Educazione sessuale nelle scuole: il Governo destina i fondi alla prevenzione dell’infertilità

La Legge di Bilancio aveva previsto uno stanziamento di 500mila euro per sostenere iniziative di educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie. L’emendamento, presentato da Riccardo Magi, pu...

A cura di Redazione
09 gennaio 2025 20:16
Educazione sessuale nelle scuole: il Governo destina i fondi alla prevenzione dell’infertilità -
Condividi

La Legge di Bilancio aveva previsto uno stanziamento di 500mila euro per sostenere iniziative di educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie. L’emendamento, presentato da Riccardo Magi, puntava a colmare le lacune esistenti nell’offerta formativa, offrendo a studenti e studentesse percorsi incentrati su prevenzione, salute riproduttiva e conoscenza del proprio corpo. L’obiettivo era fornire uno strumento di orientamento e supporto, spesso assente in diverse aree del Paese, e accompagnare gli adolescenti nella comprensione della sessualità in modo responsabile e consapevole.

La decisione del Governo e la “priorità” data all’infertilità

Nonostante l’approvazione dell’emendamento, il Governo ha annunciato che i fondi saranno utilizzati “prioritariamente” per formare gli insegnanti sulla prevenzione dell’infertilità sia maschile sia femminile. A comunicarlo, in un intervento nell’Aula della Camera, è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Secondo le sue dichiarazioni, questa scelta risponderebbe all’urgenza di sensibilizzare i giovani su uno dei fattori che incidono maggiormente sul calo demografico nel Paese, fornendo indicazioni su stili di vita, abitudini e controlli medici che possono prevenire problematiche legate alla fertilità in età adulta.

Le polemiche politiche e le reazioni dell’opposizione

La decisione ha suscitato un acceso dibattito politico. Il promotore dell’emendamento, Riccardo Magi, ha definito questa mossa “un’operazione sporca” e una “retromarcia” rispetto alla volontà iniziale di ampliare l’offerta di educazione sessuale. Dello stesso tenore le critiche del Partito Democratico, che ha parlato di “fissazione sessuofobica” di una parte della destra, e del Movimento 5 Stelle, secondo cui la misura rischia di risultare depotenziata a causa della limitata disponibilità economica e del suo utilizzo per un unico argomento.

L’approvazione di una parte della maggioranza

Al contrario, la Lega ha espresso soddisfazione per l’impostazione data dal Governo, sostenendo che così si eviterebbe il rischio di introdurre presunte “ideologie gender” nelle scuole. In particolare, il deputato leghista Rossano Sasso ha manifestato il timore che i temi della sessualità potessero essere affrontati in modo inappropriato anche con studenti di età inferiore a quella prevista dall’emendamento. Su questa posizione, sono arrivate critiche sia dall’opposizione sia da alcuni docenti, i quali sottolineano che la misura di legge riguarda esclusivamente gli istituti secondari, ossia ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni.

Il dibattito sulla completezza dell’educazione sessuale

Insegnanti, pedagogisti e psicologi si interrogano sull’adeguatezza di concentrare un finanziamento, già considerato modesto per un progetto nazionale, esclusivamente sulla prevenzione dell’infertilità. Diversi esperti ritengono infatti che un percorso di educazione sessuale debba includere una gamma più ampia di argomenti, come la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, la contraccezione e l’educazione all’affettività. Il timore è che si perda l’occasione di fornire alle nuove generazioni informazioni complete e strumenti utili a gestire la propria sessualità con maggior consapevolezza.

Università e accuse di ingerenze “anti-gender”

Parallelamente alla questione legata alle scuole, si è aperto un nuovo fronte di discussione sugli atenei italiani. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, è stata accusata da un gruppo di 120 docenti di aver autorizzato alcune ispezioni presso le università di Roma Tre e Sassari per verificare corsi di studio ritenuti “pro-gender”. Il Ministero ha negato la natura ispettiva, definendo le iniziative semplici verifiche in linea con l’articolo 33 della Costituzione, che garantisce l’autonomia didattica e scientifica degli atenei. Questo episodio ha sollevato ulteriori dubbi sulle possibili influenze politiche nei settori dell’istruzione e della ricerca.

Una prospettiva futura tra prevenzione e consapevolezza

Il dibattito riflette la difficoltà, in Italia, di stabilire un percorso condiviso sull’educazione sessuale e affettiva. Da una parte, il Governo sottolinea la necessità di formare i docenti sul tema dell’infertilità, considerato cruciale in un Paese che da anni registra un basso tasso di natalità. Dall’altra, molti sostengono che l’educazione sessuale non debba limitarsi a uno specifico aspetto ma, al contrario, abbracciare l’intera sfera relazionale, fornendo ai ragazzi competenze e conoscenze per gestire la propria vita affettiva e sessuale in modo sereno e responsabile. Resta ora da capire se in futuro verranno trovate risorse aggiuntive o progetti più articolati, capaci di includere sia la prevenzione dell’infertilità sia un approccio più ampio e organico all’educazione sessuale.

Segui La Voce della Scuola