Albo pedagogisti ed educatori: "Chiediamo la proroga per l’iscrizione", tutte le criticità di una rivoluzione che condizionerà la comunità educante

L'Albo per pedagogisti ed educatori continua a far parlare di sé, di seguito  tutte le criticità di una rivoluzione che probabilmente condizionerà la comunità educante.

A cura di Doriana D'Elia
23 luglio 2024 17:48
Albo pedagogisti ed educatori: "Chiediamo la proroga per l’iscrizione",  tutte le criticità di una rivoluzione che condizionerà la comunità educante -
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L’Albo per pedagogisti ed educatori continua a far parlare di sé, di seguito  tutte le criticità di una rivoluzione che probabilmente condizionerà la comunità educante.

Con l’approvazione della Legge n.55 del 15 Aprile 2024 sono stati istituiti gli albi dei pedagogisti e degli educatori socio pedagogici, ai quali dovranno iscriversi tutti coloro che esercitano professioni pedagogico-educative. Non poche sono state le polemiche a riguardo, soprattutto nelle regioni che non hanno istituzionalizzato un processo di iscrizione telematico come nel caso della Campania, leggi anche di Pedagogisti ed educatori in rivolta, il caso della Campania. La CUB, come sindacato di base ravvisa altre criticità rintracciabili negli scarsi investimenti al welfare pubblico.

“A pochi giorni dalla scadenza per l’iscrizione, la confusione è molta e, certamente, non giova aver fissato la scadenza della fase transitoria di prima applicazione al 6 Agosto, nel pieno del periodo estivo, quando tanti e tante si godono un “sudato” riposo o sono impegnati in attività lavorative che consentano di tamponare l’assenza della retribuzione- dichiara il sindacato di base, CUB-. La legge attribuisce ai Presidenti dei Tribunali dei Capoluoghi il compito di nominare un Commissario, che dovrà occuparsi della formazione degli Albi, ma, nonostante la scadenza prossima, in alcune province non è ancora aperta la possibilità di iscriversi, la regione Puglia ha rinviato la data di iscrizione al 2 di ottobre. Non è ancora ben chiaro, inoltre, quali saranno i costi e gli oneri che dovranno sostenere le lavoratrici ed i lavoratori (tassa di iscrizione, formazione obbligatoria, assicurazioni, ecc) per poter esercitare la propria attività lavorativa”.

Un cambio generazionale, quello dell’istituzione di un albo che regolamenti una professione che non ha mai avuto un inquadramento netto ma che è stata sempre operativa nei sistemi educativo-riabilitativi. Molte le domande e i dubbi che lo stesso sindacato fa a se stesso:

“A chi giova l’istituzione di questi albi che assorbono e muovono tanti soldi? Certamente non alle lavoratrici e ai lavoratori che, di norma, o sono dipendenti pubblici o lavorano in aziende private che svolgono servizi educativi, per conto degli Enti Pubblici, i quali hanno la possibilità di verificare i requisiti professionali richiesti dalla legge”.

Non è solo una questione logistica o di tempestività per la produzione della domanda di adesione ma è anche l’aggravio fiscale che cadrà a pioggia su una classe lavoratrice che ha sempre svolto un ruolo sul territorio ed ora dovrà farsi carico ulteriori tasse con ricaduta periodica.

“I costi non possono essere a carico di chi lavora! Non è accettabile che l’educatore/trice paghi l’iscrizione all’Ordine, gli ECM, I’assicurazione, né che trascorra il proprio tempo libero per la formazione, utilizzando riposi e/o ferie. Tutti i costi devono essere totalmente a carico delle aziende e la formazione deve essere fatta in orario di lavoro- conclude la CUB-. Due albi per gli educatori separano definitivamente i profili professionali, mentre da sempre vogliamo un PROFILO UNICO DEGLI EDUCATORI, perché il nostro lavoro non è solo sanitario, né solo sociale, ma relazionale in tutti i contesti, con la possibilità di cambiare utenza: alcuni educatori avrebbero addirittura la necessità di iscriversi a due albi, operando in servizi socio educativi e socio sanitari, a volte anche con la stessa cooperativa. Per manifestando la nostra convinta contrarietà all’obbligo di iscrizione all’albo, inutile balzello richiesto a lavoratori e lavoratrici che già debbono sostenere condizioni lavorative precarie, con salari miseri, consigliamo a tutte e tutti gli operatori dei servizi in questione, indipendentemente dal titolo, di inoltrare la domanda presso le Cancellerie dei Tribunali, al fine di evitare eventuali ripercussioni”.

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