Solo 318 nuovi presidi per più di 700 scuole vacanti: la reggenza diventa regola
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Governo scelgono ancora una volta la via delle reggenze, lasciando vacanti centinaia di scuole.

Nonostante centinaia di dirigenti vincitori di concorso siano pronti ad assumere incarichi, il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Governo scelgono ancora una volta la via delle reggenze, lasciando vacanti centinaia di scuole.
Con l’inizio dell’anno scolastico 2025/2026 ormai imminente, parecchie centinaia di istituzioni scolastiche italiane si troveranno senza un preside titolare, affidate in reggenza a dirigenti già incaricati su altre sedi. Una situazione ormai cronica, che continua a minare alla base la governance del sistema educativo nazionale.
Assunzioni col contagocce
Il 31 luglio 2025 si è svolto presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito un incontro dedicato alla dotazione organica e alla valutazione dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2025/2026. In quell’occasione, sono stati illustrati i posti disponibili per le immissioni in ruolo.
Il quadro è desolante: solo 347 posti autorizzati, di cui appena 318 effettivamente destinati a nuovi dirigenti vincitori di concorso, a fronte di oltre 700 sedi vacanti, secondo i dati ufficiali degli Uffici Scolastici Regionali. Il resto? Ancora una volta, sarà coperto da reggenze.
Alcuni casi regionali sono emblematici — ma la situazione è simile, se non peggiore, in quasi tutte le regioni italiane: ● Lazio: su 95 sedi vacanti, il Ministero autorizza solo 39 assunzioni. Le restanti 56 scuole resteranno senza un dirigente titolare, gestite in reggenza. ● Liguria: su 17 sedi disponibili, solo 6 verranno assegnate con nomina in ruolo. Le altre 11 saranno affidate a dirigenti già incaricati altrove. ● Sicilia: su 39 sedi vacanti, solo 20 verranno coperte con nuove nomine. Le altre 19 resteranno scoperte.
Reggenze: da eccezione a regola
Il fenomeno delle reggenze, nato come misura temporanea e straordinaria, è ormai diventato strutturale. Da anni le principali sigle sindacali, insieme a molti esperti e dirigenti scolastici, denunciano l'assurdità di questa situazione: mancanza di continuità gestionale, disorganizzazione, affanno decisionale, dispersione educativa. Nel frattempo, proposte ragionevoli, come la creazione di un organico aggiuntivo di dirigenti scolastici per garantire stabilità, vengono sistematicamente ignorate. La risposta del Governo è sempre la stessa: nulla cambia.
Scelte politiche, non tecniche
I dati sono chiari: anche se aumentano i pensionamenti e le disponibilità effettive, nessuna assunzione può essere effettuata oltre i 347 posti autorizzati dal MEF. Come se la governance delle scuole fosse una mera questione di contabilità, e non invece di diritti, competenze e futuro educativo.
Persino le richieste sindacali di riaprire la mobilità interregionale, per permettere ai dirigenti fuori sede di rientrare nella propria regione, sono rimaste inascoltate.
Un danno per tutti
A pagare il prezzo di queste scelte miopi sono tutti:
● I dirigenti scolastici già in servizio, sovraccaricati di lavoro e spesso costretti a reggere più scuole contemporaneamente;
● Le scuole, che si trovano senza una guida stabile;
● Gli studenti, privati di una leadership educativa coerente e continuativa.
Nel frattempo, vincitori di concorso (DM 107/2023), idonei e formati, in attesa chissà per quanti anni, restano in graduatoria senza prospettive concrete.
Il tempo delle scuse è finito Si annunciano con enfasi investimenti miliardari per grandi opere infrastrutturali, ma non si trovano i fondi per garantire la stabilità della governance scolastica. Una scuola senza preside è una scuola senza guida. Come un ospedale senza direttore sanitario o una nave senza comandante.
Conclusione: reggenze come scelta politica
L’immobilismo non è più solo inefficienza: è diventato una scelta consapevole. Una strategia di risparmio a danno della scuola pubblica e dei suoi dirigenti.
La domanda, a questo punto, non è più tecnica ma profondamente politica: Il Governo ha davvero intenzione di garantire stabilità al sistema scolastico italiano, o preferisce continuare a navigare a vista, lasciando la scuola senza timone?
Perché una cosa è certa: senza dirigenti, non c’è scuola che possa dirsi autonoma, efficace, viva.