Nuovo anno scolastico al via con 134mila alunni in meno

Tra 10 anni la perdita d’iscritti sarà di 1,4 milioni con 5mila plessi cancellati: per Anief è ora di alzare l’obbligo fino a 18 anni e ridurre il numero di alunni per classe

A cura di Redazione
14 agosto 2025 14:26
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L’Italia si invecchia e la scuola perde sempre più alunni: nell’anno scolastico che sta per arrivare il Ministero dell’Istruzione ha calcolato un calo di circa 134mila studenti, con la popolazione scolastica che scenderà sotto i 6,8 milioni: “entro il 2035 si potrebbe arrivare a una perdita di quasi 1,4 milioni di studenti tra i 5 e i 14 anni”. L’andamento sembra inevitabile: “le scuole che si svuotano, i plessi che chiudono, gli insegnanti che vengono meno”.

 

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “perdere un milione di alunni e 5 mila plessi in dieci anni significa rivedere norme e assetti organizzativi per puntare ad una didattica personalizzata e più di qualità. Come Anief, pertanto, chiediamo al Governo interventi diretti per rispondere alla denatalità, ad iniziare dall’innalzamento dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, all’abbattimento definitivo delle classi pollai, in tutti i cicli scolastici, e alla riduzione quindi del numero minimo di alunni per la formazione delle classi. Si tratta di provvedimenti imprescindibili, dei quali beneficerebbe tutto il sistema scuola, a partire dagli alunni con bisogni speciali. In parallelo, sarà importante anche maggiorare il numero di insegnanti. Come pure introdurre il tempo pieno e prolungato in tutte le scuole, a iniziare da quelle del Sud. Coime andrebbe ripristinato l’organico aggiuntivo, quello Ata collegato al Pnrr e all’Agenda Sud, introdotto lo scorso anno scolastico, si è dissolto nel nulla e senza alcuna spiegazione”.

 

Il sindacalista chiede anche “organici maggiorati nelle zone del Paese dove i livelli di apprendimento sono più bassi e e i tassi di dispersione rimangono più alti. Come pure avrebbero effetti positivi le stabilizzazioni di tutti i precari con oltre 36 mesi di servizio svolto, con l’introduzione del doppio canale di reclutamento. E pure l’immissione in ruolo dei docenti idonei presenti ii tutte le graduatorie concorsuali, così da cancellare la supplentite e favorire la continuità didattica. Largo anche al ritorno dei docenti in copresenza, a partire dalla scuola primaria, l’inizio della scuola a cinque anni anziché a sei, la nomina di insegnanti aggiuntivi nelle aree a rischio per alta presenza di alunni stranieri e elevati livelli di abbandono della scuola”, conclude Pacifico.

 

Le proiezioni dei demografi sono chiare anche a chi governa la scuola: la scorsa settimana, in Commissione Cultura alla Camera, la sottosegretaria Paola Frassinetti ha definito la riduzione degli alunni per classe non solo un effetto inevitabile delle nascite in calo, ma anche “un’occasione per rinnovare la scuola e innalzare gli standard didattici”: sarà l’occasione per ripensare il dimensionamento scolastico, utilizzando il piano di investimenti del PNRR per promuovere una didattica più flessibile e personalizzata. In particolare nelle zone caratterizzate da fragilità — come le aree interne o le piccole isole — si sono attivate deroghe ai vincoli minimi di alunni per classe. Soluzioni concrete per adattare l’offerta educativa alla realtà demografica e, non meno importante, offrire maggiore attenzione agli studenti più fragili.

 

 

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