Scuola, PNRR 3, solito concorso fotocopia dei precedenti che non risolve piaga precariato
Si è svolto ieri presso il MIM l’incontro per l’informativa sui bandi di concorso del PNRR3


“E’ il solito concorso fotocopia dei precedenti, con pochi posti a disposizione e che vede protagonisti gli stessi partecipanti che spesso hanno già superato, senza risultare vincitori, una procedura precedente”. E’ il commento del coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana sul nuovo concorso PNRR3.
Sarà pubblicato entro ottobre/novembre 2025, infatti, il bando di concorso del cosiddetto PNRR 3, che prevede un contingente di assunzioni da effettuare in un triennio 2025/2026, 2026/2027, 2027/2028, nello specifico 30.759 posti per la scuola secondaria e 27.376 posti per la primaria/infanzia, comprensivi sia dei posti comuni che di quelli di sostegno.
“Un altro aspetto che la Gilda ha sollevato – afferma il coordinatore nazionale - riguarda l’omogeneità di applicazione delle tabelle dei titoli che vorremmo fosse esplicitata organicamente tramite un’interpretazione unica chiaramente illustrata a livello centrale al fine di evitare errori e malfunzionamenti tipo quelli evidenziati non solo in Emilia Romagna”.
Il concorso ha una struttura simile agli altri due concorsi PNRR, quindi le varie classi di concorso saranno affidate agli USR, anche accorpando tra di loro le regioni.
“Oltre a non risolvere il gravoso problema del precariato – dichiara Castellana - è l’ennesimo concorso che andrà a complicare ulteriormente la già complessa gestione dei precedenti. Inoltre, non si è fatta ancora chiarezza per quanto concerne gli ITP non abilitati che, se certamente potranno partecipare a questa procedura, si trovano in un limbo senza nessuna certezza sul fatto che il loro diploma sarà ancora ritenuto sufficiente per la partecipazione ai futuri concorsi, non sapendo nemmeno che tipo di laurea triennale sarà loro richiesta come titolo di accesso all’insegnamento, incertezza gravissima vista l'imminenza della pubblicazione dei bandi”.
Così in una nota la Gilda degli Insegnanti