Dimensionamento: è guerra aperta tra Regione Campania e Governo
[media id="3792"]Tutto pronto per la guerra (per ora solo dei numeri, domani presumibilmente nelle sedi giudiziarie) tra la Regione Campania ed il Ministero dell’ Istruzione e del Merito. Giovedi scor...


Tutto pronto per la guerra (per ora solo dei numeri, domani presumibilmente nelle sedi giudiziarie) tra la Regione Campania ed il Ministero dell’ Istruzione e del Merito. Giovedi scorso l’ incontro organizzato dall’ assessore Lucia Fortini con sindaci, dirigenti scolastici ed organizzazioni sindacali: «il prossimo anno, il governo chiuderà 120 scuole nella nostra regione». Colpa della finanziaria e del ministro Valditara.
Non si fa attendere la risposta di viale Trastevere. Carmela Palumbo, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, spiega a il Mattino: le scuole a diposizione dei cittadini rimangono le stesse. Ad essere ridotti saranno dirigenti scolastici e DSGA che dovranno seguire i criteri stabiliti già dal governo Draghi come numero di allievi per ogni autonomia scolastica. In pratica i plessi dove materialmente si fa lezione resteranno gli stessi, ma le scuole troppo piccole verranno accorpate amministrativamente e gestite dallo stesso dirigente scolastico. Anzi, spiega ancora la Palumbo nella sua intervista, il meccanismo approvato da Valditara prevede addirittura sette autonomia scolastiche (quindi con DS e DSGA dedicati) in più rispetto a quello che il governo precedente aveva stabilito sulla scorta del PNRR. La causa del drastico ridimensionamento di dirigenze scolastiche in Campania? Le continue deroghe degli anni passati, sulla base delle quali sono rimasti in piedi istituti troppo piccoli per giustificare l’ impiego di risorse necessario.
Replica di nuovo la Fortini: sono persone e non numeri (e vabbé), la questione è politica, ma soprattutto non è vero che il PNRR impone questi numeri.
I numeri? Dice Fortini «attualmente in Campania abbiamo 865 sedi normodimensionate ai sensi dell’articolo 19 comma 5 del decreto legge 98 del 2011. Cioè quello che fissa 600 alunni per grandi centri e 400 per quelli piccoli. Secondo il Mim, questo numero diventerà 832 tra un anno, e con l’applicazione della nuova norma ci daranno 7 sedi in più, passando a 839. Ebbene, mentono. Quelle 832 scuole di cui parlano, se pure fosse una previsione, è errata. Noi non perderemo così tante autonomie con i parametri 600-400. Resta il dato inoppugnabile: in Campania ho 865 scuole e tra due anni coi loro parametri passeranno a 839: quindi le scuole le perdo. E a dirlo non sono io ma proprio loro, nei documenti che ci hanno fornito».
Insomma, chi ha ragione e quante scuole spariranno dalla Campania nei prossimi due anni? La chiave sta nella vicenda del Dirigente Scolastico, Franco di Cecilia (riportata anche questa da il Mattino): un solo DS per una scuola che conta 38 plessi, distanti tra di loro anche 38 chilometri.
In pratica il MIM dell’ epoca Meloni (ma prima ancora il MIUR dell’ epoca Draghi), ha dichiarato guerra alle scuole troppo piccole ed al meccanismo delle ‘reggenze’, cioè di Presidi che reggono più scuole in contemporanea. Ogni scuola avrà il suo dirigente scolastico ed il suo DSGA, basandosi essenzialmente sul numero di allievi. Un criterio di puro efficientismo economico, che De Luca contesta soprattutto perché a decidere come organizzare le scuole dovrà essere proprio lui. La norma di Valditara, infatti, consente di organizzare alle regioni di organizzare la rete di scuole in maniera autonoma, fermo restando i parametri complessivi. Toccherà quindi alle singole regioni decidere come organizzare le scuole nelle aree disagiate, magari prevedendo scuole con poche centinaia di allievi in zone disagiate, da compensare necessariamente con accorpamenti più consistenti nelle zone urbane. Insomma, se ora la regione può rispondere al DS dei trentotto plessi che è colpa dei parametri del governo, dall’ anno prossimo toccherà proprio alla regione prevedere accorpamenti più razionali. Riducendo le autonomie (quindi i posti di DS e DSGA) nelle aree urbane ed aumentandoli nelle zone disagiate. Creando, c’è da scommetterci, più di qualche malumore.
La conferma? Sta tutta nella proposta dell’ assessore Fortini: lasciamo tutto com’ è, deroghe comprese.
Che non è nemmeno una proposta irragionevole, a ben guardare, ma che per come nasce e si muove finirà presumibilmente in sede giudiziaria a corroborare un processo tutto interno alla dialettica politica. Con il sospetto che si tratti soltanto della nuova frontiera nella consueta guerra del governatore della Campania al governo in carica. Qualunque esso sia…