Stipendi in Italia: allarme OCSE, docenti sottopagati rispetto al resto d’Europa

Il salario medio annuo in Italia nel 2023 è stato di 44.893 euro, posizionando il Paese al 21° posto su 34 nazioni analizzate. In cima alla classifica figurano l’Irlanda, con una media di 79.473 euro, e il Lussemburgo con 78.310 euro.

A cura di Redazione Redazione
15 agosto 2024 08:37
Stipendi in Italia: allarme OCSE, docenti sottopagati rispetto al resto d’Europa -
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Continua a crescere il divario tra gli stipendi dei lavoratori italiani e quelli dei loro colleghi europei, con un quadro particolarmente preoccupante per il settore scolastico. Secondo l’ultimo report dell’OCSE “JP Salary Outlook”, il salario medio annuo in Italia nel 2023 è stato di 44.893 euro, posizionando il Paese al 21° posto su 34 nazioni analizzate. In cima alla classifica figurano l’Irlanda, con una media di 79.473 euro, e il Lussemburgo con 78.310 euro.

 

La crescita degli stipendi italiani, pari all’1,8% rispetto al 2022, sembra però insufficiente se rapportata al contesto internazionale. Negli ultimi venti anni, i salari reali in Italia sono aumentati di appena l’1%, un dato sconfortante se confrontato con l’incremento medio del 32,5% registrato nei Paesi OCSE. Questa stagnazione ha avuto un impatto devastante sul potere d’acquisto delle famiglie, in particolare negli ultimi quattro anni, segnati da un aumento significativo del costo della vita.

La situazione si fa ancora più critica quando si esamina il settore scolastico. Il sindacato Anief ha messo in luce il drammatico gap retributivo tra i docenti italiani e il resto della popolazione lavorativa. Nonostante il rinnovo contrattuale del 2019-2021 abbia portato a un incremento del 4% degli stipendi del personale scolastico, il salario annuo medio di un docente si attesta attualmente sotto i 29.000 euro lordi, oltre 15.000 euro al di sotto della media nazionale.

Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief, ha denunciato questa situazione, evidenziando come “un operatore della manifattura in Italia guadagna quasi il doppio di un insegnante”. Pacifico ha inoltre sottolineato che, nonostante i piccoli aumenti previsti con il prossimo contratto collettivo nazionale 2022-2024, il problema strutturale rimane irrisolto. “Servono risorse aggiuntive, sia per gli stipendi di tutti, sia per le prestazioni lavorative extra”, ha dichiarato. La richiesta del sindacato è chiara: dieci miliardi di euro da destinare subito al comparto Scuola, Università e Ricerca, da inserire nella legge di bilancio 2025, per evitare che il gap salariale si amplifichi ulteriormente.

La disparità retributiva tra il settore della Conoscenza e altri comparti, come quello della pubblica amministrazione o del privato, continua a rappresentare una delle sfide più urgenti per il sistema educativo italiano. In un contesto in cui la qualità dell’istruzione è fondamentale per il futuro del Paese, la mancanza di investimenti adeguati nel personale scolastico rischia di avere conseguenze a lungo termine.

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