Schlein al Revolution Camp attacca la maggioranza sulla scuola. E' il solito teatrino per le elezioni?

Schlein critica la scuola al Revolution Camp, Valditara replica. Scontro da campagna elettorale, ma senza nuovi fondi resta solo teatrino.

A cura di Redazione
27 luglio 2025 22:20
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Sul palco del Revolution Camp di Paestum, Elly Schlein ha dedicato gran parte del suo intervento al tema scuola, accusando il governo di aver abbandonato l’istruzione e di non affrontare il calo delle competenze degli studenti. «La scuola deve tornare al centro delle politiche pubbliche», ha detto davanti a una platea formata da UDU, UDS e figure politiche come Nicola Fratoianni, un contesto dove la critica alla maggioranza è più rituale che sorprendente. L’intervento ha acceso applausi ma ha avuto il sapore di una mossa preparatoria per la prossima stagione elettorale, più che di una proposta strutturata.

Le parole della segretaria PD hanno trovato immediata risposta dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha definito le accuse una “mistificazione” e ha annunciato un dossier con i dati del ministero. Ma anche la replica ministeriale è apparsa parte dello stesso copione: contrapporre numeri e promesse senza toccare la questione centrale, ossia la scarsità di fondi strutturali destinati alla scuola.

Una platea autoreferenziale

Il Revolution Camp ha confermato un tratto ormai consolidato: il dibattito sull’istruzione è spesso confinato in una cerchia ristretta di sigle e riferimenti politici. Le associazioni studentesche e le giovanili sindacali legate alla CGIL, con Fratoianni come punto di riferimento politico, formano un “ceto politico in miniatura” che parla soprattutto a se stesso. Schlein ha puntato sull’assenza di investimenti e sulla dispersione scolastica, ma senza spiegare come finanziare interventi strutturali. Un discorso in linea con l’agenda elettorale del PD, più che con una strategia operativa per il settore.

Valditara e i successi ereditati

Sul fronte opposto, Valditara rivendica come risultati misure che poco hanno di nuovo. I tutor e orientatori scolastici, presentati come innovazione, derivano integralmente dal PNRR pianificato dal governo Draghi. L’annunciata estensione alle scuole medie è una prosecuzione tecnica di quel progetto, non un cambio di passo. Anche il reclutamento, che il ministro aveva promesso di semplificare, è diventato più caotico: procedure sovrapposte, concorsi dilatati e il paradosso delle migliaia di scuole in reggenza che smentiscono la promessa di “un dirigente per ogni istituto”.

Gli altri interventi citati dal ministro sono legati in gran parte a risorse PNRR già assegnate, mentre di un piano autonomo per aumentare i fondi ordinari non c’è traccia. La scuola continua a vivere di finanziamenti una tantum, senza quella stabilità che servirebbe per risolvere i problemi cronici di personale e infrastrutture.

Il nodo che nessuno affronta: i soldi

Il confronto tra Schlein e Valditara mostra lo stesso limite: nessuno mette sul tavolo un aumento strutturale dei fondi. L’Italia destina all’istruzione una quota del PIL inferiore alla media UE, circa il 4,1% contro il 4,8%, con una spesa per studente che resta tra le più basse dell’Europa occidentale. Senza invertire questo trend, ogni dibattito resta sospeso tra annunci e slogan. Schlein invoca più risorse, ma non indica coperture; Valditara rivendica progetti ereditati, ma non apre la discussione su un incremento stabile dei finanziamenti.

Un dibattito da campagna elettorale

Il botta e risposta di Paestum sembra già un anticipo di campagna. Schlein parla a una base che si aspetta toni duri contro la maggioranza, Valditara risponde per rafforzare la narrativa del governo. Nel mezzo, i problemi delle scuole restano uguali: precariato diffuso, edilizia in sofferenza, digitalizzazione a macchia di leopardo.

Il Revolution Camp ha dato visibilità al tema scuola, ma senza rompere il perimetro del consueto “teatrino” politico. Per uscire da questo schema servirebbero numeri concreti e una scelta coraggiosa: destinare più risorse ordinarie all’istruzione e mettere mano a un reclutamento che oggi scontenta tutti, dai docenti precari ai dirigenti scolastici.


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