Verso una nuova “leva volontaria”: l’Italia valuta il ritorno del servizio militare
L’ipotesi — sottolinea Crosetto — non prevede il ritorno della vecchia leva obbligatoria, sospesa per l’Italia dal 2005 con la legge che abrogò la coscrizione obbligatoria
Negli scorsi giorni il Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha lanciato l’idea di proporre al Parlamento un disegno di legge finalizzato a reintrodurre in Italia un servizio militare su base volontaria, ispirandosi ai recenti provvedimenti adottati da Francia e Germania.
L’ipotesi — sottolinea Crosetto — non prevede il ritorno della vecchia leva obbligatoria, sospesa per l’Italia dal 2005 con la legge che abrogò la coscrizione obbligatoria, ma un modello di “leva volontaria” che possa creare una riserva ausiliaria da impiegare in caso di crisi o necessità straordinarie. Secondo quanto illustrato dal ministro, l’obiettivo non è solo aumentare il numero di persone in armi, ma riorganizzare le strutture della difesa, prevedendo un contingente supplementare che non sostituisca l’esercito professionale, ma lo integri in termini di capacità operative, supporto logistico e risposta a emergenze nazionali.
L’ipotesi italiana, precisa Crosetto, vuole essere coerente con le tendenze osservate in altri paesi europei: la Francia ha annunciato che a partire dall’estate del 2026 ripristinerà un servizio nazionale volontario per giovani, mentre anche la Germania sta per rivedere le sue strutture di difesa in funzione di una riserva più ampia. Tuttavia, la proposta ha già suscitato dibattito e critiche. Alcuni esponenti delle forze politiche di opposizione vedono nella reintroduzione della leva un pericoloso segnale di “militarizzazione dei giovani”, preferendo investimenti su istruzione, sanità e servizi civili piuttosto che sull’aumento degli effettivi delle forze armate.
Altri — invece — richiamano i princìpi costituzionali sanciti dall’Articolo 52 della Costituzione italiana, che riconosce come “dovere di difesa della Patria” quello del cittadino, prevedendo che il servizio militare venga disciplinato dalla legge. Questo ricorso alla Costituzione rischia però di generare ulteriori discussioni: perché la norma fa riferimento a un servizio stabilito “nei limiti e modi stabiliti dalla legge”, lasciando ampio margine di interpretazione — volontario, obbligatorio, temporaneo, permanente.
Al di là delle questioni normative, la proposta di Crosetto riflette un cambiamento di scenario: in un contesto internazionale percepito come instabile, lo strumento della difesa nazionale viene ripensato. L’idea di una riserva — composta in parte da civili, in parte da ex militari — appare come una possibile risposta alle nuove sfide, dalla sicurezza alla collaborazione in caso di crisi o calamità. Resta ora da vedere come reagirà il Parlamento, ma soprattutto come reagirà l’opinione pubblica: la proposta del ministro apre un dibattito che va oltre la difesa, toccando temi come identità nazionale, cittadinanza attiva, formazione giovanile e ruolo dello Stato.
In definitiva: con la presentazione del disegno di legge di cui parla Crosetto, l’Italia potrebbe essere a un bivio: continuare con un esercito professionale ridotto, oppure guardare a un modello ibrido, con professionisti e riserva civile. Una scelta che, in un’Europa in evoluzione, potrebbe segnare una nuova stagione per il Paese.
Altre fonti: Il Fatto Quotidiano