“Definisci un bambino”. Pessima richiesta e traccia del nostro tempo
“Definisci un bambino”. Richiesta avanzata da Eyal Mizrahi, presidente dell’associazione “Amici di Israele”. E. Iachetti, il suo interlocutore è rimasto basito, provocando la sua risposta sdegnata


“Definisci un bambino”. Pessima e inqualificabile richiesta. Esprime il pensiero strumentale. Quanta distanza con i filosofi ebrei dell’alterità e della responsabilità. Il bambino è Mistero.
“Definisci un bambino”. Pessima e oscena richiesta
“Definisci un bambino”. Richiesta avanzata da Eyal Mizrahi, presidente dell’associazione “Amici di Israele”. E. Iachetti, il suo interlocutore è rimasto basito, provocando la sua risposta sdegnata. Scriveva F. Nietzsche “Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarda anche te” (Al di là del bene e del male) fino ad annullare ogni differenza. Difficile immaginare il limite di questa oscurità abitata dall’uomo contemporaneo. E’ la conseguenza di una dimenticanza, prodotta dalla razionalità strumentale (Horkheimer) che ha oggettivato cose e persone, riducendole al loro utilizzo (M. Heidegger). In questo contesto regna la definizione e l’indeterminato (un), denotando il trionfo della totalità, dell’indistinto a danno della individualità, del volto di ogni persona (E. Levinas).
Siamo responsabili di ogni bambino
La richiesta quindi non sorprende. E’ coerente con l’espulsione del Mistero che avvolge ogni persona, ogni bambino (G. Marcel). L’aria (il Mistero) che lo circonda è impalpabile, invisibile, inodore ma c’é. La sua presenza-assenza sfugge ad ogni tentativo di rinchiuderla in una definizione fredda e razionale. Il Mistero che lo avvolge e lo abita lo induce a porre domande sulle situazioni-limite (il dolore, la morte, la vita K. Jaspers) che sostanziano il suo diritto a pensare (S. Demozzi La grande domanda ), che però riceve un duro ridimensionamento dall’adulto spaesato e disorientato (S. Gaburro La forza della domanda) Esse confermano la sua trascendenza, il suo andare oltre l’ovvio, il visibile, il definibile. In altri termini, il bambino è il primo filosofo!
Ora questo portato di Mistero richiede un adulto responsabile. L’espressione deriva dal participio responsum del verbo respondere. Tradotto rimanda al significato di rispondere. Ne deriva che il bambino ha diritto ad essere protetto e curato (Convenzione internazionale diritti infanzia art. 3). Come scrive S. Demozzi questi diritti non sono autogarantiti, ma necessitano di un adulto che risponde innanzitutto con l’ascolto al Mistero che abita il bambino. Quanta distanza tra Eyal Mizrahi e filosofi ebraici come Buber, Jonas e Levinas.
La definizione implica l’osservazione di un oggetto, di un fenomeno che solitamente si pone davanti. Il Mistero, invece necessità di una presenza responsabile accanto. La differenza non è di poco conto. L’uccisione di 20.000 bambini (fonte Save the Children)a Gaza rende efficacemente la differenza.