître d’Hotel, Capi Ricevimento e Primi Portieri, veri maestri che avrebbero contribuito a far crescere nuove generazioni di professionisti da inserire nel mercato dell’ospitalità d’eccellenza. Dietro questa spinta, presero coraggio anche altre località che crebbero, credendo in questo nuovo fenomeno di sviluppo economico sostenuto da bellezze naturali incontaminate e da un clima perfetto per trascorrere le vacanze. In quegli anni la forza lavoro non mancava e riuscire ad inserirsi in quel sistema non era semplice; bisognava aver frequentato le Scuole Alberghiere, allora ospitate all’interno di alberghi funzionanti, dove in tre anni di studio, si conseguiva un diploma che ti apriva le porte del lavoro. Era un percorso di studi suddiviso in una settimana di studio teorico in aula e una di lavoro in albergo dove mettere in pratica quanto appreso durante le lezioni. Con questo triennio si completava il ciclo dell’obbligatorietà scolastica e si consentiva ai giovani di cominciare a lavorare. Gli indirizzi erano chiari e seguivano le esigenze di mercato nel quale tutti erano in grado di trovare un lavoro. Era così anche per altri settori come l’edilizia, l’industria, la meccanica, le imprese elettriche e l’agricoltura.

Ma come prevedibile, la nostra società è cambiata negli anni e con essa, le esigenze delle nuove generazioni, suffragate dal lecito desiderio di quei genitori artefici del boom economico, di far partire i propri figli da un gradino più alto. Purtroppo, però, quello che era stato visto come un fenomeno sociale, presto si rivelò una meteora che si dissolse lentamente fino alla graduale chiusura dell’industria sarda e di tutto l’indotto ad essa collegata. Un settore al quale si erano affidati in tanti e che aveva dato da vivere a tante famiglie. Non la stessa fine capitò al turismo che, anzi, continuava a crescere e ad espandersi lungo tutte le coste della dell’isola, assicurando occupazione a tanti giovani lavoratori. Intanto, la scuola si evolveva e col passare degli anni l’obbligatorietà scolastica venne estesa fino al compimento dei 18 anni, abolendo le Scuole Professionali che tanto avevano contribuito alla formazione di tanti lavoratori. Il nuovo panorama scolastico prevedeva, pertanto, i percorsi Liceali Classico e Scientifico, gli Istituti di Istruzione Superiore che accorpavano i vecchi indirizzi di Industriale, Geometri, Ragioneria e Agraria e gli IPSAR e/o IPSEOA le vecchie Scuole Alberghiere. Grazie a questa innovazione, i nuovi percorsi di Scuola Superiore furono estesi a cinque anni consentendo agli studenti, rispetto a quelli triennali, di poter accedere all’Università. Una vera rivoluzione nel sistema scolastico che, però, non ha mai tenuto conto delle reali esigenze di mercato; percorsi universitari a numero chiuso, indirizzi di studio discutibili, dimostratisi poco sostenibili nel contesto del lavoro. Sono stati creati esuberi nel comparto della Scuola, dell’Avvocatura, lasciando scoperto quello della Sanità dei Servizi, lontano da quel mondo che cominciava a bussare insistentemente alla porta: la tecnologia, l’informatica, la robotica. Settori che chiedevano risorse umane dedicate allo sviluppo e ai nuovi orizzonti, formate per il settore in continua evoluzione che notoriamente, richiede tempestività nelle soluzioni e immediatezza nella risposta alla domanda. E qui, il sistema scolastico inseriva nuovi percorsi universitari non più soltanto Magistrali, ma di durata triennale, Lauree Brevi con nuovi indirizzi di studio che intendevano seguire maggiormente le richieste del mercato del lavoro.

Uno sforzo notevole fatto con l’obiettivo di agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro di tanti giovani ma anche di ricollocare quelle risorse che, nel frattempo, con la chiusura di diversi siti industriali e l’abbandono di tante attività, li aveva espulsi dal lavoro senza alcuna prospettiva futura. Ai nostri giovani, perciò, non resta oggi che un panorama occupazionale ridotto ai minimi termini e senza una dislocazione puramente localistica ma universale. Ciò a dire che per trovare un lavoro rispondente ai loro desideri, tanti giovani dovranno fare le valigie e andare altrove. D’altronde, siamo cittadini del mondo e perciò, essere disposti anche a spostarci ovunque per poter lavorare. Una scelta che dovrebbe affrancarli da vecchi provincialismi e consentire loro di esplorare il mondo, conoscere altre culture e, se un giorno lo vorranno, magari tornare a casa. Ecco perché, la scelta dell’indirizzo scolastico non può più essere lasciata al condizionamento degli amici o alla comodità del non viaggiare per dormire un’ora in più, ma al vero desiderio dei ragazzi di valutare con estrema oggettività, ciò che immagina possa essere il suo futuro. I genitori dovrebbero essergli più vicini e aiutarli a valutare attentamente ogni prospettiva, a dispetto di banali e deboli convinzioni. In questo mese di gennaio saranno chiamati a scegliere l’indirizzo della Scuola Superiore tanti giovani studenti delle Scuole Medie come pure quelli degli Istituti Alberghieri, che dopo il biennio, dovranno indicare l’indirizzo professionale nel quale specializzarsi.

E proprio questi ultimi, dopo averli esplorati tutti e tre per un biennio, lo dovranno fare ora con più attenzione in virtù delle diverse peculiarità di una professione che, con molte probabilità, sarà quella definitiva. Cuochi, Camerieri e Addetti all’Accoglienza seguiranno percorsi specialistici diversi dove impareranno l’arte del cucinare, la conoscenza del servizio della ristorazione e l’essenza dell’ospitalità, elementi fondamentali di un settore che in oltre settant’anni, ha reso la Sardegna famosa in tutto il mondo. Mani preziose grazie alle quali continueranno a formarsi tanti giovani professionisti e, per chi lo vorrà, proseguire gli studi all’Università dove percorsi di studio di settore, li formeranno per diventare i futuri manager e imprenditori del turismo. Perché a determinare le scelte future di sviluppo di questa fantastica risorsa, saranno proprio questi giovani che oggi più di ieri, non saranno più solo semplici “camerieri” ma veri e propri manager del turismo sardo.

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