Autonomia scolastica, 25 anni di una riforma. Bilanci e prospettive

I sindacati e la politica dialogano alla Camera sull’autonomia scolastica

A cura di Redazione Redazione
18 novembre 2025 10:43
Autonomia scolastica, 25 anni di una riforma. Bilanci e prospettive -
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Ieri si è svolto, presso la sala Berlinguer della Camera dei Deputati, l'incontro "Autonomia scolastica, 25 anni di una riforma. Bilanci e prospettive". Un’iniziativa organizzata dai responsabili nazionali scuola del PD e del PSI, Irene Manzi e Luca Fantò, a cui hanno partecipato i segretari di CISL CGIL e UIL scuola. Ha introdotto i lavori il professor Rubinacci. Gli interventi hanno individuato nella riforma dell'autonomia scolastica uno strumento dalle grandi potenzialità. Purtroppo ostacolato nella sua applicazione, lo strumento di autonomia didattica di ricerca e innovazione rischia di trasformarsi a volte in uno strumento gestionale di tipo burocratico. Ma l'autonomia scolastica, opportunamente riorganizzata, può ancora svolgere il suo compito costituzionale. Come rilevato da Fantò, responsabile nazionale scuola del PSI, "un compito essenzialmente educativo e formativo, che deve trovare forza nelle iniziative di ricerca e innovazione praticate dai docenti. È, pertanto, necessario finanziarie la formazione dei docenti e dei DS, ma soprattutto far ritrovare loro l'entusiasmo che 26 anni e 14 ministri, con politiche spesso contraddittorie, hanno fatto perdere loro". L'incontro svoltosi ieri alla Camera ha riunito intorno al tavolo i tre principali sindacati della scuola.

“L’autonomia scolastica, nata con forti aspettative, è oggi indebolita da tagli alle risorse (legge 440/97) e dalla mancata riforma degli organi collegiali. La sua riduzione a funzione amministrativa ha snaturato il progetto politico originario, fondato sulla libertà didattica e sulla scuola come strumento costituzionale di uguaglianza (art. 3). È necessario rilanciare il valore pubblico e unitario della scuola nazionale, sostenuta da docenti autonomi che individualizzano l’insegnamento senza frammentare il sistema. Servono organici stabili, ricerca-azione finanziata e una vera valorizzazione della dimensione sperimentale dell’autonomia. La dirigenza scolastica deve tornare a essere guida di comunità educante, non gestione manageriale. Occorrono infine risorse e contrattazione nazionale adeguate per dare dignità a docenti e ATA”, ha rilevato Gianna Fracassi, Cgil scuola. Mentre per Ivana Barbacci, Cisl scuola: "Sono trascorsi 26 anni dal decreto attuativo della riforma che ha introdotto l'autonomia scolastica, anni in cui si sono avvicendati 14 ministri dell'Istruzione. La riteniamo una riforma di prospettiva, visionaria, in primis perché fa assurgere le scuole a rango costituzionale. Eppure si è rivelata incompleta, perché non è stata accompagnata dall'attivazione dei processi che ne conseguivano. Al contrario, nel tempo troppi interventi legislativi ne hanno in realtà minato le basi, anche disarticolando il legame tra la scuola e le agenzie del territorio". Per Giuseppe D’Aprile, UIL scuola, “L’autonomia scolastica ha rappresentato una svolta culturale nel superamento del centralismo, riconoscendo la complessità dei contesti educativi locali. A oltre vent’anni dalla riforma, resta però un progetto incompiuto, frenato da risorse insufficienti e dalla continua instabilità politica. Le scuole credono nell’autonomia, ma spesso la vivono come burocrazia aggiuntiva invece che come spazio di libertà professionale.

Per rilanciarla serve una revisione critica che valorizzi i risultati e affronti le criticità strutturali.

Solo un ecosistema normativo, finanziario e culturale adeguato può trasformare l’autonomia da principio dichiarato a pratica concreta.

La sua piena realizzazione dipende dalle scelte della politica, chiamata a garantirne condizioni, continuità e visione”. Ha concluso i lavori Irene Manzi, responsabile nazionale scuola Pd, ricordando che: “L’autonomia scolastica è lo strumento che permette alla scuola della Repubblica di personalizzare i percorsi educativi, valorizzando le differenze degli studenti e le specificità dei territori. Per funzionare davvero, deve essere sostenuta da risorse adeguate, da una redistribuzione più equa e da una forte valorizzazione sociale e professionale di tutte le figure della scuola, a partire dagli insegnanti e dal personale ATA. Serve ridurre il carico burocratico e rafforzare le possibilità di intervento delle scuole, anche su spazi e personale, per elevare gli standard complessivi. L’autonomia è garanzia di libertà e pluralismo, per questo desta preoccupazione ogni tentativo di controllo centralistico come le recenti iniziative del governo. Solo una comunità educante davvero coinvolta, in dialogo con il tessuto sociale e culturale del territorio, può dare piena attuazione a un progetto che resta decisivo per il futuro del Paese”. Il prossimo obiettivo che PD e PSI si pongono è riunire intorno al tema della scuola e del rafforzamento della sua autonomia anche le altre forze di opposizione. “In una situazione così critica per il futuro della scuola, ha chiosato Fantò, e quindi dei nostri giovani, solo l'unità delle forze sindacali e politiche può rappresentare lo strumento per restituire all'istruzione pubblica la forza e l'entusiasmo necessari”.

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