“Carta del Docente 2025/26 in ritardo: la petizione dei professori”
Nella mattinata del 18 novembre 2025, la testata La Stampa ha pubblicato un’analisi del forte malcontento che attraversa il mondo della scuola
Nella mattinata del 18 novembre 2025, la testata La Stampa ha pubblicato un’analisi del forte malcontento che attraversa il mondo della scuola in merito all’avvio della Carta del Docente per l’anno scolastico 2025/26.
Un bonus in attesa
Il programma Carta del Docente – istituito per sostenere la formazione, l’aggiornamento, l’acquisto di testi, strumenti didattici e attività culturali da parte dei docenti della scuola statale – è ormai da anni un riferimento per i docenti di ruolo. Per l’anno 2025/26, tuttavia, si registra un serio ritardo: l’attivazione è stata posticipata e non è ancora certo se l’importo – storicamente pari a circa 500 euro – sarà mantenuto nella sua totalità o subisca una riduzione.
Questo slittamento e l’incertezza sull’importo hanno sollevato una serie di proteste in tutto il paese, con sindacati e insegnanti che richiedono chiarezza e tempestività per evitare che lo strumento risulti inadeguato rispetto alle esigenze didattiche.
Le ragioni della protesta
Tra le motivazioni del malumore:
l’anno scolastico è già iniziato a settembre e molti insegnanti lamentano di dover anticipare spese (libri, corsi, strumenti digitali) senza poter contare sul bonus.
il rischio di una riduzione generalizzata dell’importo che finora ha garantito la stessa cifra da circa dieci anni.
la percezione che, se l’attivazione sarà troppo tardiva – ipotesi che il ritardo spinge verso gennaio/febbraio – molti docenti, specialmente supplenti, avranno tempi troppo stretti per utilizzare il credito.
il fatto che la misura, pensata per valorizzare la professionalità docente, stia apparendo in sofferenza proprio sul piano operativo e della certezza normativa.
Le voci sindacali e le petizioni
Il sindacato Gilda degli Insegnanti, per bocca del coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana, ha definito «fallimentare una proroga così tardiva di un bonus che per gli insegnanti è un diritto». I docenti si trovano in una posizione di attesa, mentre la petizione promossa dal gruppo Facebook “Professione Insegnante” raccoglie migliaia di firme in poche ore e richiede l’immediata attivazione del bonus senza riduzione dell’importo.
Inoltre, il movimento sindacale sottolinea la correlazione con le sentenze che hanno esteso il diritto della Carta del Docente anche ai supplenti con contratto al 30 giugno: «al ritardo si uniscono quelli delle sentenze pendenti», è la denuncia.
Le possibili implicazioni
Il rinvio dell’attivazione al 2026 o l’ipotesi di riduzione dell’importo generano più conseguenze:
Per i docenti che avrebbero voluto avviare corsi di aggiornamento o acquistare strumenti a inizio anno, il bonus diventa troppo tardivo per essere utile.
Se l’importo dovesse essere ridotto, diminuisce anche la percezione di valorizzazione professionale.
La misura rischia di perdere credibilità come strumento concreto di investimento nella didattica, diventando piuttosto un’indennità tardiva o parziale.
Le interrogazioni parlamentari sono state avviate da parte del gruppo Movimento 5 Stelle che ha chiesto al ministro Giuseppe Valditara di intervenire tempestivamente: «La situazione è oggettivamente allarmante… la scuola non può essere lasciata in attesa», recita uno dei comunicati.
L’attesa per l’attivazione della Carta del Docente 2025/26 e la possibile riduzione del bonus stanno alimentando una frattura tra il personale docente e l’amministrazione scolastica. Al di là dell’entità economica, è la tempistica e la certezza della misura a essere al centro della protesta: un bonus che arriva troppo tardi o in forma ridotta rischia di perdere di efficacia nel sostenere gli investimenti nella formazione e nella didattica che i docenti sono chiamati a sostenere.
In un contesto in cui la scuola italiana è chiamata a innovarsi e adottare strumenti digitali, aggiornarsi e valorizzarsi professionalmente, la certezza e la rapidità degli strumenti di sostegno diventano elementi essenziali per evitare che l’impegno degli insegnanti venga vanificato.
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