Lancini (Fondazione Minotauro): "nei gruppi WhatsApp delle mamme i problemi dei genitori, non dei figli"
Negli ultimi anni, i gruppi WhatsApp dei genitori, soprattutto quelli delle mamme, sono diventati un fenomeno sempre più diffuso, legato alla vita scolastica dei figli. Nati con l’intento di facilitar...

Negli ultimi anni, i gruppi WhatsApp dei genitori, soprattutto quelli delle mamme, sono diventati un fenomeno sempre più diffuso, legato alla vita scolastica dei figli. Nati con l’intento di facilitare la comunicazione e la condivisione di informazioni utili tra genitori, spesso queste chat si trasformano in uno spazio caotico dove emergono conflitti, ansie e frustrazioni degli adulti, piuttosto che concentrarsi sui bisogni dei bambini. A fare luce su questo fenomeno è stato Matteo Lancini, psicologo e presidente della Fondazione Minotauro, il quale propone addirittura la chiusura dei gruppi WhatsApp legati alla scuola.
Secondo Lancini, i gruppi di WhatsApp riflettono una società in cui la vita si svolge sempre più online. Questi spazi virtuali, creati per agevolare la comunicazione, finiscono per diventare il luogo in cui si manifestano le insicurezze e le tensioni dei genitori, che spesso sfociano in litigi e incomprensioni. “Le chat hanno allontanato la tradizionale relazione tra scuola, personale scolastico e famiglie”, spiega Lancini, sottolineando come il dialogo diretto tra insegnanti e genitori sia stato sostituito da un flusso continuo di messaggi che non sempre ha un contenuto costruttivo.
Il ruolo delle chat nelle relazioni tra genitori
Le chat scolastiche sono nate con buoni propositi: fornire uno strumento di comunicazione immediata tra i genitori per condividere informazioni pratiche, come date di riunioni, avvisi scolastici, compiti o appuntamenti. Tuttavia, col tempo, queste chat sono diventate uno specchio delle dinamiche personali degli adulti, con discussioni che spesso si allontanano dal tema centrale, ovvero il benessere e l’educazione dei figli. Molti genitori iniziano ad utilizzarle non solo per scambiare informazioni, ma anche per confrontarsi su questioni personali e organizzative, portando alla luce ansie e preoccupazioni che vanno oltre il contesto scolastico.
Un esempio tipico di questo fenomeno si verifica quando le mamme usano la chat per sollevare questioni che riguardano i compiti, i voti o il comportamento dei figli. Ciò che potrebbe sembrare una semplice richiesta di chiarimento si trasforma in una discussione collettiva, dove le opinioni divergenti portano spesso a conflitti inutili. Il focus si sposta rapidamente dalla scuola e dai bambini, per concentrarsi su dinamiche tra adulti che rispecchiano insicurezze personali e sociali.
Il rischio di eccessiva connettività
Un altro aspetto problematico legato ai gruppi WhatsApp è l’eccessiva connettività. Essere costantemente “connessi” significa che i genitori non si staccano mai realmente dalle responsabilità legate alla scuola dei figli. Questo genera un clima di pressione e stress continuo, alimentato dal costante flusso di notifiche che richiedono attenzione immediata. Le chat diventano una sorta di campo di battaglia virtuale, dove i genitori sentono il bisogno di affermarsi, difendere le proprie posizioni o dimostrare di essere costantemente presenti e partecipi nella vita scolastica dei propri figli.
Lancini evidenzia come queste dinamiche rispecchino una società sempre più fragile, in cui la vita online è diventata parte integrante della nostra esistenza. Le chat, in particolare quelle scolastiche, rappresentano un microcosmo di relazioni interpersonali tese e frammentate, dove le preoccupazioni degli adulti prendono il sopravvento sui reali bisogni dei bambini. Secondo lo psicologo, “i genitori nelle chat prima si aiutano, si scambiano informazioni, si organizzano, poi però spesso litigano e si insultano senza pensare ai figli”.
Una fragilità adulta senza precedenti
La comunicazione online, che dovrebbe facilitare i rapporti tra genitori e insegnanti, si è trasformata in una forma di isolamento digitale. Invece di incentivare il dialogo costruttivo e il confronto su temi educativi, le chat contribuiscono a rafforzare dinamiche negative, dove l’individualismo e le esigenze personali degli adulti diventano centrali. I bambini, paradossalmente, finiscono per essere messi in secondo piano, con le loro necessità scolastiche che passano in secondo piano rispetto alle tensioni tra gli adulti.
Lancini propone una riflessione critica: “Questi gruppi rappresentano una fragilità adulta senza precedenti, dove le beghe tra i genitori prendono il sopravvento. È urgente ritornare a una dimensione più autentica del rapporto scuola-famiglia, basata sul confronto diretto e su incontri in presenza”. Per questo motivo, Lancini suggerisce di chiudere i gruppi WhatsApp legati alla scuola, per ridurre l’impatto negativo di queste dinamiche sulle famiglie e sui bambini.
Un ritorno alla relazione diretta
La chiusura dei gruppi WhatsApp, pur sembrando una proposta radicale, invita a riflettere sull’importanza di ristabilire una relazione diretta tra genitori, insegnanti e studenti. Gli incontri in presenza, che in passato erano il fulcro del dialogo scuola-famiglia, hanno perso terreno di fronte alla comodità delle chat, ma rimangono strumenti insostituibili per una comunicazione sana e produttiva.
In conclusione, i gruppi WhatsApp, nati per facilitare la comunicazione, rischiano di creare ulteriori tensioni e conflitti tra genitori, distruggendo il delicato equilibrio tra scuola e famiglia. L’invito dell’esperto è chiaro: riprendere il contatto umano, riscoprire il valore del dialogo diretto e mettere nuovamente al centro i bisogni dei figli, che dovrebbero essere la vera priorità all’interno delle dinamiche scolastiche.