"Nel nuovo contratto la mobilità verso altre amministrazioni". La richiesta del comitato Mobilità Intercompartimentale Docenti

La recente riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto di mobilità del personale scolastico ha portato alla ribalta un tema cruciale: la possibilità di trasferire i docenti verso altri ra...

A cura di Redazione
19 ottobre 2024 14:08
"Nel nuovo contratto la mobilità verso altre amministrazioni". La richiesta del comitato Mobilità Intercompartimentale Docenti -
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La recente riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto di mobilità del personale scolastico ha portato alla ribalta un tema cruciale: la possibilità di trasferire i docenti verso altri rami della Pubblica Amministrazione (PA). Questa proposta, avanzata con forza dal comitato “Mobilità intercompartimentale docenti”, riflette il desiderio di molti insegnanti di trovare nuove opportunità lavorative al di fuori dell’ambito scolastico, pur mantenendo il proprio inquadramento economico e le proprie tutele.

Il contesto attuale della mobilità e le richieste del comitato

Attualmente, le regole sulla mobilità dei docenti sono piuttosto rigide. Tra i principali vincoli, vi è l’obbligo per i neoassunti di rimanere per tre anni nella stessa sede. Questo limite, introdotto per garantire una maggiore stabilità, è stato spesso criticato dai lavoratori della scuola. Tuttavia, il nuovo Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) in discussione per il triennio 2025-2028 sta aprendo la strada a possibili deroghe e a una revisione dei criteri di mobilità, sebbene la questione della mobilità intercompartimentale resti ancora complessa e controversa.

Una proposta per rispondere al disagio crescente tra i docenti

Il comitato “Mobilità intercompartimentale docenti” sottolinea l’importanza di questa possibilità come soluzione a molte delle difficoltà vissute quotidianamente dai docenti. La professione di insegnante, dicono, è cambiata radicalmente negli ultimi anni, diventando sempre più gravosa. Gli insegnanti lamentano un carico di lavoro burocratico e amministrativo elevato, unito alla gestione di classi numerose e all’obbligo di continui aggiornamenti professionali. A queste difficoltà si aggiunge il rischio di burnout, una condizione riconosciuta da tempo dagli esperti del settore come una delle principali problematiche della categoria.

Superare i vincoli normativi: un’opportunità di rinnovamento

Fino a pochi anni fa, il blocco delle assunzioni nella PA limitava la possibilità di trasferimenti intercompartimentali, ma oggi la situazione è cambiata. Dal 2019, con la fine del blocco del turnover e l’apertura di migliaia di nuovi posti di lavoro nella PA, molti insegnanti ritengono che non ci siano più motivi validi per mantenere le restrizioni.

Inoltre, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede una maggiore flessibilità nella gestione del personale pubblico, promuovendo una mobilità più fluida tra i diversi settori dello Stato. Questo quadro normativo favorevole, sostengono i membri del comitato, dovrebbe essere sfruttato per dare ai docenti la possibilità di portare la loro esperienza e competenza in altre amministrazioni.

Una strada verso una scuola più sostenibile

Secondo i promotori della mobilità intercompartimentale, questa opzione potrebbe portare benefici sia ai docenti che al sistema scolastico nel suo complesso. Da un lato, offrirebbe una via d’uscita a quegli insegnanti che non si sentono più motivati a rimanere nella scuola, consentendo loro di continuare a lavorare per lo Stato in un contesto diverso. Dall’altro, potrebbe favorire un rinnovamento generazionale nel mondo della scuola, contribuendo all’ingresso di nuovi docenti più giovani, desiderosi di iniziare il proprio percorso professionale.

Il futuro delle trattative

Le discussioni tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) e le organizzazioni sindacali sono ancora in corso, e il tema della mobilità intercompartimentale potrebbe trovare spazio nella definizione del nuovo contratto. La speranza dei docenti è che le loro richieste vengano ascoltate e che il nuovo CCNI possa introdurre quelle flessibilità necessarie per migliorare le condizioni di lavoro del personale scolastico. In attesa di risposte concrete, il comitato si dice pronto a un confronto aperto con le istituzioni e i sindacati, nella convinzione che una soluzione condivisa sia possibile​

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