Stipendi docenti, il rapporto Ocse conforma Italia fanalino di coda
Anief chiede risorse fresche e aggiuntive subito in legge di bilancio anche per benefit, indennità e buoni pasto, divario sempre più intollerabile


“L’Ocse ha confermato che l’Italia non riesce a competere con i principali partner europei e internazionali nella valorizzazione economica della professione dell’insegnante: quello che dice il rapporto dell’OCSE “Education at a Glance 2025”, pubblicato in queste ore, è un allarme che i nostri decisori politici non possono eludere. La verità è che l’Italia è fanalino di coda OCSE, perché gli stipendi dei docenti sono diminuiti del 4,4% in 10 anni e risultano inferiori del 33% rispetto a quelli dei lavoratori a tempo pieno. Non possiamo continuare a pagarli meno di quanto procede l’inflazione. Non possiamo progredire con gli scatti automatici che a fine carriera portano i nostri insegnanti e il nostro personale Ata ad aumentare lo stipendio di non oltre il 50% di quello iniziale, mentre altrove si integra anche del 200%. Non si può pensare che la busta paga di un collaboratore scolastico sia di poco superiore all’assegno sociale”. Lo dice oggi Marcello Pacifico, a commento dello studio annuale realizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
L’OCSE ci dice che per coprire questo divario, secondo Anief intollerabile, occorrono ‘soluzioni innovative che permettano di incrementare l’attrattività economica della professione docente’: “Il nostro sindacato – continua Pacifico - dice invece che l’innovazione più importante è pareggiare i compensi del personale scolastico, portandoli in linea con quelli della pubblica amministrazione e degli altri dipendenti europei. Sarebbe importante anche introdurre benefit, indennità di sede e buoni pasto. La valorizzazione del lavoro parte dai compensi adeguati alla professione svolta. Occorre trovare risorse fresche e aggiuntive specifiche per docenti e personale Ata, garantendo entro il 2030, con i prossimi rinnovi contrattuali, centinaia di euro netti a lavoratore. E bisogna farlo da subito, già con la prossima legge di bilancio”.