Report Rai 3 su algoritmi: nella P.A. l'attività umana deve prevalere su quella informatica. Vale anche per la scuola, il MIM ne prenda finalmente atto

Delusione ieri per i tagli di Report in fase di montaggio alle interviste ai docenti vittime dell’algoritmo che nel 2016 distribuì in modo brutale i neoimmessi dalla L.107/2015 sul territorio nazional...

13 giugno 2023 17:49
Report Rai 3 su algoritmi: nella P.A. l'attività umana deve prevalere su quella informatica. Vale anche per la scuola, il MIM ne prenda finalmente atto -
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Delusione ieri per i tagli di Report in fase di montaggio alle interviste ai docenti vittime dell’algoritmo che nel 2016 distribuì in modo brutale i neoimmessi dalla L.107/2015 sul territorio nazionale, scrivendo una delle pagine più tristi della storia dell’Istruzione italiana. Il software che custodiva il mostruoso algoritmo di assegnazione delle cattedre costo’ alle casse dello Stato 444.000 euro, come indicato da Report. In attesa di capire se il noto programma provvederà ad una nuova trasmissione senza tagli, così pare, ricordiamo che gli algoritmi hanno più volte agito a discapito dei docenti nel corso degli ultimi 10 anni, e che esiste viceversa un principio più volte richiamato dal Consiglio di Stato secondo cui: l’utilizzo dello strumento informatico e dei mezzi di comunicazione telematica deve categoricamente essere considerato come servente rispetto all’attività amministrativa, il che si traduce nel fatto che l’attività umana nella Pubblica Amministrazione debba sempre prevalere su quella informatica. Ad esserne convinto, con dati e sentenze alla mano, è l’avv. Michele Ursini, intervenuto ieri a Report proprio sulla illegittimità dell’algoritmo del 2016, e che sul principio delle modalità di utilizzo dei sistemi informatici nella P.A. fondò, nel 2016, i ricorsi per far rientrare nelle proprie province di residenza circa 600 docenti per lo più pugliesi, fra cui la stessa Anna Verardi, unica docente comparsa insieme ad Ursini nella trasmissione di Rai 3, assunta nella fase B delle immissioni in ruolo del 2015 sulla sua materia, Disegno e Storia dell’arte, e ritrovatasi poi a Modena sul sostegno, altro titolo in suo possesso, l’anno successivo, dovendo poi attendere 5 anni prima di essere ricollocata nella sua provincia. – Sono oltre 20 le sentenze TAR che annullano i movimenti dell’algoritmo del 2016, e le uniche 4 impugnate dall’amministrazione sono state poi rispedite al mittente proprio dal Consiglio di Stato – prosegue Ursini. Tutte le sentenze favorevoli ai docenti appuntano all’azione amministrativa l’errore di non aver verificato la correttezza delle operazioni svolte dall’algoritmo. In una di esse ed a titolo esemplificativo, sent. Cons Stato 2270 19 n.04477/2017, si legge a proposito di e-government:
l’utilizzo di una procedura digitale attraverso un algoritmo … è conforme ai canoni di efficienza ed economicità dell’azione amministrativa (art 1 L.241/90) … pertanto non deve essere stigmatizzata, ma anzi incoraggiata … tuttavia … l’impossibilità di comprendere le modalità con le quali, attraverso il citato algoritmo, siano stati assegnati i posti disponibili, costituisce di per sé un vizio tale da inficiare l’intera procedura. Non solo, gli esiti della stessa paiono effettivamente connotati dall’illogicità ed irrazionalità denunciate dalle appellanti, essendosi verificate situazioni paradossali per cui docenti con svariati anni di servizio si sono visti assegnare degli ambiti territoriali mai richiesti e situati a centinaia di chilometri di distanza dalla propria città di residenza, mentre altri docenti, con minori titoli e minore anzianità di servizio, hanno ottenuto proprio le sedi dagli stessi richieste.
E’ pur vero che sarebbe stato praticamente impossibile controllare l’attività dell’algoritmo del 2016, in quanto ad oggi ancora nessuno è venuto a conoscenza dei criteri con cui assegnò a suo tempo le cattedre ai neoimmessi del 2015, separando in una manciata di ore docenti, per lo più donne, da figli, mariti, compagni e genitori anziani, segnandone per sempre la vita professionale e umana. Da allora una buona parte risulta ancora immobilizzata in province fuori regione insieme ad altri docenti di ruolo che, a causa principalmente della cronica mancanza di cattedre in regioni molto popolate, in primis Sicilia e Campania, ancora non riescono ad ottimizzare la sede di servizio dopo almeno 20 anni di insegnamento. Ma non è tutto: gli algoritmi utilizzati dalla Pubblica Amministrazione sono determinanti in fase non soltanto di mobilità dei docenti ma anche di assegnazione delle cattedre annuali da GPS, e lo scorso settembre 2022 hanno ripreso a colpire duramente, lasciando senza lavoro migliaia di precari che per quest’anno scolastico appena terminato si sono visti definire rinunciatari per motivi a dir poco inspiegabili, come l’aver indicato preferenze sintetiche delle scuole piuttosto che analitiche, in barba al principio meritocratico del maggior punteggio. Sul tema degli algoritmi e delle conseguenze disastrose degli stessi sulla vita dei docenti va detto che, purtroppo, la politica e i sindacati stanno a guardare, e se almeno sulla questione delle convocazioni da GPS qualcosa si è detto grazie ad O.O.S.S. come Anief e Uil, sulle vittime della L.107/2015 ancora inspiegabilmente si tace. La versione maggiormente accreditata, comunque da verificare, è che i docenti di ruolo fuori sede da molti anni siano ormai pochi, si intende poche migliaia, e dunque non sono piatto ricco per i Sindacati, che viceversa si spendono molto per i precari, in numero decisamente maggiore. Tuttavia, proprio in quanto in numero minore rispetto ai precari potrebbero a maggior ragione essere reintegrati con una procedura straordinaria e sempre nel rispetto del merito, come avvenne proprio con la L.107/2015, la quale ebbe l’unico merito, e non vi riuscì neanche per tutti, di anteporre l’ottimizzazione della sede degli immessi in ruolo ante 2014 rispetto a quelli del 2015, finiti poi nel girone infernale dell’algoritmo. Un privilegio questo mai più concesso ai docenti di ruolo di vecchia data, che ad oggi devono dividere l’aliquota dei trasferimenti interprovinciali con neoimmessi (50%) e mobilità professionale (25%), vedendosi riconosciuta un misera percentuale del rimanente 25% dei posti disponibili, in aperto contrasto con l’art. 470 del D.lgs. 297/94 T.U., che sancisce viceversa la precedenza nelle operazioni di mobilità ai docenti di ruolo rispetto ai neoimmessi. Altro mistero irrisolto. Nei fatti, l’unica conseguenza politica dell’algoritmo del 2016 è stata il progressivo spopolamento dei sindacati ad opera dei docenti tesserati di sinistra, gli stessi che hanno rotto definitivamente con quel PD che permise a Renzi lo scempio della 107; per il resto è prevalso un silenzio assordante sulla sorte degli esiliati fuori regione, senza alcuna politica di incremento delle cattedre, nemmeno in sostituzione di quelli assunti in fase C sul famoso organico di potenziamento, rimasto anche questo, in modo misterioso, un organico dell’autonomia inventato per l’occasione, come a dire quando si vuole si può, e tuttavia mai trasformato in organico di fatto tantomeno di diritto, motivo per cui esso viene affidato alla discrezionalità dei DS con la conseguenza che intere classi di concorso fuori regione, vedasi A046 e Primaria, si vedono negare finanche l’Assegnazione Provvisoria. Non si può pensare, peraltro, che per far valere elementari diritti si debba per forza ricorrere ad un legale, specialmente se si considera che i docenti fuori sede sono già normalmente oppressi da spese di trasferta ed alloggio sempre più insostenibili per uno stipendio che resta il più basso fra tutti i colleghi europei, e che i precari, con lo stesso stipendio che spesso non copre neanche i 12 mesi, devono affrontare le incognite del futuro, piuttosto che pensare a ricorrere contro un algoritmo come quello di settembre 2022, che a molti ha negato del tutto il lavoro per quest’anno scolastico.
In conclusione, in un momento molto delicato in cui nelle scuole la didattica nel dibattito politico e sociale lascia sempre più il posto alle problematiche urgenti che l’affliggono, ovvero aumento dei casi di violenza e bullismo, strategie di inclusione e anti-dispersione, aumento dell’organico e lotta al precariato, bisognerebbe una volta e per tutte comprendere che, esattamente al contrario, i docenti dovrebbero avere come unica preoccupazione proprio la didattica e le strategie metodologiche per renderla sempre più interessante per gli alunni ed al passo coi tempi: tuttavia di fronte a vere e proprie emergenze di ben altra natura diventa tutto molto faticoso, e non si riesce proprio a lavorare sereni. I docenti come gli alunni hanno bisogno di stabilità, di punti fermi, per poter lavorare in modo sinergico su progetti a lungo termine riservando le giuste e quanto mai necessarie attenzioni ad ogni singolo elemento. Non si comprende pertanto come si possa realizzare la scuola costituzionale invocata da Valditara a più riprese, se fra incertezza della sede e delle cattedre disponibili, ogni anno migliaia di docenti affrontano il periodo estivo come una lotteria tachicardica che non si sa cosa riserverà, fra utilizzazioni, assegnazioni provvisorie e supplenze annuali, mentre di base, per ottimizzare la prestazione lavorativa, ciascun docente dovrebbe trascorrere il prossimo periodo di ferie a ricaricare le energie per incontrare la propria classe nel miglior modo possibile all’inizio dell’anno scolastico successivo. E che sia la propria, e non la classe che gli riserverà un algoritmo diverso ogni anno.

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