Assegnazione provvisoria: cos’è, chi può richiederla e quali sono le regole per l’a.s. 2025/2026
Assegnazione provvisoria: cos’è, chi può richiederla e quali sono le regole per l’a.s. 2025/2026

L’assegnazione provvisoria è una misura prevista dal contratto collettivo nazionale del comparto scuola che consente ai docenti e al personale educativo e ATA di ottenere, per un solo anno scolastico, un trasferimento temporaneo in una sede diversa da quella di titolarità, per motivi legati all’esigenza di ricongiungersi alla famiglia o ad altri gravi motivi personali. Questa possibilità rappresenta una soluzione di equilibrio tra le esigenze del personale scolastico e la necessità di garantire continuità didattica agli alunni.
Chi può richiedere l’assegnazione provvisoria
L’assegnazione provvisoria può essere richiesta dai seguenti soggetti:
Docenti di ruolo, compresi i neoassunti in fase di immissione in ruolo o da GPS sostegno prima fascia (art. 59, comma 4 del D.L. 73/2021), purché abbiano superato il periodo di prova;
Docenti con contratto a tempo indeterminato in attesa della sede definitiva (ad esempio, titolari su provincia);
Personale educativo e ATA con contratto a tempo indeterminato;
Docenti con figli minori di 12 anni, figli disabili o esigenze di ricongiungimento al coniuge o al convivente stabilmente residente nel comune richiesto.
In base alla normativa vigente, sono esclusi dalla possibilità di richiedere l’assegnazione provvisoria coloro che non hanno ancora superato l’anno di prova (tranne che non siano stati esplicitamente ammessi con deroga da accordi contrattuali annuali) o che abbiano vincoli di permanenza derivanti da norme legislative o concorsuali non derogate.
Criteri e priorità
Le domande di assegnazione provvisoria vengono valutate secondo criteri stabiliti annualmente da un contratto integrativo siglato tra il Ministero dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali rappresentative. I criteri prioritari per l’accoglimento delle domande sono, in genere:
Ricongiungimento al coniuge, ai figli, o ai genitori non autosufficienti;
Presenza di figli minori di 12 anni (o, in alcuni casi, di figli disabili anche se maggiorenni);
Situazioni di salute documentate che richiedono la vicinanza a strutture sanitarie;
Altri motivi gravi, come assistenza a parenti disabili (legge 104/1992).
Le assegnazioni vengono effettuate nei limiti dei posti disponibili dopo le operazioni di mobilità definitiva e prima della nomina degli incarichi a tempo determinato. I docenti possono richiedere assegnazione sia all’interno della provincia di titolarità sia in altra provincia, compatibilmente con le regole contrattuali.
Modalità di presentazione della domanda
La domanda di assegnazione provvisoria deve essere presentata online attraverso la piattaforma POLIS – Istanze On Line, nei tempi stabiliti annualmente dal Ministero. Solitamente, le finestre temporali sono collocate tra la fine di giugno e la prima metà di luglio, per consentire la definizione dell’organico prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
È possibile esprimere preferenze per comuni, distretti e singole scuole. In caso di disponibilità di posti, l’amministrazione assegna la sede in base alle preferenze espresse, seguendo l’ordine di priorità previsto.
Le novità per l’a.s. 2025/2026
In attesa della sottoscrizione definitiva del contratto integrativo annuale, le organizzazioni sindacali stanno trattando per ottenere la conferma delle deroghe ai vincoli triennali di permanenza sulla sede di titolarità, in particolare per i docenti assunti con i nuovi percorsi concorsuali (concorso straordinario-bis, concorso ordinario 2023). Se confermate le deroghe già previste nel 2024, si prevede la possibilità anche per questi docenti di accedere all’assegnazione provvisoria, soprattutto se in possesso dei requisiti familiari o legati alla disabilità.
Resta da chiarire anche la posizione dei docenti assunti su sostegno con procedure straordinarie, per i quali potrebbero essere stabilite regole particolari.
L’assegnazione provvisoria è uno strumento fondamentale per coniugare il diritto alla famiglia e alla cura con il dovere di assicurare continuità educativa. Anche se temporanea, questa misura ha un impatto significativo sulla qualità della vita del personale scolastico. È auspicabile che le trattative tra sindacati e ministero portino a un’intesa che garantisca il più ampio accesso possibile a questa forma di mobilità, nel rispetto delle esigenze delle istituzioni scolastiche.