Anief: sciopero 15 novembre contro l’abuso di precariato e l’inerzia dello Stato

Il 15 novembre si prevede un altro importante sciopero nella scuola italiana, questa volta organizzato da Anief, il sindacato che rappresenta una buona parte dei lavoratori del mondo dell’istruzione....

A cura di Redazione
04 novembre 2024 21:23
Anief: sciopero 15 novembre contro l’abuso di precariato e l’inerzia dello Stato -
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Il 15 novembre si prevede un altro importante sciopero nella scuola italiana, questa volta organizzato da Anief, il sindacato che rappresenta una buona parte dei lavoratori del mondo dell’istruzione. La protesta nasce dalla lunga battaglia contro l’abuso dei contratti a termine e la mancata stabilizzazione di migliaia di precari che, nonostante anni di servizio, non hanno ancora trovato la tanto attesa certezza del posto fisso. Questa situazione, per molti, rappresenta una ferita aperta nel sistema scolastico italiano, soprattutto perché affonda le sue radici in decisioni europee che impongono agli Stati membri il dovere di garantire una stabilità lavorativa ai propri cittadini.

L’origine del problema: direttiva europea e sentenze disattese

La questione della stabilizzazione dei precari nella scuola non è nuova e risale alla direttiva europea 70/99, emanata venticinque anni fa, che imponeva ai Paesi membri di regolarizzare i contratti a termine in eccesso. La normativa prevede che, dopo trentasei mesi di supplenze, i lavoratori abbiano diritto a un’assunzione a tempo indeterminato, principio che l’Italia non ha rispettato in maniera efficace. A confermare l’obbligo italiano, nel 2013 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea emise una sentenza a favore della stabilizzazione dei precari nel settore scolastico, evidenziando la violazione dei diritti lavorativi. Tuttavia, nonostante le pronunce giuridiche e l’impegno sindacale, lo Stato italiano non ha ancora applicato in maniera piena tali disposizioni, lasciando migliaia di lavoratori in un limbo professionale.

La questione è tornata alla ribalta anche nel 2020, quando il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha accolto una denuncia in merito, segnalando come l’Italia continuasse a ignorare il problema. Tuttavia, a quattro anni da quella pronuncia, le istituzioni italiane non sono ancora riuscite a dare una risposta strutturale, sollevando il malcontento dei lavoratori precari.

Sciopero del 31 ottobre e la protesta della Flc Cgil

Lo sciopero del 15 novembre, organizzato da Anief, segue di pochi giorni quello del 31 ottobre, promosso dalla Flc Cgil, che ha coinvolto scuole, università e istituti di ricerca in tutta Italia. Questa mobilitazione ha visto una significativa partecipazione, con un forte appello al governo affinché preveda nella legge di bilancio interventi incisivi per il settore scolastico. Durante la manifestazione a Viale Trastevere, davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Alessandro Rapezzi, segretario nazionale della Flc Cgil, ha ribadito l’urgenza di sostenere il personale scolastico, soprattutto in termini di stabilizzazione dei precari e miglioramento delle condizioni di lavoro.

Un punto critico è rappresentato anche dal dimensionamento scolastico e dai tagli previsti, che in regioni come la Toscana hanno suscitato forti resistenze. Le assemblee della Uilscuola, ad esempio, hanno visto una partecipazione massiccia, con interi istituti scolastici che hanno chiuso per consentire ai docenti e al personale ATA di partecipare e di unirsi alle proteste. La Uil ha infatti denunciato la qualità insufficiente del nuovo contratto e l’assenza di misure che riconoscano adeguatamente il ruolo dei docenti e degli assistenti tecnici e amministrativi.

Anief: richieste per la stabilizzazione dei precari

Per Anief, il 15 novembre sarà l’occasione per riaffermare la propria posizione contro l’abuso dei contratti a termine e per richiedere la stabilizzazione dei lavoratori precari. Le richieste del sindacato puntano alla creazione di un sistema di reclutamento trasparente e meritocratico, che permetta a coloro che hanno accumulato anni di servizio come supplenti di accedere all’immissione in ruolo. Anief chiede anche un intervento urgente sul fronte della retribuzione, con aumenti stipendiali che rispecchino l’impegno dei lavoratori e permettano loro di affrontare l’aumento del costo della vita.

Il sindacato ha più volte sottolineato l’importanza di una scuola che garantisca continuità educativa e stabilità lavorativa, due fattori essenziali per il benessere degli studenti e per una didattica di qualità. La continua precarietà, infatti, non danneggia solo i lavoratori, ma si riflette anche sulla qualità del sistema educativo, che soffre della mancanza di personale stabile e qualificato.

La situazione economica: il peso dello sciopero

Anche se la partecipazione agli scioperi è stata significativa, alcuni docenti hanno scelto di non aderire per ragioni economiche. Le difficoltà finanziarie che colpiscono molte famiglie italiane, infatti, rappresentano un deterrente per alcuni lavoratori che non possono permettersi una giornata senza stipendio. Tuttavia, nonostante questi ostacoli, la volontà di manifestare resta alta, evidenziando come la richiesta di stabilizzazione non sia solo una questione di miglioramento lavorativo, ma anche di dignità professionale e di giustizia sociale.

Cosa ci si aspetta dal futuro

La speranza dei sindacati e dei lavoratori è che lo sciopero del 15 novembre rappresenti un punto di svolta, costringendo il governo a prendere finalmente posizione e ad ascoltare le richieste di chi opera quotidianamente nelle scuole italiane. L’auspicio è che il governo includa nella legge di bilancio misure concrete per porre fine alla piaga del precariato, stabilizzando il personale e garantendo il diritto dei lavoratori a una continuità professionale.

Inoltre, lo sciopero vuole accendere i riflettori sul tema della riforma del reclutamento, auspicando l’introduzione di un sistema che permetta ai docenti di raggiungere una stabilità in tempi ragionevoli, senza dover affrontare lunghi anni di incertezza e senza risposte concrete. Per il momento, però, il mondo della scuola resta in attesa, tra la speranza di un cambiamento e il timore di un altro passo falso da parte delle istituzioni.

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