“I collaborazioni scolastici verso l’invisibilità”
La scuola pubblica italiana si appresta a vivere una delle più gravi cesure occupazionali degli ultimi anni


Si è svolta questa mattina, presso il Ministero dell'Istruzione e del Merito, l'ennesima riunione destinata a dare il colpo di grazia al personale ATA.
La scuola pubblica italiana si appresta a vivere una delle più gravi cesure occupazionali degli ultimi anni.
Con l’introduzione della figura dell’Operatore Scolastico, prevista per l’anno scolastico 2026/2027, il Ministero dell’Istruzione e del Merito inaugura una stagione di esclusione sistematica, penalizzando duramente decine di migliaia di lavoratori precari, in particolare i Collaboratori Scolastici inseriti nelle graduatorie di prima e terza fascia.
⚠️ 𝗜 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗶𝘀𝗶:
A oggi, il personale Collaboratore Scolastico è composto da circa 110.000 unità. Ogni anno, il naturale turnover permette l’accesso a 33.000 posti, di cui:
circa 10.000 vengono assegnati alle immissioni in ruolo;
oltre 22.000 posti vengono coperti con supplenze annuali.
Dal prossimo anno, questo sistema subirà un taglio brutale.
Con la creazione di 42.000 posti di Operatore Scolastico (che avrà ulteriori e maggiori incarichi dietro un compenso irrisorio) da coprire esclusivamente tramite mobilità verticale riservata ai collaboratori scolastici di ruolo con almeno 5 anni di anzianità, l’organico dei CS scenderà da 110.000 a 68.000 unità.
Le conseguenze saranno immediate e devastanti:
Immissioni in ruolo dimezzate: da 10.000 a poco più di 6.000;
Supplenze annuali in crollo verticale: da 22.000 a 14.200;
⚠️ 𝗔𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗴𝗿𝗮𝗱𝘂𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗮 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮
Chi ha lavorato per anni nella scuola come collaboratore scolastico, magari con incarichi brevi o annuali, chi ha fatto sacrifici per ottenere i titoli, chi ha creduto nel sistema pubblico, si ritroverà di colpo fuori da ogni reale possibilità di lavoro.
Le graduatorie di terza fascia, già congestionate e lente, saranno di fatto rese inutili. Migliaia di aspiranti collaboratori scolastici rischiano di non ricevere più alcuna chiamata per anni, con conseguente disoccupazione di massa, perdita di professionalità e disgregazione del sistema scuola.
❌ 𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮
La mobilità verticale prevista non prevede alcuna apertura al personale precario. Si crea così una frattura sociale e contrattuale: da un lato i collaboratori di ruolo (che avranno accesso esclusivo a un nuovo profilo professionale con possibilità di carriera), dall’altro una platea abbandonata, considerata forza lavoro “usa e getta”.
Il paradosso è evidente: chi ha garantito il funzionamento delle scuole negli anni più difficili (inclusi quelli della pandemia) verrà ora scartato senza appello.
⚠️ 𝗔𝗽𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗮𝗶 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗮𝘁𝗶: 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮̀.
Di fronte a questo scenario inaccettabile, i sindacati sono chiamati ad agire con la massima urgenza.
Non basta più l’indignazione a parole: servono azioni concrete, mobilitazioni reali e una tutela effettiva dei lavoratori.
Se i sindacati ritengono di essere in grado di difendere i diritti del personale ATA, lo dimostrino ora, con forza e coerenza.
Altrimenti, abbiano il coraggio di dirlo chiaramente:
che questa riforma sta bene così, che le graduatorie possono anche morire dimenticate, che migliaia di precari possono essere scaricati senza voce né tutela.
Ma se questo è lo scenario, i lavoratori hanno il diritto di saperlo, per potersi organizzare autonomamente, al di fuori di chi li ha traditi o dimenticati.
Il personale ATA non può più essere la discarica delle riforme sbagliate e degli investimenti in armamenti.
Questa è una battaglia per la dignità, non solo per il lavoro.
Chi lavora nella scuola da precario, da invisibile, da anni, ha il diritto di entrare dalla porta principale.
Non si può parlare di “scuola che include” quando esclude sistematicamente chi la manda avanti ogni giorno.