Il cambio di passo di Bombardieri che spiazza Landini. Uil verso la firma del contratto?

Bombardieri rompe con Landini: "Bene Meloni, pausa di riflessione con CGIL". UIL verso la firma del contratto scuola? Se realpolitik batte ideologia.

23 ottobre 2025 17:48
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La realpolitik contro l'attesa messianica

Un Bombardieri a scuola di realpolitik? Perché, diciamocelo con brutale franchezza: nella politica sindacale conta chi si siede al tavolo quando si spartiscono le risorse. E Bombardieri, sindacalista navigato, sa bene che e’ meglio stare dentro la stanza dei bottoni con qualche concessione strappata che a tempo indeterminato fuori dalla porta con la bandiera rossa, aspettando una "spallata" che riporti al governo gli amici di sempre.​ Una spallata che, a dirla tutta, non sembra poi cosi’ a portata di mano.

Sulla scuola, poi, la UIL ha già dato, e pure con gli interessi. Quando nel precedente rinnovo contrattuale la CGIL scelse di firmare lasciando il cerino in mano alla UIL, che da sola aveva rifiutato l'accordo, il risultato fu l'esclusione dai tavoli contrattuali, con la CGIL che ne sostenne l'estromissione persino in sede giudiziaria. Ancora realpolitik, stavolta al contrario.

La politica di Landini è ormai evidente: anziché rappresentare i lavoratori nel qui e ora, punta alla tradizionale strategia della destabilizzazione, sperando che il governo cada per poter poi contrattare solo con esecutivi "amici", quelli di centrosinistra con cui la CGIL ha storicamente goduto di un canale privilegiato. È la vecchia logica della politicizzazione totale del sindacato: meglio aspettare il governo giusto che strappare conquiste con quello sbagliato. Una logica che pero’ ha lo sgradevole effetto di condannare i lavoratori all'attesa e alla sterilità contrattuale.​

Fino a poche settimane fa, l'alleanza tra CGIL, UIL e GILDA sembrava granitica nel rifiutare la firma della parte economica del CCNL scuola, bloccando così il percorso negoziale. La rappresentatività congiunta supera il 50%, rendendo la loro intesa un freno insormontabile alla firma del contratto. Senza le loro firme, il governo sarebbe rimasto impantanato su un milione e duecentomila lavoratori. Un'arma potentissima, che Bombardieri ha scelto di usare non per strangolare l'esecutivo, ma per negoziare da posizione di forza.​

Due miliardi sulla detassazione degli aumenti contrattuali non sono briciole: sono il prezzo pagato dal governo per evitare il caos. Riconoscendo il valore di un confronto "ascoltato in anticipo", Bombardieri sembra aprire all'ipotesi di una firma (seppure parziale della sola parte economica) entro fine anno. Una mossa che non solo sbloccherebbe il contratto scuola, ma segnerebbe un cambio di paradigma generale, con la contrattazione che torna a essere strumento concreto di potere, non appendice della lotta politica.​

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