Compiti a casa: troppi o pochi? Il Censis scrive ai Presidi

Con la riapertura delle scuole, torna al centro del dibattito un tema che ogni anno suscita discussioni tra genitori, insegnanti e studenti: i compiti a casa. Sono troppi? Troppo pochi? Utili per migl...

A cura di Redazione
01 ottobre 2024 08:23
Compiti a casa: troppi o pochi? Il Censis scrive ai Presidi -
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Con la riapertura delle scuole, torna al centro del dibattito un tema che ogni anno suscita discussioni tra genitori, insegnanti e studenti: i compiti a casa. Sono troppi? Troppo pochi? Utili per migliorare il rendimento o semplicemente un peso aggiuntivo per gli studenti dopo una lunga giornata scolastica? Il Censis, in vista del Rapporto annuale 2024, ha deciso di approfondire il tema attraverso un questionario rivolto ai dirigenti scolastici, per esaminare gli effetti dei compiti a casa, con un particolare focus sugli aspetti legati alle disuguaglianze educative.

L’Italia e l’abbondanza di compiti

Secondo diversi studi, l’Italia si colloca tra i paesi dove gli studenti dedicano più tempo ai compiti rispetto alla media europea. Questo fenomeno ha suscitato diverse opinioni contrastanti tra gli esperti e le famiglie. Da un lato, c’è chi sostiene che i compiti consolidano quanto appreso in classe e migliorano il rendimento scolastico; dall’altro, si sottolinea il rischio di sovraccaricare gli studenti, soprattutto quelli più giovani, compromettendo così il loro equilibrio tra studio, riposo e tempo libero.

Le ricerche sui benefici

Le ricerche sui benefici dei compiti a casa sono discordanti. Alcuni studi affermano che i compiti rafforzano le competenze cognitive e aiutano gli studenti a sviluppare un metodo di studio autonomo, ma questi benefici sembrano manifestarsi principalmente negli studenti più grandi. Per i più piccoli, invece, l’effetto positivo è meno evidente, e potrebbe generare stress o frustrazione, soprattutto se il carico di lavoro è eccessivo.

I compiti a casa e le disuguaglianze

Un punto particolarmente critico, che il Censis intende esaminare, è l’impatto dei compiti a casa sulle diseguaglianze sociali. Gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate potrebbero non avere accesso a un ambiente di studio adeguato o al supporto necessario per svolgere i compiti. La mancanza di una guida in casa, come genitori in grado di aiutare o motivare i propri figli, potrebbe portare a difficoltà nel completamento dei compiti, rendendo il processo scolastico ancora più faticoso.

In molti casi, gli studenti in difficoltà impiegano un numero eccessivo di ore per svolgere i compiti rispetto ai loro compagni più avvantaggiati. Questa situazione non solo amplifica il divario tra studenti, ma può anche contribuire a un senso di frustrazione e inadeguatezza tra coloro che non riescono a tenere il passo con gli altri.

I compiti come strumento di inclusione o esclusione?

L’analisi del Censis indaga se i compiti a casa, così come sono strutturati oggi, possano essere un fattore che contribuisce alle disuguaglianze educative. Se da un lato i compiti possono potenziare l’apprendimento per gli studenti più fortunati, dall’altro potrebbero penalizzare chi non ha le risorse o il supporto adeguato per gestire il carico di lavoro.

Quale futuro per i compiti a casa?

Il dibattito rimane aperto. Alcuni esperti suggeriscono di rivedere il carico e la qualità dei compiti, adottando un approccio più equilibrato che tenga conto delle diverse esigenze degli studenti. Altri propongono di sostituire i compiti tradizionali con attività più pratiche e interattive, che possano essere svolte sia in classe che a casa, per garantire una maggiore equità.

Nel frattempo, i dati raccolti dal Censis attraverso il questionario ai presidi potrebbero fornire nuove prospettive su come i compiti a casa influenzano l’apprendimento e le disuguaglianze educative, aprendo la strada a possibili riforme nel sistema scolastico italiano.

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