Docenti e busta paga. Gabanelli e Ravizza confermano la perdita d’acquisto
Interessante approfondimento di M. Gabanelli e Simona Ravizza sul potere d'acquisto degli insegnanti
Docenti e busta paga. L'intervento M. Gabanelli di S. Ravizza e svela la dura realtà
Docenti e busta paga. Nonostante la legge di Bilancio, Il contratto 2022-24 sarà firmato. Un segnale è stato inviato dalla segretaria generale Cisl I. Barbacci a fare presto in modo da assicurare la quota rimanente al personale scolastico entro l'anno. Il segretario nazionale Cisl-Scuola (Attilio Varengo) ha dichiarato che la chiusura servirà a " iniziare immediatamente la contrattazione del contratto 25-27, in modo da dare la possibilità ai nostri colleghi, rinnovando il contratto 22-24, rinnovando il contratto 25-27, di poter contare su un incremento stipendiale che potrebbe aggirarsi sui 330-350 lordo dipendente che penso non saranno non corrispondenti alle attese, questo è chiaro, perché arriviamo da un periodo come tutti di forte inflazione, però penso che sarebbe una grossa mano per affrontare il tema delle retribuzioni particolarmente basse". Due brevi riflessioni: la cifra annunciata da Varengo comprendono il virtuale del contratto futuro. Sarà interessante capire quali sindacati firmeranno il contratto.
Sicuramente prosegue l'erosione del potere d'acquisto dei docenti. Con un'inflazione ufficiale intorno al 18%, gli insegnanti avranno un riconoscimento economico (difficile definirli incrementi, aumenti...) del 6% (contratto 2022-24). Pertanto la perdita è di 2/3.
L'erosione del potere d'acquisto è stato ben illustrato da un articolo di M. Gabanelli, e S. Ravizza che svela la verità, attraverso la freddezza dei numeri. La loro riflessione si concentra sulle voci salari lordi e netti. I primi sono prodotti dai contratti, i secondi invece, sono il risultato delle politiche fiscali. Analizzano diverse figure del pubblico impiego e del privato accomunati dalle buste paga (valore reale) che si riducono. Scrivono M. Gabanelli e S. Ravizza "I datori di lavoro, pubblici e privati, non adeguano le retribuzioni al ritmo dell’inflazione, i rinnovi contrattuali arrivano con anni di ritardo e gli aumenti non riescono a compensare la crescita dei prezzi". La conclusione è ovvia “il potere d’acquisto non si salvaguarda con la riduzione delle tasse ma con aumenti salariali. Infatti, gli interventi fiscali varati dal governo, pur attenuando la perdita, non bastano a colmare il divario"