Attività a pagamento in orario scolastico: limiti legali e questioni operative
La sfida tra gratuità dell'istruzione e offerta formativa ampliata
Dal punto di vista normativo, l'approccio più coerente prevede che contributi volontari e quote di partecipazione siano richiesti esclusivamente per attività facoltative, aggiuntive rispetto al curricolo standard e possibilmente realizzate fuori dall'orario di lezione. Quando un progetto si inserisce nelle ore curricolari, deve assumere natura pienamente obbligatoria e quindi essere completamente gratuito per tutti gli studenti, finanziato attraverso le risorse della scuola, fondi pubblici o privati esterni, oppure sponsorizzazioni conformi alla normativa. Qualunque condizionamento economico per attività svolte in orario obbligatorio rischia di contravvenire al principio costituzionale di uguaglianza nell'accesso all'istruzione e alla ratio della gratuità scolastica.
Il ruolo della governance scolastica
In questo contesto, gli organi collegiali e i documenti programmatici dell'istituto assumono un'importanza cruciale. Il Piano Triennale dell'Offerta Formativa, il regolamento interno e le delibere del collegio docenti e del consiglio di istituto devono stabilire con precisione criteri, modalità e condizioni per l'attivazione di progetti a pagamento, evidenziando la distinzione netta tra attività curricolari e opzionali. Una normativa interna chiara non solo salvaguarda i diritti di studenti e famiglie, ma tutela anche dirigenti e insegnanti da prassi ambigue, spesso originate da necessità organizzative o finanziarie ma giuridicamente deboli.
Quindi?
L'arricchimento dell'offerta formativa è non solo legittimo ma desiderabile. Tuttavia, quando si realizza nell'orario curricolare, deve rispettare integralmente i principi di gratuità e universalità del servizio pubblico di istruzione. Solo così si garantisce che ogni innovazione didattica rafforzi, anziché minare, l'uguaglianza di opportunità educative per tutti gli studenti.