No all’ideologia, no all’ipocrisia: se questa è la sanità che vogliamo, prepariamoci al peggio
Polizza sanitaria gratis ai docenti dal 2026: sollievo immediato, ma soldi sottratti alla scuola, con politica e sindacati bloccati tra ideologia e consenso
La sanità pubblica italiana è un buco nero che inghiotte miliardi. Apparati regionali gestiti come feudi, clientele politiche, nomine di dirigenti come merce di scambio, disparità territoriali indegne di un paese civile. Il personale medico e infermieristico è sotto organico in alcune zone e sovraccarico in altre, mentre la macchina amministrativa resta gonfia e inefficiente.
In questo contesto, prendere soldi dall’istruzione per darli a un sistema che ha dimostrato di non saper spendere bene i fondi è una scelta discutibile, per usare un eufemismo.
Uno sguardo fuori confine
La Francia e la Spagna, con i loro sistemi misti, hanno integrato da tempo assicurazioni collettive per determinate categorie di lavoratori. Funzionano? Sì, in parte, ma a costo di accettare un doppio binario: chi ha la polizza ha corsie preferenziali, chi non ce l’ha resta in coda. È un modello che può piacere o meno, ma è chiaro e dichiarato.
La Finlandia e la Svezia, invece, restano ancorate a un sistema sanitario interamente pubblico. Lì, se c’è un problema di tempi o di qualità, lo si affronta dentro il sistema stesso, senza creare canali paralleli. Il risultato? Maggior equità, ma anche rigidità e necessità di investimenti costanti e seri, che il nostro paese non sembra capace di garantire.
Noi italiani, come sempre, ci muoviamo a zig-zag: non abbiamo il coraggio di dichiarare un modello misto alla francese, né la disciplina di mantenere un modello pubblico puro. Preferiamo soluzioni tampone, finanziate con soldi presi da altri capitoli di spesa già asfittici.