I cambiamenti climatici e la rinnovata sensibilità ambientale che questi hanno attivato nella popolazione, hanno portato ad avviare un nuovo corso di laurea in Abruzzo: Diritto dell'Ambiente e dell'Energia, promosso dall’Università degli Studi di Teramo n
E’ un corso di laurea triennale, il primo in Italia, in partenza a settembre 2023, nonostante l’opposizione iniziale dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, già presente da tempo presso l’ateneo...

E’ un corso di laurea triennale, il primo in Italia, in partenza a settembre 2023, nonostante l’opposizione iniziale dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, già presente da tempo presso l’ateneo teramano (qui: https://www.unite.it/UniTE/Corso_di_laurea_in_Diritto_dellambiente).
A spendersi attivamente per questo argomento è il nostro ospite, il prof. Enzo Di Salvatore, docente di diritto Costituzionale, Direttore del Centro di ricerca “Transizione ecologica, sostenibilità e sfide globali”, istituito dall’Università degli Studi di Teramo e musa ispiratrice anche dei percorsi dell’omonimo Master e delle varie Summer School svolte negli ultimi anni.
Professor Di Salvatore, ci parli di lei: questa passione per l’ambiente da dove nasce?

“Si tratta di un interesse che nasce del tutto fortuitamente. Me ne occupai dapprima scientificamente una ventina di anni fa; successivamente, dopo il disastro petrolifero della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico (20 aprile 2010), l’ambiente divenne un tema centrale del mio impegno civile. Da allora devo dire che molte cose sono cambiate: a iniziare dalla sensibilità che i più giovani nutrono nei confronti dei problemi che l’ambiente solleva”.
La sua passione è sempre trasparita chiaramente nei percorsi e nella scelta degli ospiti, sia per il Master che per le Summer School, che hanno visto ogni volta numeri di partecipanti molto soddisfacenti, cosa vi aspettate per il corso di laurea?
“Da questo corso ci attendiamo molto. È il primo – e al momento l’unico – nel suo genere in Italia. Si tratta di una triennale. E questo vuol dire che ci proponiamo di formare giovani, che siano poi in condizione di raccogliere le sfide del futuro. Per questo il corso avrà certo un taglio teorico, senza però trascurare il piano pratico. L’idea è quella di consentire agli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro sin da subito. Per questo abbiamo coinvolto nel progetto importanti imprese e multinazionali, che hanno tutto l’interesse ad avere giovani competenti in materia; e ciò sia per le sedi presenti in Italia sia per quelle all’estero”.
Ci parli della triennale: che sbocchi darà ai neo laureati? E cosa avete in mente come successiva specialistica a completamento del percorso di studi?
“Ovviamente chi frequenterà il corso non avrà solo possibilità di lavorare nel settore privato, ma anche in quello pubblico. È sufficiente dare un’occhiata ai bandi adottati sulla base del PNRR: gli enti pubblici richiedono sempre più spesso personale con competenze specialistiche in materia ambientale ed energetica. Per il resto, Teramo è già sede di un Master in diritto dell’energia e dell’ambiente. Vediamo come andrà il corso e poi valuteremo”.
Sappiamo che, attraverso il suo profilo social, nei mesi scorsi, si è anche fatto promotore di sondaggi di opinione circa le criticità di cui un ateneo deve farsi carico per dare un servizio ottimale ai suoi studenti. Questo sondaggio le ha manifestato criticità che non si aspettava? Le risposte ottenute le sono state utili nell’impostare il nuovo corso di laurea?
“Diciamo che le mie critiche riguardano il sistema della ricerca in sé e non ciò che fa questo o quell’ateneo. È giusto investire nella ricerca applicata, ma si investe troppo poco in quella di base. Se non si invertirà il trend, alla lunga questo sistema mostrerà la corda”.
Non le chiediamo nulla in merito alla diatriba con la D’Annunzio, essendo evidente dal confronto tra piani di studio che la laurea in Diritto dell’Ambiente e dell’Energia è innegabilmente un percorso unico. Ma per quale motivo avete scelto proprio Lanciano, come sede?
“Non siamo stati noi a scegliere. Si tratta di una proposta che è arrivata dalla Regione Abruzzo e che si collega ad una esigenza espressa dalle imprese del territorio. Noi ci siamo limitati a raccoglierla. D’altra parte, e più in generale, è anche divenuto proibitivo per una famiglia mandare i propri figli a studiare fuori; per questo trovo che non ci sia nulla di scandaloso nel considerare l’eventualità di dislocare un corso in periferia, quando si tratti, ovviamente, di una esigenza obiettiva”.
La ringraziamo per la sua disponibilità e cordialità, vuole salutare i nostri lettori lanciando un appello?
“Il mio augurio è che i giovani possano considerare una proposta formativa di questo tipo. Se così sarà, non ringrazieranno me o l’Università di Teramo; ringrazieranno loro stessi: per aver voluto credere in un progetto di vita”.