Ma lo stipendio dei docenti è o non è un problema soprattutto per i dirigenti scolastici che guadagnano almeno il doppio?

Se i docenti guadagnano poco, è un problema anche per i DS: la scuola perde qualità e il prestigio della dirigenza si indebolisce.

A cura di Norberto Gallo
15 agosto 2025 12:59
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Merito o tabù?

Nella pubblica amministrazione centrale, dicevamo, non è raro che solo il 30% dei dirigenti ottenga il premio massimo. Nella scuola, invece, il premio di risultato è stato finora assegnato praticamente a tutti, con importi inevitabilmente più bassi.
 Questa “deroga di fatto” è il compromesso che fino ad ora ha evitato fratture interne e ricorsi, ma ha impedito di applicare quella logica meritocratica che gli stessi DS invocano quando si confrontano con le altre dirigenze. Il sistema e’ cambiato (per ora sulla carta) con il decreto ministeriale 47 del 12 marzo 2025 che ha stabilito in che modo verranno valutati effettivamente i dirigenti scolastici.

Il nodo ignorato: la scuola non è solo presidi

Ma accanto alla abituale querelle ‘dirigenziale’, la questione che i DS evitano con la stessa cura con cui si evita un genitore inferocito al colloquio riguarda la forbice salariale interna alla scuola.
 Un docente a fine carriera fatica a superare i 40.000 euro lordi annui. Un assistente tecnico o amministrativo si ferma tra 21.000 e 25.000. Un collaboratore scolastico sta sotto i 20.000.
 La retribuzione media di un DS è il doppio rispetto a un docente esperto (per non parlare di quelli neo assunti), quattro volte quella di un collaboratore. E questo in un’istituzione in cui la “linea di produzione” è fatta da insegnamento e servizi di supporto, non da delibere o circolari.

Questione di identità

E allora la domanda è semplice: i dirigenti scolastici, che provengono rigorosamente dalle fila della docenza, vogliono essere dirigenti pubblici e basta (con tutto ciò che comporta — valutazioni spietate, mobilità tra settori, premi per pochi e non per tutti), oppure vogliono restare una “specificità” della scuola, legati al loro comparto, con le sue regole e i suoi limiti?
 Se scelgono la seconda via, non possono pensare che la miseria salariale di docenti e ATA non li riguardi.
 Perché in un’azienda privata il capo che guadagna quattro volte il tecnico, in un contesto di stipendi bassi e produzione in crisi, è il primo a finire sotto accusa. Nella scuola, per ora, il problema si risolve cambiando argomento.

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