DIRIGENTISCUOLA, no al PNRR no alla firma del cin-fun 2024-25
La nota per il ministero


Le motivazioni in una lettera al Ministero: iniqui e non meritocratici i criteri sull’utilizzo dei fondi PNRR e sulle fasce di complessità – Una scelta di tutela della categoria dopo mesi di interventi e proposte.
In una nota a firma del Presidente Nazionale Attilio Fratta, datata 15 settembre 2025 e indirizzata al Capo Dipartimento risorse organizzazione e innovazione digitale, DIRIGENTISCUOLA ribadisce il suo secco NO alla sottoscrizione del CIN sull’impiego del FUN per l’a.s. 2024-25, già anticipato al tavolo negoziale.
Alla base della decisione, come nuovamente spiegato nel testo, c’è la ferma contrarietà al criterio relativo alla “maggior percentuale di impegno delle risorse finanziarie, alla data del 31 agosto, nei termini indicati dai DDMM di assegnazione, nell’ambito dei progetti PNRR”, nonché a quello sulle fasce di complessità: due parametri che, ricordiamolo, scatterebbero in caso di parità di punteggio per quei dirigenti scolastici che, ottenuto il massimo nella valutazione, aspirano ad accedere alla quota del 5% di dirigenti destinatari della prevista maggiorazione del 30%.
Si tratta del resto di una posizione più volte sottolineata dall’Associazione. E adesso la reintroduzione del criterio “degli impegni di spesa” suona inaccettabile, tanto più per le modalità con cui è stato subdolamente “ripescato”.
Lo ricorda il Presidente Fratta: “Quasi un anno di tavoli per assistere con un colpo di coda repentino al cambio della carte in tavola! Uno stop di 10 minuti richiesto da DIRIGENTISCUOLA che è diventato di un’ora, al termine del quale incredibilmente l’Amministrazione centrale ha riproposto il criterio degli impegni di spesa, la cui eliminazione era la prima e principale condizione da noi avanzata per la firma del CIN”.
Prosegue Fratta: “Nel corso dei numerosi incontri precedenti si è a lungo discusso della necessità di adottare criteri “oggettivi e meritocratici” per l’attribuzione della maggiorazione. Tuttavia, il punto di “caduta finale” perseguito dall’Amministrazione si è incentrato, inspiegabilmente, sulle fasce di complessità e sui progetti PNRR, due ambiti in cui né la meritocrazia né l’oggettività trovano effettivo riscontro per la valutazione della performance individuale e organizzativa. In particolare, per il PNRR si tratta di progetti calati dall’alto, inseriti in un meccanismo macchinoso e disomogeneo, rispetto al quale il Ministero avrebbe dovuto garantire un adeguato supporto risultato invece gravemente carente, se non del tutto assente.”
Il PNRR è stato usato come metro di valutazione del merito, interferendo con la professionalità e il lavoro dei dirigenti scolastici, quando invece era il momento di respingerlo con decisione e coerenza.
La responsabilità è chiara: una sigla sindacale, che da tempo sostiene questa linea, ha avuto il pieno appoggio dell’Amministrazione nella delirante convinzione che l’impegno nei progetti PNRR sia la misura del merito dirigenziale. La stessa sigla che, dal 21 novembre 2024 al 12 settembre 2025, ha agito con doppiezza tra FASCE e PNRR, cercando di intestarsi un merito che non ha, nascondendo nei comunicati ufficiali la propria spregiudicatezza e il trasformismo sindacale che da sempre la contraddistinguono.
Oggi, mentre cerca di sedare il malcontento per la mancata proroga del PNRR, lascia con il cerino in mano migliaia di dirigenti scolastici, costretti a gestire azioni incompiute che, beffa nella beffa, diventano ora oggetto di valutazione. Un paradosso intollerabile.
Ma ciò che sorprende ancora di più è l’atteggiamento di un’altra sigla sindacale: dopo aver combattuto per un intero anno la battaglia della perequazione tra le fasce e dopo aver osteggiato il PNRR, ha finito per sottoscrivere l’intesa, limitandosi a inserire una nota a verbale che scarica le responsabilità sul sistema di valutazione, invece di assumersi la responsabilità della propria ipocrisia sindacale.
Aveva gli strumenti per opporsi. Ma ha scelto di non usarli. Ha lasciato che il sistema venisse piegato a logiche punitive, travestite da meritocrazia, accettando regole che nulla hanno a che fare con la giustizia retributiva tanto decantata.
DIRIGENTISCUOLA, invece, ha scelto un’altra strada. Ha mantenuto una linea coerente e ferma, opponendosi fino all’ultimo a un sistema che alimenta disuguaglianze e subordina il riconoscimento del merito a logiche di spesa imposte dall’alto.
Perché le altre sigle abbiano firmato questo accordo possiamo solo ipotizzarlo. Ma ciò che è certo è che il danno è concreto, reale, e lo pagano i dirigenti scolastici.
È ora che la categoria apra gli occhi. Che prenda coscienza del presente e delle ricadute future di certe scelte. DIRIGENTISCUOLA continuerà a opporsi con forza a ogni logica che svilisce il merito, tradisce l’equità e colpisce la dignità della nostra professione.
Cordiali saluti,
il presidente
Attilio Fratta