Il guazzabuglio delle (nuove) Indicazioni per la scuola secondaria di primo grado

Il guazzabuglio delle (nuove) Indicazioni per la scuola secondaria di primo grado

A cura di Trifone Gargano
16 gennaio 2025 15:13
Il guazzabuglio delle (nuove) Indicazioni per la scuola secondaria di primo grado -
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di Trifone Gargano

 

Si tratta di Indicazioni per la secondaria di primo grado, che entreranno in vigore dall’anno scolastico 2026-2027, riguardanti cioè quella che una volta veniva chiamata scuola media, tanto per intenderci, ma che prevedono pure, udite udite, l’effetto di abolire l’insegnamento della “Geo-Storia” nel biennio della scuola secondaria di secondo grado (le vecchie scuole superiori). Come mai? E questo è il primo guazzabuglio contenuto nelle (nuove) Indicazioni ministeriali (a memoria di un vecchio slogan pubblicitarie, più che nuove, lavate con…). Ulteriore “trovata” geniale, da parte del gruppo di esperti che ha supportato in questo percorso innovativo il ministro Valditara, è quella di dichiarare a-ideologico l’insegnamento della Storia, che va, sì, valorizzata, in quanto “scienza degli uomini nel tempo”, ma che dev’essere insegnata attraverso una non meglio precisata “narrazione storica”. A me, scusate, quest’affermazione mi pare “na str…” ideologica.

Questa, sì, è una posizione ideologica bella e buona, partorita e motivata solo da quelle “sovrastrutture ideologiche” che, al contrario, le (nuove) Indicazioni ministeriali dicono di voler contrastare e superare. Incredibile e sorprendente triplo salto mortale linguistico, con avvitamento carpiato, eseguito dal gruppo degli esperti ministeriali. A ben riflettere, comunque, questa idea della “narrazione storica”, novità non è affatto. Da decenni (e decenni) indirizzi di pensiero storiografici suggeriscono, appunto, proprio la “narrazione storica”, al posto, per esempio, del nozionismo cronologico enciclopedico (e sterile). Il ministro e il gruppo di esperti prendono atto (con gran clamore mediatico) delle diffuse difficoltà di lettura e comprensione di testi mediamente complessi, nella popolazione adulta della nostra nazione, come se si trattasse di una novità assoluta, sulla qualeinvece, purtroppo, da decenni si interviene (grazie anche agli studi e alle indagini eseguite, tanto per fare un solo nome, dal linguista Tullio De Mauro, che fu pure ministro dell’Istruzione, intorno all’analfabetismo della popolazione adulta italiana), e cosa propongono?

La reintroduzione facoltativa dello studio del latinonella ex scuola media. Mi permetto di far notare soltanto due cose:

1. la possibilità di avviare un corso di ampliamento dell’offerta formativa, con l’approccio alla lingua latina, è prassi didattica consolidata (e praticata) da anni e anni;

2. per affrontare le difficoltà di lettura e comprensione della lingua italiana, nella fascia della popolazione adulta del nostro paese, prevedono di istituire un corso facoltativo di lingua latina per i figli e/o i nipotidi questi italiani adulti?

Per davvero una genialata. Degna di un ministero del “merito”. Non c’è che dire. Insomma, la comunicazione è sempre più una competenza strategica, nel nostro sconquassato Paese. Vendere l’acqua calda è difficile, si sa, ma se si possiedono gli strumenti giusti (giornali e Tv), e le relative competenze comunicative, la si può far passare come sconvolgente panacea di tutti mali. Credo che la vignetta Disney da me scelta e collocata in apertura di riflessione dia (bene) il senso tragicomico della situazione.

Le così dette “linee guida”, le dichiarazioni di principio, che accompagnano (e che precedono) le indicazioni operative vere e proprie, son belle e condivisibili. In esse, infatti, recependo un lontanissimo suggerimento di Pier Paolo Pasolini che, già ottant’anni fa, scriveva, da supplente di scuola media, che, per i suoi alunni, avrebbe desiderato più una scuola di “educazioni”, al posto della scuola delle “nozioni”, si legge, appunto, dellanecessità, nella scuola di oggi, di educare alla Costituzione, al rispetto della persona, alla responsabilità, al contrasto a tutte le mafie, alla cultura d’impresa (però, gli esperti dimenticano che si stanno rivolgendo ad alunni di scuola primaria di primo grado…), al rispetto dell’ambiente e della qualità della vita, alla promozione degli stili di vita, all’educazione stradale (che era una delle “educazioni” che già suggeriva Pasolini ottant’anni fa), alla finanza e al lavoro (però, anche in questo caso, gli esperti dimenticano che si stanno rivolgendo ad alunni di scuola primaria di primo grado…), all’uso etico del digitale (ma, con passaggio schizofrenico, si ribadisce il divieto assoluto, anche con motivazione didattica, dell’uso del cellulare!

Anziché prevedere una “grammatica” del linguaggio digitale, per docenti e per studentesse e studenti, si sceglie la strada più facile del divieto assoluto). Stona, in questa parte delle Indicazioni, che pur vola alto, la dicitura “si rafforza e si promuove la cultura del rispetto verso la donna”, visto che in un passaggio precedente, con solennità si legge della “centralità della persona umana”, in quanto “soggetto fondamentale della Storia”, quasi a voler dire che la donna non rientri nella categoria della “persona umana”? Mah. Passaggio decisamente infelice (motivato da buone intenzioni, ma infelice). Manca, in tutto questo elenco di “educazioni”, ancora una volta, una educazione piuttosto fondamentale, per tale fascia d’età, e cioè l’educazione ai sentimenti, alle emozioni, alla gestione delle emozioni, e alla sessualità. Ma per questo, evidentemente, bisognerà ancora attendere ulteriori nuovissime Indicazioni. Purtroppo.

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