La prigionia del dettaglio: quando il sindacato non muove più i lavoratori

La vera debolezza: il sindacato non mobilita più i lavoratori. Così firma e rifiuto diventano due modi diversi di arrendersi al governo

06 novembre 2025 08:40
La prigionia del dettaglio: quando il sindacato non muove più i lavoratori -
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Il teatro dell'ARAN del 5 novembre era prevedibile come un cliché. CISL, UIL, SNALS, GILDA e ANIEF hanno firmato il CCNL 2022-2024. La CGIL ha rifiutato. Aumenti: 150 euro lordi mensili contro 17-18% di inflazione nel triennio. Risultato: nessuno è contento, a parte il governo che ridacchia.

Fracassi della CGIL denuncia l'impoverimento programmato. Barbacci della CISL ammette implicitamente il disastro quando dice che "non vi erano margini realistici" – tradotto: abbiamo negoziato con chi ha già deciso. D'Aprile della UIL celebra il "risultato concreto" come chi applaude al proprio funerale. Tre narratori della stessa sconfitta, tre modi di digerirla.

I numeri sono feroci. Un collaboratore scolastico guadagna 2.094 euro nel 2025 contro 1.918 nel 2019: +9% nominale, -8,7% reale. Perdita annua: 1.756 euro. Un docente ne perde 2.307 nonostante il taglio del cuneo. Non è recessione. È il risultato di trent'anni di erosione sistematica: perdita cumulativa del 17-20% di potere d'acquisto dal 1995.

La CISL affronta il tradizionale dilemma. "Responsabilità istituzionale" significa: restare al tavolo è più importante di cosa accade intorno al tavolo. Con la densità sindacale crollata al 15-20%, questa scelta non è più neutra – è la scelta di chi conosce il proprio potere reale. Gli scioperi raggiungono il 5-6% di adesioni. La base non risponde. Il governo sa che firmeranno comunque. Il ministro Zangrillo lo ha detto chiaramente: "Abbiamo alzato gli stipendi nonostante la CGIL" – cioè, nonostante chi non firma, gli altri lo faranno.

La CGIL è intrappolata nel suo stesso codice genetico, e sceglie malissimo su cosa combattere. Denuncia l'impoverimento della scuola, non firma il contratto – fin qui razionale. Poi però dedica energia, piazze e retorica a manifestazioni su Gaza mentre i docenti perdono 2.307 euro annui. È la tattica dell'autolesionismo programmatico: bruciare credibilità su questioni internazionali quando dovrebbe combattere la battaglia quotidiana per gli stipendi dei propri iscritti. Gaza non paga le bollette di chi insegna. Ma Gaza raccoglie piazze, soddisfa la base ideologica, permette di sentirsi coerenti. Mentre i salari reali si erodono e nessuno costruisce alternativa negoziale.

Rimane esclusa dai tavoli integrativi di questo contratto, perde influenza sulla prossima tornata negoziale. La sua non firma non è strategia: è il segno visibile della debolezza strutturale.

Gli altri rappresentano il capolavoro della confusione organizzata. Tutti firmano il contratto che denunziavano nei mesi precedenti. Tutti promettono riaperture immediate dei tavoli, piccoli recuperi, negoziazioni tecnico-sindacali che compensino l'inadeguatezza attuale. È il compromesso della sopravvivenza declinato in quattro modi: non la scelta consapevole della CISL, non la denuncia della CGIL, ma la tattica che offre più chance di restare rilevante. Ciascuno con la propria giustificazione, ciascuno convinto che la firma di oggi salverà il tavolo di domani. Alla fine sono intercambiabili: la firma arriva, il governo procede, loro continuano a esistere come interlocutori deboli.

Il vero crimine invisibile? Nessun sindacato – nessuno – prepara il personale a fermare davvero la scuola. Perché piu' o meno tutti rimangono prigionieri di un modello tradizionale che non funziona più. La concertazione centralizzata con il governo è diventata una finzione che tutti recitano.

Il governo vince con contratti che erodono il 20% di potere d'acquisto in trent'anni. I sindacati litigano sulle tattiche. Il vero problema – l'assenza totale di potere costruito dal basso, mascherato dalla CGIL dietro manifestazioni che non toccano i salari e dagli altri dietro promesse di riaperture che non arrivano – rimane invisibile, tranquillizzante, definitivo.

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