Medicina: via l'esame di ammissione, varrà la media dei primi esami per entrare nel numero chiuso

Il percorso per diventare medico sta per cambiare profondamente in Italia. La riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina, recentemente approvata in commissione al Senato, introduce un nuovo sistema...

A cura di Redazione Redazione
18 ottobre 2024 04:29
Medicina: via l'esame di ammissione, varrà la media dei primi esami per entrare nel numero chiuso -
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Il percorso per diventare medico sta per cambiare profondamente in Italia. La riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina, recentemente approvata in commissione al Senato, introduce un nuovo sistema che abbandona il classico test di ammissione. Al suo posto, si punta su una selezione basata sui risultati di alcuni esami del primo semestre universitario, con l’obiettivo di rendere la scelta più equa e vicina al reale rendimento degli studenti.

Che cosa cambia per chi vuole diventare medico?

La riforma non elimina il numero chiuso. Infatti, i posti disponibili rimangono limitati e saranno decisi in base alle esigenze del sistema sanitario e alle capacità formative delle singole università. Tuttavia, la novità più grande riguarda il modo in cui verranno selezionati gli studenti: non ci sarà più il classico test di ammissione. I ragazzi, dopo essersi iscritti al primo semestre in un corso di loro scelta, affronteranno tre o quattro esami (ancora da definire con precisione dal Ministero) e i risultati ottenuti andranno a formare una graduatoria nazionale.

Una graduatoria basata sugli esami

Dopo il primo semestre, i voti degli esami saranno utilizzati per creare una graduatoria a livello nazionale, che determinerà chi potrà proseguire il percorso in Medicina. La scelta degli esami sarà orientata su materie propedeutiche all’area medico-sanitaria, e ogni studente avrà l’opportunità di dimostrare la propria preparazione in questo primo passo verso il sogno di diventare medico.

Uno dei dubbi principali riguarda la diversa severità delle università nel valutare gli esami. Per questo motivo, si prevede l’introduzione di un sistema di “equalizzazione” dei voti, che potrebbe trasformare le valutazioni in millesimi o applicare un coefficiente di uniformità tra le diverse sedi universitarie. Tuttavia, i dettagli di questo meccanismo saranno noti solo con l’emanazione dei decreti attuativi.

Quando entrerà in vigore la riforma?

La ministra dell’Università Anna Maria Bernini spera che le nuove regole siano operative già dal prossimo anno accademico. Ma ci sono ancora vari passaggi parlamentari da completare, e i decreti ministeriali necessari per dettagliare le nuove modalità richiedono tempo. Se l’iter si allungasse, per l’anno accademico 2025/2026 resterebbe in vigore il sistema attuale, con il tradizionale test a risposta multipla, il “Concorsone”.

Le preoccupazioni degli atenei

Non tutti sono entusiasti delle nuove regole. I rettori delle università, riuniti nella CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), hanno espresso perplessità, soprattutto in relazione alla sostenibilità economica della riforma. “Siamo pronti a fare la nostra parte, ma servono norme chiare e risorse adeguate”, ha dichiarato la presidente Giovanna Iannantuoni.

La riforma potrebbe infatti portare a un aumento considerevole delle iscrizioni ai primi semestri, con un potenziale afflusso di 40-60 mila studenti in più. I rettori temono che senza un incremento dei fondi, le università non saranno in grado di garantire una formazione adeguata a tutti. E c’è anche il rischio che questa nuova modalità di accesso sottragga candidati ad altre professioni sanitarie come infermieristica, proprio mentre c’è una crescente carenza di personale in questi ambiti.

E le università private?

Le nuove regole lasciano margine di autonomia alle università private, che potranno scegliere se adottare o meno lo stesso sistema di selezione basato sugli esami del primo semestre. Questo potrebbe creare un sistema a due velocità tra gli atenei pubblici e privati, con approcci diversi per chi sogna una carriera in Medicina.

Un cambiamento ancora da definire nei dettagli

Per gli studenti, questa riforma rappresenta un cambio di paradigma importante. Non più un unico test a determinare l’accesso a Medicina, ma un percorso che tiene conto del loro rendimento durante i primi mesi di università. Questo potrebbe ridurre l’ansia legata al “giorno del test” e dare una seconda chance a chi si dimostra motivato e preparato nel corso degli esami.

Al tempo stesso, resta l’incertezza sui tempi e sulle modalità concrete di attuazione. I futuri medici dovranno aspettare che la legge diventi operativa per sapere esattamente come prepararsi. Per il momento, la riforma appare come una sfida, sia per le università che per gli studenti, ma anche come un’opportunità per un sistema più meritocratico e vicino alle reali capacità di chi si affaccia alla carriera medica.

Con il passare dei mesi, il quadro si delineerà meglio e i futuri camici bianchi sapranno quale strada dovranno percorrere. Una cosa è certa: per molti giovani, la porta d’ingresso verso la medicina potrebbe diventare un po’ più ampia, ma il percorso resterà comunque impegnativo e selettivo, come si addice a una professione così importante per la società.

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