Inclusione a scuola, per 2 docenti su 3 non funziona. Il motivo?
Troppi insegnanti di sostegno senza vocazione
Per due docenti su tre l’inclusione degli alunni con disabilità a scuola non funziona a causa dei colleghi di sostegno che fanno questo mestiere senza avere una vera vocazione: è quanto emerge da un sondaggio che la testata specializzata La Tecnica della Scuola ha lanciato in questi giorni coinvolgendo 1.070 persone, tra cui 889 docenti, 87 genitori, 9 studenti, 13 dirigenti. Il dato fa riflettere in un momento in cui alla Camera dei Deputati si discute di un probabile cambio di denominazione da docente di sostegno a docente per l'inclusione. La proposta di legge della Lega è in esame da luglio, ma basterà un termine diverso per migliorare il sostegno a scuola? A quanto pare i problemi sono altri.
I dati del sondaggio sono inequivocabili: tutti coloro che hanno partecipato credono che a scuola si dovrebbe fare inclusione con modalità diverse: a pensarla così è stato il 69,85% degli insegnanti partecipanti al sondaggio. E addirittura l'85% dei genitori.
Ma quali motivazioni? Per il 60,4% dei docenti e l'80,5% dei genitori il problema si concentrerebbe sui docenti di sostegno, anche senza specializzazione, che praticano la didattica speciale solo per ripiego. Poi, tra i problemi più segnalati, svetta la presenza di troppi casi di alunni con disabilità certificata, opzione selezionata dal 39% dei docenti. La mancanza di collaborazione tra docenti di sostegno e docenti curricolari è stata invece segnalata solo dal 36% dei docenti.
I COMMENTI
C’è chi, tra i commenti e le proposte dei partecipanti al sondaggio, auspica addirittura il ritorno alle classi speciali per alunni con disabilità, abolite dalla legge 517/1977. Si propone anche un periodo di servizio sul sostegno obbligatorio per tutti.
I DATI
La vocazione, ovviamente, non si può imparare: bisogna però considerare che spesso a seguire gli alunni con disabilità a scuola sono persone senza formazione adeguata. A dirlo sono i dati ISTAT: nell'anno scolastico 2023/2024, circa il 27% dei docenti di sostegno è stato selezionato dalle graduatorie provinciali di supplenza (GPS). Si tratta di docenti che vengono utilizzati per far fronte alla carenza di figure specializzate.
LE INTERVISTE
Di vocazione ha parlato anche la scrittrice e docente di sostegno Stefania Auci: ai microfoni della Tecnica della Scuola, ha rivelato che “purtroppo, ci sono delle persone che dicono ‘sai che cosa faccio?' Mi metto in graduatoria per il sostegno. Cioè, come se si trattasse veramente di una sorta di parcheggio”. La realtà, ha aggiunto, è del tutto diversa. "In classe, poi, ci si trova davanti lo psicotico, il soggetto affetto da autismo a basso funzionamento, il ragazzino con un pregresso di violenza in famiglia. E lì se non si è pronti, sono problemi seri".
C’è frustrazione in molti docenti di sostegno, da Nord a Sud, che si sono sfogati ai microfoni della Tecnica della Scuola. Secondo la prof.ssa Carolina Minutola, che insegna a Bergamo, “l’empatia è lo strumento didattico più potente”. Per Katia Perdichizzi, docente di sostegno a Catania, “alcuni docenti si stanno potendo avvalere di percorsi smart, molto veloci, rispetto a chi ha seguito un intero anno accademico per specializzarsi e si creano delle condizioni antipatiche”. La prof.ssa Gemma Vatiero sottolinea che “la normativa cambia continuamente e richiede delle situazioni che diventano sempre più articolate”.
IL FOCUS
I contenuti dell’approfondimento sul sostegno a scuola sono presenti sul sito TecnicadellaScuola.it
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La Tecnica della Scuola è un portale di informazione scolastica (già testata cartacea dal 1949) ed ente di formazione accreditato dal Ministero dell’Istruzione.