La riflessione: la bellezza dei gesti quotidiani, ciò che sfugge al nostro sguardo: una madre e un bambino
La bellezza dei gesti quotidiani, ciò che sfugge al nostro sguardo: una madre e un bambino


(Buongiorno, vi scrivo dalla Sicilia, da Noto, ho 22 anni e vi mando questa riflessione.)
La bellezza dei gesti quotidiani, ciò che sfugge al nostro sguardo: una madre e un bambino
di Salvo Di Noto
Basterebbe stare all’alba con dei pescatori, o la notte con una madre che allatta, per capire che, a volte, la quiete dei gesti dà più frutti di qualsiasi cosa.
Non c’è stato bisogno di romanticizzare, mi è bastato osservare. Mentre la città correva, una madre e un bambino resistevano alla vita frenetica che ci costruiamo, anche recitando.
Li ho visti davanti a una scuola, prima di entrarci: il bambino stringeva una mela, la madre un rosario. Si sono fermati, lei ha raccolto una foglia e gliel’ha mostrata come fosse un piccolo segreto della natura.
Per mezz’ora di viaggio ho tenuto con me quell’immagine. Non era solo una madre e un figlio: era una scena che ricordava le Madonne col Bambino di Masaccio, di Piero della Francesca, la Madonna della Seggiola di Raffaello – opere che Vittorio Sgarbi mi seppe raccontare con pulizia e dignità. Una madre, un bambino, una croce, una mela e uno sfondo alberato: simboli eterni dell’arte riaffiorati su un marciapiede qualunque. Laddove la mela, nei dipinti, è segno del peccato, tra le mani di quel bambino non c’era alcuna colpa: era solo un frutto custodito, non caduto, un dono da stringere, non da temere.
E come si fa davanti a un quadro, ho osservato, in silenzio, senza fotografare. Il paradosso è che l’innocenza della vita accade ogni giorno accanto a noi, e quasi nessuno se ne accorge. Presi dalla corsa, ci perdiamo ciò che davvero dà ritmo all’esistenza: il saper stare accanto a chi c’è, con attenzione, ascoltando e osservando, anche senza parole.
Sono forme di resistenza che oggi non si sanno più decifrare. Ma un bambino le trova, ancora, nello sguardo della madre, in una foglia raccolta da terra, in una mela tenuta stretta come un tesoro, in quel suo passo corto che per noi adulti sembra minimo, ma che per lui è già una corsa verso il mondo.
E in quella vita, così semplice e così viva, si rinnova ogni giorno la grandezza delle cose ordinarie, l’arte di esistere che non ha bisogno di clamore per vivere.