Dalle bombe ai feed, la guerra vista con gli occhi dei ragazzi

Dalle bombe ai feed, la guerra vista con gli occhi dei ragazzi

26 giugno 2025 10:31
Dalle bombe ai feed, la guerra vista con gli occhi dei ragazzi -
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Scorriamo distrattamente le notizie sui nostri telefoni, tra un video divertente e una foto ironica. Eppure, tra quei contenuti leggeri, si infilano spesso aggiornamenti di cronaca che meriterebbero ben più di uno sguardo veloce. Forse è colpa del linguaggio troppo tecnico, o di quei toni cupi accompagnati da musiche malinconiche e immagini desaturate, ma quasi mai ci soffermiamo davvero a leggere e comprendere ciò che accade nel mondo.

Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato. Le notizie più ricorrenti sembrano arrivare sempre dalla stessa zona del mondo e raccontare storie con protagonisti sempre uguali. Si tratta del Medio Oriente, una terra ormai associata, nei titoli giornalistici, a parole come “bombe”, “vittime” e “conflitto”.

 

Noi adolescenti, cresciuti in un mondo dove le guerre sembravano rimanere solo nei libri di storia o nei film di fantascienza, ci rendiamo nettamente conto di come la realtà sia diversa: i video del conflitto ci mostrano quanti ragazzi della nostra età si trovano attualmente impegnati nella guerra, sotto le macerie di un popolo distrutto ed ancorati dall’unico pensiero di sopravvivere.

Comprendere gli aspetti di una guerra per noi ragazzi non è sempre facile, ma al di là dell’aspetto politico quello che entra nei nostri cuori è vedere quante persone tutti i giorni perdono la loro vita per la ricerca della pace. Questo è un fattore che può essere compreso da chiunque, e che smuove qualcosa in tutti noi, tenendo stretta in noi la fortuna che si ha ad essere fisicamente distanti da tutto ciò ma vicini con i sentimenti.

E allora ci chiediamo: cosa possiamo fare noi, da qui? Non possiamo fermare i missili, non possiamo ridare la vita a chi l’ha persa. Ma possiamo fare una cosa che vale molto di più di quanto sembri: non restare indifferenti. Possiamo parlarne tra noi, informare chi ci sta accanto, cercare di capire, approfondire, non lasciarci distrarre. Perché anche l’attenzione è una forma di rispetto.

Restare umani in un mondo che corre veloce, che ci spinge a ignorare il dolore altrui, è già una scelta coraggiosa. E forse, proprio da questa consapevolezza nasce la speranza che un giorno, anche chi oggi vive tra le bombe possa conoscere la stessa normalità che viviamo ogni giorno e che spesso diamo per scontata.

Essere giovani non significa essere distanti, non significa ignorare tutto quello che succede agli altri: significa avere il dovere e il potere di guardare il mondo con occhi aperti e cuore acceso. Perché la pace inizia anche da questo: dal non voltarsi mai dall’altra parte.

 

 

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